Quesiti linguisticiPerché si dice «fare il punto»? Risponde la Crusca

Deriverebbe da un termine tecnico nautico, per probabile influsso del francese «faire le point», nell’accezione di trovare una posizione precisa sulle carte

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

[…] Venendo ora a fare il punto, gli stessi Zingarelli 2023, Devoto-Oli 2023, Sabatini-Coletti e Vocabolario Treccani online riportano il lessema complesso, s.v. punto, nel senso di “luogo determinato, posto”, e lo spiegano come “stabilire la posizione della nave [o di un aeromobile] per mezzo delle coordinate geografiche (punto osservato) o di rilevamenti (punto rilevato) o di calcoli sulla rotta (punto stimato)”, sottolineandone anche l’ormai diffuso impiego figurato “per esprimere l’opportunità di una ricapitolazione: fare il punto della situazione” (traggo le citazioni dal Devoto-Oli 2023); il Nuovo De Mauro riporta tra le accezioni di punto quella di “luogo, posto determinato: il bar è il nostro punto di ritrovo, la macchina è in un punto al sole”, per poi citare, tra le polirematiche legate alla voce, fare il punto, locuzione verbale avente, quale tecnicismo del gergo marinaresco, il significato di “rilevare la posizione geografica di un’imbarcazione in un dato momento”, poi impostasi nel lessico comune per designare l’eseguire una ricognizione circa lo stato di una determinata situazione, di un dato progetto. Il lessema complesso deriverebbe, allora, dalla banalizzazione di un termine tecnico nautico, per probabile influsso, rileva il Devoto-Oli 2023, del francese faire le point, così glossato all’interno del Grand Larousse de la langue française (1971-1979), s.v. point nell’accezione “position, sur la carte, d’un navire qui fait route ou d’un avion en vol” [posizione, sulla carta, di un’imbarcazione in mare o di un aereo in volo]: “déterminer cette position au moyen de divers calculs” [determinare questa posizione attraverso diversi calcoli].

Consultando i sopra citati dizionari storici, ci si rende conto del fatto che il Vocabolario degli Accademici della Crusca, nelle sue cinque impressioni, e il Tommaseo-Bellini non riportano (s.v. punto) né punto nella sua accezione nautica né, conseguentemente, fare il punto nel significato circa il quale ci vengono chiesti chiarimenti, ma testimoniano che è esistita in passato, in italiano, una locuzione verbale identica, maggiormente diffusa nella variante far punto, attestata sin dalla prima Crusca (1612; ma fare il punto è forma presentata come arcaica all’interno del Tommaseo), con il significato di ‘fermarsi’, con implicito rinvio alla funzione del punto fermo ortografico.

Invece, il GDLI (s.v. punto; dalla stessa opera lessicografica traggo anche gli esempi sottostanti, rinviando anche in questo caso all’Indice degli autori per lo scioglimento delle sigle), oltre a riportare far(e) punto “prestare attenzione, fermarsi” (“Qui fa’ punto e guarda / c’ogni om molto si tarda / a trovar quel cotale / amico ben fidale”, Francesco da Barberino, iii-181), dà conto sia del valore di punto “posizione geografica di una nave, individuata con osservazioni astronomiche […] o per mezzo delle coordinate geografiche di latitudine e di longitudine […] o di rilevamenti da luoghi terrestri di posizione nota […] o di calcoli da una posizione nota e secondo la rotta seguita, con considerazione dei venti e delle correnti” all’interno della polirematica fare (o prendere, o correggere) il punto (“Sono stimate [le isole Terzere] di grandissima importanza per la navigazione delle Indie, essendo necessario che le flotte tutte che vanno e vengono capitino in quelle parti, così per ricever rinfrescamenti come anco per prender il punto della navigazione”, G. F. Morosini, lii-5-310), sia della sua ulteriore specializzazione sul piano semantico come “termine preciso di una questione, di una circostanza, di un avvenimento che deve essere fissato o riepilogato” nel lessema complesso fare il punto, che è quello, in uso metaforico, circa il quale ci vengono chiesti lumi (“Volevo soltanto valermi d’un autorità così nota… per fare il punto quanto alla necessità e originalità di un esperimento stilistico e metrico che ebbe luogo in un paese, il nostro, nel quale la ricerca poetica rimase esemplare”, Borgese, 6-11; “padre Carrega reagendo a un gesto di profondo sconforto della signora Gabriela aveva fatto il punto della situazione: – Bisogna vivere, signora, bisogna rendersi degni di quell’uomo indimenticabile che ha dato tutto per la buona causa”, Montale, 3-151).

Alla base della polirematica italiana ci sarebbe, si diceva, il francese faire le point, che il Dictionnaire des expressions et locutions di Rey e Chantreau glossa come “se repérer en examinant sa situation par rapport aux faits, aux circonstances, à une évolution” [orientarsi esaminando la propria situazione in relazione ai fatti, alle circostanze, agli sviluppi], aggiungendo che “en marine, [il est propagé par le] début [du] XIXe s.; le sens métaphorique est dans Acad., 1935” [in marina, è diffuso dall’inizio del XIX sec., il senso metaforico è in Acad., 1935]. E all’interno del Dictionnaire de l’Académie française, in effetti, se la locuzione verbale faire le point è registrata a partire dalla VI ed. (1835), con riferimento all’atto del localizzare materialmente, con un punto, in base alle sue coordinate, un’imbarcazione sulla carta geografica, la sua estensione semantica metaforica (dall’individuare la posizione di una nave all’orientarsi in una situazione), figura dall’VIII ed. (1935). Dal francese, dunque, il lessema complesso sarebbe entrato in italiano già dotato di entrambi i suddetti valori.

CONTINUA A LEGGERE

X