I pellegrini che per secoli hanno percorso il Cammino di Santiago sapevano che «Chi va a Santiago e non al Salvatore, visita il servo e non il Signore». Un detto che sottolineava l’importanza che la cattedrale del Salvatore di Oviedo aveva per l’arte e per la fede. Lì è conservato il Sudario che, secondo la tradizione, venne posto sul volto del Cristo morto: la capitale delle Asturie, punto di partenza del Cammino primitivo per Santiago, era per questo a sua volta meta di pellegrinaggi. Col tempo Oviedo venne soppiantata dalla cittadina galiziana, ma il suo fascino è ancora intatto.
Fu capitale del regno delle Asturie, il cui territorio, situato nella parte nord occidentale della Spagna, è rimasto indenne dall’espansione araba dell’ottavo secolo, tanto che da qui partì la reconquista. Del resto lo spirito di indipendenza dei popoli di queste terre era noto già ai romani («Cantabrum indoctum iuga ferre nostra», scriveva Orazio), un atteggiamento ribelle favorito dalla presenza della Cordigliera Cantabrica che fisicamente isolava quelle che oggi chiamiamo Asturie e Cantabria. Qui, come in tutto il Nord della Spagna, l’autonomia non è solo un fatto amministrativo, ma è realmente ancorata alla storia e si traduce nell’originalità della cultura e dei sapori.
Terra e mare
Come tutte le capitali, anche Oviedo ha raccolto e raccoglie le tradizioni e i sapori del suo regno: nelle vie del centro che circondano la gotica cattedrale ristoranti, trattorie e sidrerie propongono quanto di meglio offrono le vicine montagne e l’oceano: qui si possono gustare carni e formaggi, ma anche pesce e frutti di mare, e assaporare i piatti simbolo della gastronomia locale, a partire dalla fabada.
A dispetto dell’assonanza, questo piatto si prepara con i fagioli asturiani (fabes, come li chiamano qui), cui si aggiungono il chorizo, la morcilla (sorta di sanguinaccio), il lacon (spalla cotta) e altri tagli di maiale. Un indirizzo sicuro per provare questo e altri piatti tradizionali in città è Casa Chema, dove si possono ordinare anche il pote asturiano, sempre a base di fabes e maiale, o il cachopo, sorta di cotoletta farcita di prosciutto e formaggio.
Se invece cercate un hotel dove dormire, il posto giusto è il Barcelò Hotel Cervantes, moderno e comodissimo per raggiungere tutte le attrazioni della città.
E intorno a Oviedo le Asturie si schiudono come un grande manto verde che si tuffa nel blu dell’Oceano. Montagne, spiagge, scogliere, tutto è a portata: a sud di Oviedo le montagne offrono paesaggi incontaminati, dove tra faggi e querce ancora vivono orsi e lupi, mentre il cielo azzurro è solcato dal volo delle aquile.
La visita al Parco Nazionale dei Picos de Europa appassiona i turisti che cercano il contatto con la natura, ma non può prescindere da una sosta nei borghi suggestivi dove incontrare un patrimonio di arte, storia e cultura.
Cangas de Onis è la prima capitale del Regno delle Asturie: il ponte romano, con la sua bellezza da cartolina, l’affascinante eremo di Santa Cruz, costruito intorno a un dolmen, il santuario di Covadonga, quasi intarsiato nella roccia della montagna.
Tutto qui parla del bello e del buono. I sapori locali sono forti e decisi: un luogo perfetto per provarli nella loro versione più genuina è il Merendero de Covadonga, ma sono tanti i locali della zona dove provare di specialità come il cocido lebaniego, ricco bollito di carni miste, servito con ceci e spaghettini, o il cocido montañes, con carni di maiale, fagioli, verze, profumato di paprica.
La cucina delle montagne offre poi una ricchissima vetrina di formaggi. Quattro le Dop, il Cabrales (erborinato di latte misto), il Gamonéu (un “blu” leggermente affumicato), il Casín (grasso e burroso) e l’Afuega’l pitu (talvolta profumato di paprica). In tavola i formaggi si propongono in ricchi e golosi taglieri o si usano in abbinamento alle pregiatissime carni locali in specialità come il cachopo o il vitello al cabrales.
Da bere non può mancare il sidro, o meglio “la sidra”, che qui è femmina, e che si prepara con le mele di cui la regione è ricca: una bevanda semplice e fresca, che racconta a pieno l’anima celtica di queste terre, ma che va trattata con rispetto, a partire dal modo di versarla, secondo un rituale preciso. Il posto migliore dove assaggiarlo è una delle tante sidrerie che si trovano nelle campagne e nelle città, in montagna o sul mare. Così a Gijon in locali come Tierra Astur il sidro si può sorseggiare insieme a polpo o frutti di mare, a pochi metri dal porto e dalle onde dell’Oceano.
Da qui, proseguendo verso est lungo la costa, il Mar Cantabrico si rivela nell’alternarsi di lunghe spiagge bianche e sabbiose, di rocce che si ergono alte sull’oceano, di rias che si incuneano profonde come ferite nel litorale.
E poi i borghi dei pescatori, come San Vicente de la Barquera, paese da cartolina che al blu del mare contrappone lo sfondo innevato dei Picos de Europa, o Comillas, con le architetture di Gaudì, per arrivare a Santander, città incantata, sospesa tra i palazzi nobiliari e le reti dei pescatori, perla del turismo e città vibrante di vita: un bagno alla Playa del Sardinero, una visita al modernissimo centro Botin, paradiso per i cultori dell’arte moderna, una sosta nella Cattedrale, e soprattutto una lunga passeggiata sull’elegante lungomare. Santander stupisce e incanta.
Per riposare niente di meglio di un hotel che guardi l’oceano come il Bahia, mentre per cenare non si può rinunciare alle rabas, come qui chiamano i calamari fritti: grandi come solo quelli pescati nell’Atlantico possono essere, croccanti e teneri, mai elastici. Tra i tanti ristoranti che propongono questa specialità locale merita una menzione il Bar del Puerto, dove si possono gustare anche un’ottima sopa de pescado (zuppa di pesce) o i maganos encebollados, calamaretti alla cipolla.
Il regno delle acciughe
Proseguendo lungo la costa, verso est si arriva a Santoña, il regno delle acciughe del Cantabrico, celebri e celebrate in tutto il mondo. Qui, in quello che è considerato il primo porto del mar Cantabrico per l’industria della conservazione del pesce, il Mirador de las Marismas si protende sull’acqua come la prua di una nave: da qui lo spettacolo delle imbarcazioni che rientrano cariche di pesce, seguite da nuvole bianche di gabbiani, è affascinante, così come lo sono le tante industrie che si affacciano sul porto e lavorano il tonno, gli sgombri, il polpo, ma soprattutto le acciughe, seguendo quelle ricette antiche che gli immigrati italiani portarono con sé dalla Sicilia all’inizio del Novecento.
Le acciughe sottolio qui si comprano direttamente dal produttore, oppure si gustano in tutta semplicità: un cestino di pane fresco, burro altrettanto fresco, un bicchiere di vino e magari una fetta di formaggio Picón Bejes-Tresviso, tipico locale, è tutto quello che serve per accompagnarle. Così le servono alla Taberna de Berto; un altro indirizzo sicuro è La Mutua Anchoateca.
La preistoria e il medioevo
Ma non esiste solo l’Oceano, qui: la terra di Cantabria, allontanandosi dal mare, svela tesori di arte e di storia. A partire dalle grotte che si nascondono sotto il verde di queste colline e che costituiscono una tra le più suggestive testimonianze della creatività umana: le pareti rocciose “affrescate” circa quindicimila anni fa dalla mano di artisti preistorici di quella che fu definita la “Cappella Sistina” del Paleolitico, sembrano riportare in vita bisonti, cavalli, cervi e cinghiali in una varietà policroma che va dal nero al rosso, attraverso l’ocra. Oggi la Grotta di Altamira non è più aperta ai turisti, purtroppo, ma lo sono la replica, il museo e le numerose altre grotte della regione.
E poco distante da Altamira una meta imperdibile è la splendida cittadina medievale di Santillana del Mar, dichiarata monumento nazionale: le vie lastricate del centro storico si snodano tra antichi edifici, piazze e torri, per raggiungere la Collegiata di Santa Juliana, vero capolavoro romanico. Tra i monumenti che meritano di essere visti anche il palazzo dei Barreda-Bracho, costruito nel diciassettesimo secolo e trasformato in Parador de Turismo: un soggiorno al Parador de Santillana Gil Blas è un tuffo nella storia, una cena nel suo ristorante è un’immersione nei sapori più autentici della zona, dal cinghiale ai calamari, dal baccalà ai bolliti.
E subito fuori dal portone dell’hotel, che si apre sulla piazza Ramon Pelayo, “sorvegliata” dalla statua di un bisonte, si apre un mondo di botteghe, cantine e ristorantini, dove scegliere e degustare i prodotti del territorio: formaggi (dal Nata de Cantabria ai Quesucos de Lièbana, particolarissimi e lievemente affumicati, dall’erborinato Picón Bejes-Tresviso al grasso casin), salumi, e poi miele, burro e dolci artigianali. Tra questi non si può scordare di assaggiare la quesada pasiega, preparata con formaggio fresco, uova e zucchero, profumatissima di miele e cannella.
Dopo aver assaggiato e visitato tutto non resta che perdervi tra i negozietti curiosando tra i prodotti dell’artigianato, dalle borse di cuoio alle sculture in legno passando per i classici souvenir: piccoli ricordi che vi consentiranno di portare con voi un pezzo di queste terre meravigliose.
Tutte le fotografie sono per gentile concessione dell’Ente Spagnolo del Turismo Turespaña
Indirizzi utili
Barcelò Hotel Cervantes
C. Cervantes, 13 – Oviedo, Asturias
Hotel Bahia Santander
C. Cádiz, 22 – Santander, Cantabria
Parador de Santillana Gil Blas
Plaza Ramón Pelayo, 11 – Santillana del Mar, Cantabria
Casa Chema Restaurante
El Cordial s/n, El Caleyo – Oviedo, Asturias
Bar del Puerto
C. Hernán Cortés, 63 – Santander, Cantabria