Non c’è due senza treDopo il mercato comune e l’euro, è ora che si arrivi all’unità politica dell’Ue

I ventisette Stati membri stanno andando in ordine sparso sull’invio di armi all’Ucraina. Bruxelles non può più contare totalmente sull’appoggio americano per la difesa e serve un ragionamento di più ampio respiro

AP/Lapresse

Quando non c’è un disegno comune, di valore strategico, un occhio tutto proteso nel futuro prossimo venturo, prima o poi le cose si rompono. Vladimir Putin confida proprio su questo e infatti, sulle armi da puntare contro la Russia, i Paesi della Nato si muovono in ordine sparso: Polonia, Paesi baltici, Inghilterra a favore; Paesi mediterranei e Germania contrari. Dibattito serrato anche nell’amministrazione americana.

Ma c’è dell’altro: Polonia e paesi baltici, una rosa di Stati a corona della Russia e dell’Ucraina, non si dicono contrari nemmeno all’invio di truppe, mentre la Francia si dice pronta a inviare istruttori a Kiev.

In ordine sparso, appunto, proprio quando sta prendendo avvio la fase più delicata sul fronte di guerra e si avvicinano le elezioni negli Stati Uniti. Che l’Europa non possa più contare esclusivamente sugli Usa per la propria difesa è un fatto, vinca chi vinca nelle presidenziali. Un motivo in più per ragionare di una strategia di ampio respiro che porti a uno stadio superiore i rapporti tra i Paesi europei, tanto più oggi con un paio di conflitti ai confini.

Proteggere l’Ucraina, evitarne le mutilazioni, questa sì che è ragion di Stato. Ma manca uno Stato, un attore protagonista nello scenario geopolitico mondiale. E questo è il problema. Se cade l’Ucraina, viene inesorabilmente ferito lo spirito che è a fondamento dell’Europa, dell’Unione europea. Questo è un tempo dove chiudersi nelle proprie frontiere non è segno di vitalità, ma segno di debolezza.

Dopo il mercato comune, dopo l’euro, dovrebbe sorgere la stagione dell’unità politica del continente. Tertium non datur. Salvo affidare al caso e all’approssimazione lo scettro. Ma questo sarebbe il modo peggiore per sconfiggere le tante fonti di instabilità che insanguinano il Mediterraneo e la frontiera orientale.

Lo dico in conclusione: pacifisti a senso unico e nazionalisti non hanno soluzioni al problema, sono essi stessi parte del problema che dovremmo risolvere. La Storia non è maestra di vita, spesso si ripete con strumenti più sofisticati che ti confondono le idee, ma il movente proprio non cambia. Il movente sono gli interessi, le passioni, il potere, quei sentimenti di cui già parlava Tucidide nella “Guerra del Peloponneso”.

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