Se Elly Schlein prendesse atto che non esiste nessun campo, né largo, né stretto, né giusto, né ingiusto, ci sarebbe un problema in meno per le forze di opposizione e per lo stesso Partito democratico. Incaponirsi in una discussione politicista, quasi ideologica, appare sempre più lunare. Sono i fatti a dire che gli ambaradan modello Unione non hanno più un senso, se mai lo hanno avuto. Schlein, che per formazione mentale dovrebbe essere lontanissima dai giochetti politicisti, pare invischiata fino al collo e imbrigliata dalle varie trappole di Giuseppe Conte: «Siamo testardamente unitari», ripete la segretaria del Pd a ogni piè sospinto. Rischia di diventare una cosa romantica, come una formula di cortesia, mentre tra l’altro tutti prendono il Pd a schiaffi con veti e controveti e lei porge l’altra guancia.
Ma guardiamo i fatti. Il campo largo ma non larghissimo ha vinto (di un soffio) in Sardegna; il campo larghissimo ha perso (di brutto) in Abruzzo: in Basilicata c’è stata l’imposizione di un candidato da parte di Conte, l’oculista Domenico Lacerenza, imposizione come al solito subìta da Pd (ciao primarie, ciao), poi un veto sempre dell’avvocato del popolo su Carlo Calenda che a questo punto guarda al candidato della destra Vito Bardi.
Lo stesso Calenda ha posto il veto su Italia viva sulla possibile lista liberale alle Europee e se ne è autoescluso, mentre Più Europa conduce una trattativa per la lista europea con Italia viva ma con l’orecchio attento alle sirene del Nazareno, anche se la trattativa tra più Europa, Italia viva, socialisti, Liberaldemocratici va avanti (ieri riunione positiva).
Si è scoperto che molti elettori del M5s ora votano la destra e anche per questo l’avvocato è molto teso e teme ormai di straperdere il match europeo con Schlein; Calenda e Renzi non ci stanno a un’alleanza nazionale con il Movimento 5 stelle, che ricambia l’irriducibile ostilità.
Questo è il quadro pazzesco delle opposizioni: è una Caporetto strategica. Per cui il Pd dovrebbe dire una sola parola: basta. Basta con questo politicismo a gogò. Basta. Ognuno pensi a come rafforzarsi, a costruire il proprio rapporto con il popolo, il resto verrà.
Le elezioni politiche sono lontane, adesso ci sono le europee che esaltano l’individualità delle singole forze, e le partite politiche vanno gestite sul territorio. I diretti interessati non pensino ai duelli rusticani romani e alla sindrome da resa dei conti, cioè il derby tra Schlein e Conte e quello, minore, tra Renzi e Calenda giocati in occasioni elettorali locali con tanti saluti alle specificità territoriali. Basta campi immaginari, basta alchimie da Transatlantico. Dillo, Elly, e la gente normale te ne sarà grata.