Il cinema è un’esperienza sociale. Dimmi quale frequenti, e ti dirò chi sei. Milano in particolare è una città che non si caratterizza tanto per quartieri, come Roma, ma per zone, e i multisala sono sempre meno. Diminuiti vertiginosamente negli ultimi dieci anni, la popolazione si affolla, si pigia all’interno dei pochi rimasti. In occasione di alcune proiezioni, in particolare le ultime, da “C’è ancora domani” a “Povere creature” la coda si snodava fin sulla strada.
Ecco perché fioccano iniziative alternative, per così dire: da Il Cinemino, in via Seneca, che prevede un’unica sala, alla quale si accede attraverso una tessera annuale. Altrimenti, si resta al piano di sopra, al bar, dove affissi alle pareti sono i manifesti e le locandine di vecchi successi. Il Beltrade, in zona NoLo, è ricavato all’interno di un’area parrocchiale.
La Fondazione Prada, con il cinema Godard, proietta pellicole d’essai ormai difficili da reperire perfino in rete. E adesso l’hotel Radisson sta facendo altrettanto, con un’offerta che si rivolge a coloro che uniscono al piacere di guardare un film quello di passare del tempo in un clima condiviso, un luogo che è quasi un’intima sala famigliare, visto che i posti sono soltanto quaranta.
Proprio per ricreare l’atmosfera di un salotto, dove la visione di un film è spesso interrotta o accompagnata dai pasti, da una cena sul vassoio, da un calice di vino, il Radisson ha messo a punto una degustazione di tre piatti, poco più che assaggi, un aperitivo insomma, naturalmente servito con un cocktail. I popcorn, da riempire a piacimento, le caramelle, un gioco a premi per estrarre a sorte chi, tra i presenti, usufruirà di un soggiorno nelle stanze di una delle strutture dell’albergo.
Il cinema cessa così di essere un’esperienza passiva. Diventa un innesto, un crocevia di rapporti, di pretesti. Per godere di atmosfere eleganti, evanescenti. Per rilassarsi in un contesto anomalo. Per assaggiare nuovi legami o per consolidare quelli vecchi. Sarà un caso che la rassegna quest’anno cominci la sera di San Valentino? A differenza della Fondazione Prada e della sua selezione di registi languidamente dimenticati, i cui film sono di solito connotati da derive crude, audaci, che l’epoca nella quale esordirono bandì o censurò, basti pensare a “Il portiere di notte”, a “Centoventi giornate di sodoma” di Pierpaolo Pasolini, a “La luna” di Bernardo Bertolucci, l’imperativo di Radisson è la distensione. Una distensione sottile, rarefatta, la stessa che di solito depositano in noi le commedie romantiche, “Cinquanta volte il primo bacio”, ad esempio, il primo film proposto all’interno della Sala Veloce del Palazzo Touring Club.
Se il cinema cessa di essere un’esperienza passiva, significa che il prodotto cinematografico, in sé, ha poca importanza. Conta di più l’atmosfera, l’alcova che viene creata dalla sua fruizione. Che è un po’ lo stesso motivo per cui si organizzavano i pomeriggi al cinema durante l’infanzia: erano contesti di emancipazione dallo sguardo genitoriale, di sodalizio relazionale, un’iniziazione collettiva. La sala cinematografica, per chiunque abbia visto Nuovo cinema Paradiso, è stata a lungo un simbolo, un luogo archetipico di libertà novecentesca: si andava per approfittare della condizione di vicinanza ai propri simili in un buio fitto illuminato solo dai bagliori quieti dello schermo. E come si deposita diversamente in noi una narrazione, a seconda delle persone, della compagnia che abbiamo scelto per guardarla!
Dopo il film di culto con Drew Barrymore e Adam Sandler, altre dieci serate proseguono con Zoolander e Ritorno al futuro. Se una sera di febbraio, o di marzo, quando le temperature iniziano a temperarsi e il freddo è appena meno pungente, il Palazzo Touring accoglie coppie, esuli solitari, gruppi di amici che ambiscono a crogiolarsi, per qualche ora, all’interno di un ventre appartenente ad antichi fasti, bevendo, guardandosi attorno, mangiucchiando da piatti preparati nei minimi dettagli. E non solo. Il sabato mattina è infatti prevista una matinée per le famiglie, alle dieci. Un orario che emula la tradizione della colazione dentro casa, i ritmi più lenti del finesettimana, i giochi e le fanfare del riposo.