Con il tempo e con la paglia Tra antiche credenze e virtù reali, tanti ottimi motivi per fare scorta di nespole

Conosciamo meglio il frutto di un albero che, oltre ad avere avuto un ruolo di pregio ai tempi dei Romani, ha dato il nome a una delle case più famose della letteratura italiana

Foto di Ahmet Dolu su Pixabay

Un frutto per due stagioni. Piccole, arancioni, dolci e succose, simili alle albicocche: sono le nespole primaverili, le più note e amate. Color marroncino con sfumature verdi, tondeggianti, buccia rugosa, con un sapore tendente all’aspro appena raccolte, per cui vengono lasciate maturare qualche mese prima di mangiarle: sono le nespole invernali, quelle per cui è nato il detto «Con il tempo e con la paglia maturano le nespole». La fermentazione, infatti, genera un ammorbidimento della polpa e la liberazione degli zuccheri che ne trasformano completamente il sapore.

Esistono infatti due diverse varietà di nespoli, entrambi appartenenti alla famiglia delle Rosacee. Il Mespilus germanica, quello europeo o comune, il più antico, un piccolo albero originario del Caucaso, e l’Eriobotrya japonica, o nespolo giapponese, introdotto in Europa per la prima volta nel Giardino Botanico di Parigi nel 1784 e poi ai Kew Gardens di Londra nel 1787, una pianta che raggiunge i dieci metri di altezza, coltivata anche a scopo ornamentale perché ricca di fogliame verde scuro e d’inverno carica di bellissimi e profumati fiori bianchi.

C’è anche un piccolo mistero botanico-letterario legato a questa duplicità. Nel romanzo “I Malavoglia” Giovanni Verga scrive: «Il nespolo intanto stormiva ancora, adagio adagio, e le ghirlande di margherite, ormai vizze, erano tuttora appese all’uscio e le finestre, come ce le avevano messe a Pasqua delle Rose». Ora, si trattava di un nespolo comune o di un nespolo giapponese? Il dibattito è acceso, ma considerando le date di cui sopra appare improbabile che negli anni ’60 dell’Ottocento in un’umile casa di pescatori, la Casa del nespolo, appunto, ci si potesse permettere tanto esotismo. Pianta locale, quindi che alla sventurata famiglia di Aci Trezza non porta affatto fortuna, in perfetto pendant con la nave Provvidenza.

A parte le differenze esteriori e stagionali, le nespole sono frutti benefici, con un’elevata presenza di tannini e retinolo e circondati da un’aura leggendaria e un po’ magica. L’albero del nespolo europeo, infatti, era già noto ai greci e ai romani – furono questi ultimi a diffonderlo in Italia a partire dalle regioni germaniche – ed era consacrato a Crono, il Saturno romano, dio della fertilità, del tempo e dell’agricoltura. Veniva piantato davanti alle case per proteggerle dagli incantesimi e dalle stregonerie, e gli veniva attribuita la capacità di guarire molte malattie. I frutti erano invece simbolo di prudenza, saggezza e pazienza, caratteristiche associate alle virtù femminili: per questo regalare un rametto di nespole era considerato di buon augurio in occasione dei matrimoni.

Da un punto di vista nutrizionale che le nespole aiutino a restare in salute non è così lontano dal vero. «In cento grammi di prodotto troviamo 6,1 grammi di carboidrati, 0,4 grammi di proteine, 0,4 grammi di lipidi, 2,1 grammi di fibre con sole trenta calorie», spiega Romina Cervigni, biologa e nutrizionista. «Sono un potente antiossidante naturale».

A basso contenuto energetico e ricca in acqua, che rappresenta circa l’87 per cento del totale, la nespola contribuisce alla regolazione del colesterolo LDL “cattivo” nel sangue per la presenza di pectine, fibre in grado di ridurne il riassorbimento nel colon: è utile al benessere e all’integrità dell’apparato cardio-circolatorio, grazie alla presenza di potassio, circa 250 milligrammi in cento grammi, ed è un vasodilatatore in grado di regolare la pressione arteriosa.

E ancora, le nespole stimolano la diuresi, hanno azione astringente, sono ricche di vitamina A e quindi proteggono la retina e le mucose, contrastano il danno ossidativo dei radicali liberi. In più hanno un ottimo potere saziante e questo, insieme al loro scarso apporto calorico, le rende indicate come alimento da consumare in una dieta dimagrante.

Sono anche versatili: siano invernali o primaverili, si mangiano al naturale, come spuntino, o come ingrediente per preparare yogurt, marmellate, gelati, torte, frullati, gelatine, oppure sughi per pastasciutte, o contorni per accompagnare il pollo o i gamberi.

Un’unica parte della nespola non fa affatto bene ed è il nocciolo, perché contiene alcaloidi tossici come l’amigdalina, che può causare vomito, nausea e anche difficoltà respiratorie. In cambio, serve a preparare un ottimo liquore dolce, simile all’Amaretto: il Nespolino.

Le nespole non completamente mature possono essere utilizzate sotto forma di decotto assieme alle foglie, mentre tra gli usi non alimentari del frutto acerbo ci sono l’estrazione del tannino per la concia delle pelli, o per chiarificare i vini e le bevande a base di sidro. Il legno della pianta è particolarmente apprezzato per i lavori di tornitura.

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