Molto probabilmente ha ragione Marco Follini che sulla Stampa di ieri ha scritto che il famoso centro «può esser forse – forse – cosa di domani o dopodomani». I fatti sembrano confortare questa intuizione. Perché in questa fase ogni giorno pare togliere acqua a qualunque tentativo di costruire qualcosa di nuovo in mezzo ai due scombiccherati poli che dominano la scena politica.
Matteo Renzi ha rotto gli indugi e ha annunciato che si candiderà in tutta Italia e inizia la campagna elettorale in quel di Londra, la “capitale” anti-Ue che si morde la mani per l’infausta scelta della Brexit. E aspetta, Renzi, che altri decidano se fare qualcosa di forte per le elezioni Europee. Aveva detto di essere pronto a fare un passo indietro in caso di novità, ma fatica a nascere una lista europeista, una Renew italiana.
L’annuncio di Renzi complica le cose, tanto è vero che ieri la direzione di Più Europa ha deciso di non decidere, dando mandato al segretario Riccardo Magi di continuare a esplorare la possibilità di una lista per gli Stati Uniti d’Europa, la proposta lanciata sabato scorso da Emma Bonino che per ora convince Italia Viva, socialisti e liberaldemocratici.
Il problema è che con “Emma” ci sono i radicali storici, mentre Federico Pizzarotti e i suoi seguaci preferiscono una lista con Azione (per l’ex sindaco di Parma, all’epoca grillino ci sarebbe il posto da capolista nel Nord-est e già si parla di un suo ingresso organico nel partito di Calenda, ipotesi smentita dal suo fedelissimo Piercamillo Falasca).
Dunque, mentre il mondo crolla a Gaza, mentre si para lo spettro di The Donald alla Casa Bianca e quello del nuovo zar sempre più minaccioso, mentre in Italia il governo non cava un ragno dal buco e alimenta la tensione con i manganelli, gli europeisti-riformisti si guardano l’ombelico e lo fanno litigando. Malgrado la decisione di dare più tempo al tentativo di Magi-Bonino, ieri la discussione è andata per le lunghe: il grumo di risentimenti e di dissidi politici è troppo duro per pensare di scrostarlo via con un semplice rinvio delle decisioni. Calenda aspetta Pizzarotti e Renzi ha annunciato che va da solo. I radicali cercheranno di salvare il salvabile: l’incontro con Renzi è ancora possibile.