Sono quarantasette milioni gli italiani che potranno votare alle prossime elezioni europee dell’8 e il 9 giugno e ben 2,8 milioni di loro lo faranno per la prima volta. Il voto servirà per eleggere i settantasei eurodeputati italiani su settecentoventi che siederanno nel Parlamento europeo nei prossimi cinque anni. I seggi saranno aperti dalle quattordici alle ventidue di sabato 8 giugno e dalle sette alle ventitré di domenica 9. I settantasei membri eurodeputati verranno scelti attraverso un sistema elettorale di tipo proporzionale, che assegnerà il numero di seggi in base al numero di voti ricevuti dai partiti, ma solo quelli che supereranno la soglia di sbarramento del quattro per cento.
Come votare
Ogni elettore, dovrà recarsi alla sezione indicata nella tessera elettorale (che va portata assieme a un documento di identità). E potrà sbarrare il simbolo della lista di preferenza indicando a matita fino a tre preferenze (i nomi dei candidati generalmente possono essere consultati fuori dalle sezioni). Non è possibile in questo caso invece il “voto disgiunto”: quindi selezionare una lista e poi indicare la preferenza tra i candidati di un’altra lista.
La scelta delle preferenze dovrà tenere conto della rappresentanza di genere: non possono essere scelti tre candidati o tre candidate, ma due uomini e una donna, o due donne e un uomo. Qualora la scelta dovesse ricadere solo su uno dei generi, nella scheda si terrà conto solo della prima preferenza indicata. Gli elettori comunque hanno anche la facoltà di non indicare alcuna preferenza, in questo caso il voto non andrà di default al capolista indicato dal partito, ma solo alla lista. Nei casi di omonimia tra due candidati appartenenti a due liste diverse, la preferenza verrà assegnata al candidato e alla lista a cui corrisponde lo spazio nel quale ha inserito il nome.
Rispetto alla particolarità dell’utilizzo di soprannomi o diminutivi il Viminale fa sapere che non ci sarebbero rischi di invalidare la scheda elettorale, ma che è sufficiente che questi siano indicati con anticipo agli elettori. È diventata ormai una prassi italiana quella dei soprannomi nelle liste elettorali. Anche la presidente del Consiglio si presenterà nei manifesti delle candidature con la dicitura «Giorgia Meloni “detta Giorgia”». Per questo motivo durante la convention di Pescara ha invitato gli elettori di Fratelli d’Italia a scrivere sulla scheda solo “Giorgia”.
La legge elettorale, inoltre, prevede la suddivisione del territorio in cinque circoscrizioni: Nord-Occidentale (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Liguria), Nord-Orientale (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna), Italia Centrale (Toscana, Umbria, Marche e Lazio), Italia Meridionale (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria) e Italia Insulare (Sicilia e Sardegna). Per ogni circoscrizione il numero di parlamentari europei eletti sarà proporzionale al numero di abitanti: venti per quella Nord-Occidentale, quindici per il Nord-Est e l’Italia Centrale, diciotto per l’Italia Meridionale e otto per le Isole.
Il voto dei fuorisede
Novità di questa particolare tornata elettorale è invece quella del voto dei fuori sede. Possibilità introdotta dal decreto elezioni approvato dal Governo Meloni, che consentirà di votare anche a chi vive in un comune diverso da quello di residenza per motivi di studio. Per poter usufruire di questa nuova soluzione però è previsto il rispetto di diversi requisiti. Gli studenti dovranno dare prova di aver già trascorso almeno tre mesi nel comune di nuovo domicilio. Ma soprattutto dovranno aver ricevuto l’attestato di ammissione al voto dal comune residenza (le domande dovevano essere presentate entro il 5 maggio).
Ma non è finita qui. Non tutti gli studenti potranno votare liberamente nel nuovo comune di domicilio. Se la città nella quale studiano si trova nella stessa regione e quindi nella stessa circoscrizione allora potrà farlo, ma se la città appartiene a una circoscrizione diversa dovrà recarsi nel capoluogo di regione. Quindi: se una studentessa milanese studia a Forlì non potrà votare nei seggi della città romagnola, ma dovrà farlo a Bologna. Poiché l’Emilia-Romagna e la Lombardia appartengono a due circoscrizioni diverse. Invece, qualora uno studente bolognese stesse frequentando l’università a Padova non dovrà votare nel capoluogo di regione veneto, ma potrà votare a Padova, dato che entrambe le regioni appartengono alla medesima circoscrizione Nord-Est.
Le liste candidate
Il primo maggio è scaduto il termine per presentare le liste elettorali. In Italia sono state otto quelle candidate dai partiti, ognuna delle quali con una diversa composizione per ogni circoscrizione elettorale. Tutte le liste entreranno a far parte delle diverse famiglie politiche europee. Fratelli d’Italia sarà tra i Conservatori di Ecr. Forza Italia, farà parte dei Popolari (Ppe) mentre la Lega sarà nel gruppo dei sovranisti di Identità e democrazia (Id). Il Partito democratico rimane nella famiglia dei Socialisti (S&d), e invece Azione e la coalizione Stati Uniti d’Europa (Italia Viva, Radicali e Più Europa) faranno parte del gruppo liberale di Renew Europe, qualora dovessero superare la soglia di sbarramento. Il Movimento cinque stelle rimane per ora nel gruppo dei non iscritti, in cui al momento risiedono gli europarlamentari pentastellati, mentre Alleanza Verdi/Sinistra finirà nella famiglia dei Verdi.
Altra anomalia a dir il vero tutta italiana è quella della candidatura di Giorgia Meloni e Elly Schlein. Entrambe hanno scelto di candidarsi per misurare il loro gradimento politico a livello nazionale e nessuna delle due rinuncerà al suo ruolo per diventare eurodeputata. La segretaria del Partito democratico vuole essere riconosciuta come la principale leader dell’opposizione, mentre la presidente del Consiglio vuole testare lo stato di salute di Fratelli d’Italia e aumentare il suo peso politico nella maggioranza di governo.
I sondaggi, al momento
Secondo i recenti sondaggi Ipsos quelle del prossimo giugno saranno elezioni segnate da una forte accelerazione dell’estrema destra e degli ultraconservatori, che potrebbero ottenere fino a centocinquantasette seggi, modificando in questo modo i poteri di forza all’interno dell’Eurocamera. Un numero tuttavia insufficiente per raggiungere la maggioranza, ma secondo solo a quello dei Popolari, stabili con centosettantasette europarlamentari. I sondaggi registrano anche una leggera inflessione per i Socialisti (da centoquaranta a centotrentasei seggi) e una più severa per i liberali di Renew Europe (dai centodue attuali a ottantacinque).
I poteri del Parlamento europeo e il lavoro degli eurodeputati
È anche rilevante ricordare quale sia il lavoro concreto a cui sono chiamati gli europarlamentari. L’Eurocamera discute e approva leggi nelle materie di sua competenza: bilancio annuale, energia, immigrazione, ambiente, solo per citarne qualcuna. Ma benché non abbia un pieno potere di iniziativa legislativa, ha facoltà di fare delle proposte alla Commissione Europea e di essere consultata dal Consiglio dell’Unione.
Il lavoro in Aula è suddiviso in commissioni permanenti, ognuna specifica per ogni ambito e dotata di una composizione rappresentativa delle forze politiche del Parlamento. Le commissioni hanno il compito di valutare e votare le proposte legislative, oltre a esaminare quelle provenienti dal Consiglio e dalla Commissione. Sul voto finale delle proposte legislative gli europarlamentari votano in sessione plenaria.
Non bisogna dimenticare inoltre quali siano i poteri più importanti del Parlamento. L’Eurocamera vota sul presidente della Commissione europea, dopo la proposta del Consiglio europeo. Inoltre, ha la facoltà di votare mozione di censura e obbligare la Commissione alle dimissioni, oltre a svolgere un controllo sulle istituzioni europee, sul bilancio e sulla politica monetaria.