Gemelli diversiLa riforma Nordio sulla separazione delle carriere è più timida del previsto

La norma approvata dal governo Meloni è solo un perfezionamento degli interventi proposti prima da Mastella nel 2006 e poi da Cartabia nel 2022. Ma qualche novità c’è: la previsione di due Csm separati e di un’Alta corte disciplinare, entrambi determinati a sorteggio

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Nonostante la roboante definizione di «epocale», data dal ministro della Giustizia Carlo Nordio alla riforma dell’ordinamento giurisdizionale, i cambiamenti sono assai meno radicali di quanto sarebbe stato necessario. La vera novità è costituita da tre punti: due Consigli superiori della magistratura (Csm) separati, un’Alta corte di giustizia (Acg) come organismo disciplinare di primo e secondo grado (senza intervento neanche della Cassazione come giudice ultimo) sottratto alla giurisdizione ordinaria che oggi prevede l’intervento finale delle Sezioni unite civili, e infine la scelta dei membri dei due Csm e dell’Acg sia togati che laici determinata per sorteggio.

Non cambia il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale e non viene inserita l’avvocatura in Costituzione. Nonostante i catastrofismi interessati dell’Anm e dei suoi maestri cantori della carta stampata non si tratta di una vera separazione delle carriere, ma del perfezionamento di una riforma già attuata nel 2006 e nel 2022 dai Guardasigilli Clemente Mastella e Marta Cartabia, in base alla quale già oggi è consentito solo una volta il cambio di funzione.
Questa possibilità peraltro non è stata abolita e, visto che il concorso resta unico per entrambe le funzioni, è probabile che questa opzione continui a esistere. Ovvero l’iniziale separazione mantiene una finestrella aperta sulla possibilità del passaggio di funzioni.

Ci dovrà essere una scelta radicale e irreversibile sulla funzione requirente e giudicante da fare all’ingresso in magistratura. Piuttosto i due Csm e il sorteggio nelle intenzioni del governo dovrebbero stroncare l’influenza delle correnti e segnare la fine del palamarismo come metodo lottizzatorio. Forse un’illusione perché comunque l’influenza delle correnti potrà esercitarsi sull’individuazione delle candidature che la riforma rimette a una legge apposita.

La vera separazione delle carriere presuppone l’uscita dei pubblici ministeri dall’ordinamento giudiziario: senza, è solo un gioco di apparenze. Pubblici ministeri e giudici restano colleghi e gemelli separati alla nascita: gemelli diversi, ma sempre gemelli. Non serve sbraitare: è andata bene. E lo dimostra la mancata costituzionalizzazione della funzione del difensore, non parificato così al pm sotto il profilo del rilievo istituzionale. Bisogna ora vedere cosa di questa riforma resterà all’arrivo: la partita si gioca sulle procedure di scelta dei membri del Csm. Per inciso, i magistrati restano in ampia maggioranza sui laici e questo già dice tutto. Il resto si aggiusta.

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