Un posto nella resistenzaMi addestro perché sono stanca di avere paura e di ringraziare i soldati

Kateryna Zarembo, ricercatrice, madre di quattro figli e autrice del libro “Il Donbas è Ucraina” (Linkiesta Books), ha deciso di prepararsi alla guerra per difendere il suo paese, i suoi quattro figli e sé stessa

AP/Lapresse

È andata così: mi sono stancata di avere paura e di ringraziare. Cominciamo dalla paura. Ricordo bene la sensazione di smarrimento e di inazione a gennaio-febbraio 2022. Che cosa faccio se la Russia dovesse attaccare? Dove si trova il mio posto nella catena della resistenza civica? Che cosa so fare e come posso essere utile? Da quel momento sono passati due anni, è cominciata la guerra su larga scala durante la quale i soldati delle Forze armate dell’Ucraina (Zsu), i migliori e i più coraggiosi di tutti noi, hanno dato la possibilità alle persone come me di riprendersi e di preparare un piano di azione.

Il mio piano conteneva queste formule: più preparati siamo dal punto di vista militare, più persone sopravvivranno. Tutti devono difendere il Paese, ma non tutti allo stesso tempo. Le persone con le professioni civili e militari devono sostituirsi a vicenda. O, almeno, ogni civile deve sapere che ruolo potrà svolgere nell’esercito.

Allora mi sono data da fare, cioè mi sono messa cercare il mio posto nell’esercito. Ho iniziato dalla preparazione. Ho parlato con i reduci militari, ho preparato un piano di azione e ho cominciato a seguirlo: mi sono iscritta in palestra, mi sono fatta operare agli occhi per non avere più bisogno delle lenti a contatto, ho fatto un corso approfondito di medicina tattica, ho fatto il corso militare di base. In Ucraina per ora non c’è una preparazione centralizzata per i civili, però ci sono delle Ong con reduci militari e civili ben preparati che insegnano le basi della preparazione militare.

Non saprei dire la quantità di conoscenze acquisita rispetto a quella necessaria per affrontare la guerra. Presumo che sia abbastanza piccola, ma allenarsi ogni giorno, imparare cose nuove tipo usare la bussola, saper calcolare la distanza dell’oggetto rispetto alla sua grandezza, scavare una trincea, riconoscere una mina, trascinare sulle spalle una persona pesante quanto me, passare una giornata intera nel bosco senza dieci tazze di caffè e senza un piumino (alla fine l’equipaggiamento militare è stato inventato apposta per mantenere la temperatura del corpo e per riscaldare bene con una giusta combinazione di strati dei vestiti) mi aiuta a sentire la sensazione di avere controllo e fiducia nelle mie forze. Sto facendo cose che non avrei mai immaginato di saper fare. Quando si perde il senso di sicurezza e di fiducia nelle proprie capacità, questi piccoli passi aiutano davvero.

E ora passiamo ai ringraziamenti. Il primo ottobre si celebra la “Giornata dei difensori e delle difenditrici dell’Ucraina”. In questo giorno, i social media erano pieni di ringraziamenti alle persone che difendono il nostro Paese e permettono alla maggioranza della popolazione di condurre una vita pressappoco normale. Queste persone hanno meritato più di un “grazie”, perché nessun “grazie” del mondo può restituire il nostro debito nei loro confronti. “Grazie” non basta più. Queste persone vanno sostituite e se non possiamo sostituirle, perché la norma sulla demobilitazione è stata cancellata dalla legge sulla mobilitazione, possiamo almeno metterci al loro fianco.

Gli ucraini nelle trincee non sono supereroi maggiormente adatti a prestare il servizio nell’esercito rispetto ad altri. Sono persone semplici come noi. Come voi, come me.

È così che vedevo la mia vita? No. Io sono una ricercatrice e madre di quattro figli che hanno dai dodici ai due anni. Adoro la mia famiglia e adoro il mio lavoro. Il pensiero che i miei figli non potranno rivedermi per mesi, che il mio figlio adolescente per qualche periodo di tempo non potrà ricevere un mio consiglio o il mio aiuto, e i piccolini non si addormenteranno tra le mie braccia mi lacera il cuore. Cerco di scacciare questi pensieri.

Non abbiamo scelto la guerra, ma possiamo scegliere che cosa fare in questa guerra, e quale esempio dare ai nostri figli. Possiamo fare la scelta per la quale non ci vergogneremo, e solo facendo in questo modo tutto andrà bene. I coraggiosi, come ha detto Ivan Bahryanyy, un classico della letteratura ucraina, hanno sempre fortuna. Ma rimarrà una cosa della quale mi vergognerò sempre, ed è quella di non aver fatto questa scelta molto tempo prima.

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