Intorno alle undici di sera il popolo georgiano ha marciato verso la residenza presidenziale della capitale, poi è arrivata davanti al quartier generale del partito di maggioranza Sogno Georgiano. Una giornata intera di proteste non ha fiaccato i manifestanti: sanno che la legge sugli “agenti stranieri” modellata su una legge russa ideata dal Cremlino allontana Tbilisi dall’Unione europea e rischia di far sprofondare nuovamente il Paese nell’influenza di Mosca.
Per questo anche ieri i cortei sono iniziati la mattina per fermarsi solo dopo la mezzanotte. «Ci siamo resi conto che il nostro governo è pronto a gettare questo Paese nel precipizio. La sensazione, quando parlo con i miei amici e con la gente qui, è che nel ventunesimo secolo il nostro Paese sarà nuovamente sotto l’occupazione sovietica», ha detto un manifestante all’Associated Press.
Ieri il partito Sogno Georgiano ha sfruttato l’ampia maggioranza parlamentare per respingere il veto della presidente Salomé Zourabichvili. Lo scorso 18 maggio Zourabichvili aveva accusato il partito di mettere a repentaglio il futuro del Paese e di «ostacolare il percorso verso l’adesione a pieno titolo al mondo libero e democratico». Di fatto, ieri il Parlamento ha posto le basi per la firma, nei prossimi giorni, del disegno di legge che obbliga media e ong che ricevono almeno il venti per cento dei propri fondi dall’estero a registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera».
Intorno alle sette di pomeriggio, il veto della presidente è stato respinto con un voto di ottantaquattro a quattro, in una controversa sessione parlamentare durante la quale un deputato di Sogno Georgiano ha lanciato acqua contro il leader di un partito di opposizione che aveva preso la parola.
Subito dopo i lavori in aula i parlamentari di opposizione si sono uniti alle proteste in strada, iniziate diverse ore prima. Già intorno alle undici la gente si era radunata davanti all’ingresso centrale del Parlamento, scandendo cori e canti. Verso le cinque del pomeriggio, un paio d’ore prima del voto, è iniziata una manifestazione più grande, di fronte alla polizia schierata in assetto antisommossa.
Quando ha raggiunto i cittadini in strada, la deputata Tamar Kordzaia ha invitato anche la presidente Zourabichvili a unirsi alla manifestazione, mentre la deputata Khatia Dekanoidze ha letto pubblicamente i nomi degli ottantaquattro parlamentari che hanno votato per aggirare il veto. Poi ha aggiunto: «Ora abbiamo una realtà assolutamente nuova. Probabilmente, la finestra per l’integrazione nell’Unione europea si sta chiudendo, per noi».
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha detto che la legge rappresenta «un passo indietro e allontana ulteriormente la Georgia dal percorso verso l’Ue». Nella sua dichiarazione, Michel ha ricordato che alla Georgia è stato concesso lo status di candidato all’ingresso nell’Unione europea l’anno scorso, a condizione però che il Paese «intraprenda i passi e le riforme democratiche necessarie». Cioè il contrario di quel che sta accadendo con l’approvazione della legge antidemocratica ricalcata su una legge voluta dal Cremlino in Russia.
Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è intervenuta sull’argomento: «La stragrande maggioranza del popolo georgiano vuole aderire all’Unione europea, ma questa legge va contro i principi e i valori fondamentali dell’Ue, incidendo negativamente sul percorso di integrazione della Georgia. Stiamo valutando tutte le opzioni ed esortiamo il governo a rinnovare il proprio impegno a favore delle sue aspirazioni europee».
Anche gli Stati Uniti hanno condannato la decisione del Parlamento georgiano di ignorare il veto presidenziale sulla legge antidemocratica sugli agenti stranieri. Secondo il portavoce del Dipartimento di Stato americano Matthew Miller, la legge «non è conforme alle norme europee». Miller ha poi aggiunto che approvandola «il partito al potere ha allontanato ulteriormente il Paese dal percorso di integrazione europea e ha ignorato le aspirazioni euro-atlantiche del popolo georgiano, che è sceso in piazza per settimane per opporsi a questa legge».