L’intervista della cittadina italiana che studia in Russia e parla con il presidente Vladimir Putin sul progetto “È tempo di vivere in Russia” solleva molte domande. Mettiamo per un momento da parte il lato morale della questione, cioè che collaborare con Putin è come collaborare con Adolf Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale. Il problema principale qui è che la Russia educa i suoi cittadini con la propaganda (è sufficiente leggere il libro “Figli di Putin” di Ian Garner), mentre qui in Occidente dedichiamo poco tempo a insegnare la democrazia ai nostri giovani.
L’aggressione russa contro l’Ucraina costituisce un perfetto caso di studio. Se vogliamo preservare la democrazia qui – e non permettere alla Russia e ad altri regimi autoritari di distruggerla – dobbiamo raccontare agli studenti e ai cittadini che la democrazia può essere distrutta, dobbiamo aiutarli a difendere la democrazia nella vita quotidiana qui e ora, in Europa. Quali sono attualmente le carenze del nostro sistema di istruzione?
Innanzitutto, il sistema educativo occidentale a volte si concentra sulle critiche al sistema stesso (e questo va bene), ma trascura gli altri sistemi. Ad esempio: ci concentriamo sull’imperialismo occidentale, ma tralasciamo l’imperialismo russo. Ci sono semplicemente corsi di “studi russi” che esplorano la letteratura russa, ma non spieghiamo il prezzo pagato da altre nazioni quando la loro lingua e la loro letteratura sono state cancellate dall’imperialismo russo. Discutiamo mai di scrittori ucraini, georgiani, lituani? Insegniamo i poeti ucraini del Rinascimento fucilato?
In secondo luogo, nel nostro sistema educativo ospitiamo apertamente alcune persone o diffondiamo idee che possono distruggere la nostra democrazia. Ad esempio: alcune università italiane stavano per ospitare nelle loro aule il musicista russo che si è esibito davanti al teatro di Mariupol bombardato dalla Russia. Oppure c’è un professore ordinario italiano di università pubblica che accoglie e loda un film finanziato dal ministero della Cultura russo – un film che mostra come i russi abbiano “liberato” Mariupol, anziché come l’hanno distrutta.
Molti professori liberali, invece, restano in silenzio e non mobilitano l’opinione pubblica in difesa della democrazia. Ci sono ovviamente eccezioni come Vittorio Emanuele Parsi, professori che si impegnano e partecipano al dibattito pubblico, ma abbiamo bisogno di molte più persone di questo tipo nelle nostre università e nei dibattiti pubblici.
Per essere chiari, l’istruzione occidentale prepara consulenti finanziari, banchieri, avvocati, ingegneri molto competenti, ma a volte, quando arriva il momento di prendere una decisione morale e una posizione sui valori democratici, non riesce a incidere.
Molti europei sono ancora in uno stato letargico, dopo aver avuto il lusso di vivere in pace e in democrazia per più di settant’anni. La società è diventata così pacifista che la discussione sull’approvvigionamento o sulla produzione di armi sembra contraria ai suoi standard morali.
Invece dobbiamo capire che a volte quando la democrazia è attaccata con le bombe, le armi sono l’unico strumento efficace per difenderci. Abbiamo tutti visto come i cittadini ucraini stavano cercando di fermare i carri armati russi a mani nude, e hanno fallito. La democrazia deve essere difesa, a volte con l’aiuto delle armi. Ecco perché il dibattito pubblico in Italia e in altri Paesi dovrebbe riguardare gli investimenti nell’industria della difesa. Non saremo in grado di proteggerci con bandiere della pace di fronte ai carri armati russi.
Se prendiamo l’aggressione russa contro l’Ucraina come caso di studio, la cosa più importante è questa: ogni singolo europeo dovrebbe riconoscere che l’attacco russo contro l’Ucraina è un attacco all’intera Europa. Se permettiamo alla Russia di vincere o di congelare questa guerra in Ucraina, le consentiamo di andare avanti di mandare un segnale ad altri amici autoritari di Mosca. In altre parole, non dovremmo dare alla Russia la possibilità di distruggere la nostra democrazia.
Ecco perché la nostra istruzione dovrebbe spiegare le minacce alla nostra democrazia e fornire strumenti per combatterla qui, in Europa: combattere la propaganda russa invece di darle spazio nei luoghi pubblici, studiare l’imperialismo russo, spiegare la necessità di investire nella nostra difesa come deterrente.
Non dobbiamo farci prendere dal panico, dobbiamo solo essere realisti. L’Ucraina e gli ucraini difendono l’intera Europa dalle minacce russe, sono loro il fronte di guerra europeo, e per questo giustamente si chiedono se un cittadino europeo si rende conto del loro sforzo. Almeno questo è quel che mi chiedeva Bogdan Bratanov, un amico di trentaquattro anni, avvocato andato al fronte. Sfortunatamente, lui ha pagato con la sua vita la difesa dell’Europa, ma non sono sicura che la maggior parte degli europei l’abbia capito davvero.
Allora il compito dell’istruzione nelle democrazie occidentali è quello di far amare la democrazia agli studenti, come quella cittadina italiana in Russia si è appassionata al suo progetto “È tempo di vivere in Russia”. Insomma, lanciamo un progetto “È tempo di difendere la nostra democrazia”.