Condivisione Di botteghe, storie e persone

Il 2024 è l’anno del Mercato Centrale, che dieci anni fa cominciò la sua avventura a Firenze e oggi la porta avanti con quattro centri nevralgici in Italia

Mercato Centrale Roma

Il buono, la qualità, le persone. Le storie, l’artigianalità. La condivisione, l’esperienza, la filiera. Non sono parole messe in fila l’una dietro l’altra. Sono il messaggio che si cela dietro il Mercato Centrale, idea nata ormai dieci anni fa a Firenze dalla mente visionaria di Umberto Montano e del gruppo imprenditoriale Human Company della famiglia Cardini-Vannucchi. Prima Firenze, nel mercato storico di San Lorenzo, e due anni dopo a Roma, in una zona, quella del quartiere Esquilino e della Stazione Termini, che in quel periodo si trovava in una riqualificazione senza precedenti.

Il resto è presente e oggi Mercato Centrale vive una bella storia, che ha trovato casa anche a Torino e Milano. La prima nella zona di Porta Palazzo, tra i banchi che ogni giorno riempiono le strade dei prodotti del settore ortofrutticolo. La seconda nel cuore della logistica meneghina, la Stazione Centrale. 

«Mercato Centrale è nato e si basa sui valori del sistema e delle sinergie. A mio parere sono proprio questi i valori più autentici della sostenibilità. Fare sistema è la via d’uscita più concreta e più ambiziosa per rendere competitiva l’impresa italiana del futuro. Mercato Centrale, che nasce proprio su quelle basi, proseguendo in tale direzione potrà sviluppare un cammino in avanti ancora molto lungo» spiega con enfasi proprio Umberto Montano, che guarda a questi spazi con l’entusiasmo di chi ha voglia di costruire un concetto nuovo di ristorazione, dove la narrazione è lasciata ai prodotti e alle persone che li creano. 

Alla Stazione Termini, proprio nell’area dell’immensa e marmorea Cappa Mazzoniana, realizzata negli anni trenta, il Mercato diventa un luogo eclettico, un punto d’incontro tra la cultura culinaria italiana e quella del resto del mondo. Qui il cibo e le diverse tradizioni si incontrano in modo spontaneo e naturale, creando un ambiente accogliente, dove l’obiettivo è quello di ricreare quasi un’atmosfera casalinga, rilassata, di salotto tra amici. 

Ogni bottega nel Mercato Centrale ha uno spazio dedicato ai prodotti freschi e alcune offrono persino una zona laboratorio per preparare i piatti direttamente sul posto. Ma non si tratta solo di ristorazione, qui si mettono in luce le abilità artigiane dei produttori e fornitori, offrendo un’esperienza culinaria autentica.

Dal gelato di Günther Rohregger, maestro altoatesino, con i prodotti  realizzati sposando il territorio dolomitico, al gusto orientale dei ramen di Akira Yoshida, che porta avanti la cultura nipponica e che sarà protagonista del Festival del Giappone in programma al Mercato dal 21 al 25 febbraio. Dagli smashburger di Joe Bastianich con la visione americana dell’home made al brio argentino delle empanadas di Ernesto Claps e Giovanni Mercuri. Dal tartufo di Luciano Savini e i suoi abbinamenti del fungo ipogeo con i piatti della tradizione romana, al trapizzino di Stefano Callegari, che ha creato un prodotto totalmente nuovo partendo dalla tradizione.

Le origini sono protagoniste anche nei carciofi di Dario Giliberto, che raccontano una romanità fatta di declinazioni culinarie: la parmigiana, le polpette, le torte salate. O nei fritti di Arcangelo Dandini e il suo Supplizio, dove i supplì ricalcano sì strade sicure, ma allo stesso tempo scelgono vie più panoramiche e originali, come quello con le rigaglie di pollo. O ancora nella sfogliatella napoletana di Sabato Sessa, dove la sfoglia viene lavorato rigorosamente ogni giorno. La carne e i suoi derivati sono enfatizzati al massimo dai sapori cubani di Dennys G. Rodriguez, che con il girarrosto crea una linea di connubi e contrasti. Ma anche la parte vegetale trova il suo posto con le proposte di Marcella Bianchi, che al Mercato offre prodotti ortofrutticoli di stagione, privilegiando le piccole produzioni. 

Il meglio del buono, insomma, ma non solo. Il Mercato Centrale può essere considerato l’epicentro della vita culturale e gastronomica di Roma: un museo a cielo aperto ricco di tradizioni culinarie, ma sempre pronto a offrire proposte nuove. Il cibo diventa arte e conoscenza con gli eventi speciali, le collaborazioni con artisti e masterclass capaci di  attrarre persone da tutta la città. Un luogo, questo, dove cibo, arte e relazioni umane si fondono fino a creare un’esperienza trasversale e piena. Che forse è il senso stesso del cibo, che unisce connessioni e stralci di vita. 

Tante le attività in programma in questo anno nuovo, ancora per il momento top secret. I festeggiamenti per i dieci anni diventano la scusa per accendere le luci su un concept che ha tutte le carte in regola per muoversi anche fuori dal territorio italiano. Sicuramente qualcosa bolle in pentola e presto se ne sentirà il profumo.  

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