Il partito di estrema destra Alternative für Deutschland è la seconda forza politica alle elezioni europee in Germania. Per quanto atteso ampiamente dai sondaggi (che in Germania di solito sono affidabili), e per quanto vada mitigato da analisi più preciso sui rapporti di forza tra partiti, il risultato di AfD è certamente una notizia, anche perché potrebbe dare la volata a una serie di elezioni locali in realtà dove la destra è forte da tempo (a iniziare dalla Turingia, a settembre, Land dove AfD risultò al secondo posto già cinque anni fa).
AfD cresce dall’undici per cento al sedici per cento, eleggendo quindici eurodeputati che entreranno nel gruppo europeo di Identità e Democrazia (o qualsiasi nome prenderà l’estrema destra filorussa nella prossima legislatura). Poco più sotto, la Spd, che passa dal sedici per cento al quattordici per cento: solo due punti percentuali in meno, che bastano però a diventare terzo partito. I Verdi, invece, crollano: da protagonisti delle scorze elezioni europee (tanto in Germania quanto in Europa nel suo complesso), scendono dal ventuno per cento al dodici per cento, eleggendo dodici deputati contro i ventuno del 2019.
A rimanere primo partito, però, oggi come nel 2019, è il centrodestra della Cdu: 22,5 per cento contro 23,7 per cento, una lievissima crescita che arriva dopo anni difficili per i cristiano-democratici, che nel 2022 hanno visto perdere il governo dopo una sconfitta sul filo del rasoio contro i socialdemocratici, che riuscirono a formare una maggioranza con verdi e liberali.
In effetti, la vera notizia tedesca, più che nella crescita di AfD, è da rintracciare proprio nel ritorno della Cdu. Questo non perché l’exploit della destra non sia reale, ma per due fattori che potrebbero rivelarsi più decisivi di altri, sul lungo termine. Prima di tutto, le conseguenze sul governo: la crescita della destra non avrà effetti sulla maggioranza attuale, anzi potrebbe addirittura far diminuire la litigiosità interna (soprattutto perché i liberali della Fdp, i più riottosi verso gli alleati, sono poco sopra il cinque per cento, un dato che rischierebbe di lasciarli fuori dal Bundestag in caso di elezioni). Scholz stesso, nelle ore successive al voto, ha detto di non aver «nemmeno pensato» a sciogliere il Bundestag, perchè «la Germania non è la Francia».
Anche qualora il sostegno ad AfD dovrebbe rimanere alto fino alla primavera del 2025, quando si terranno le elezioni politiche, non è detto che questi riescano a formare un governo. Il sistema tedesco è sostanzialmente un proporzionale, seppur preveda alcuni collegi uninominali. Ciò vuol che senza il cinquantuno per cento non si va da nessuna parte. Alternative für Deutschland, attualmente, non viene ritenuta un potenziale alleato da praticamente nessuna forza politica: e senza alleati, rischia di sprecare ogni risultato, per quanto sorprendente o maggioritario. La Cdu, qualora dovesse rimanere primo partito, dovrebbe andare a cercare i seggi necessari tra i Verdi e i socialisti.
In effetti, proprio questa considerazioni mostra come, in Germania, la palla sia nel campo dei cristiano-democratici: se questi manterranno salda la linea di non dialogo con i nostalgici del nazionalsocialismo, l’estrema destra filorussa, xenofoba e antieuropea, non c’è modo per AfD di salire al governo. Se la Cdu, proponendosi come partito della “salvezza della Repubblica”, dialogherà con Spd e Verdi, come già fatto in precedenti governi e come avviene in alcune realtà locali, l’estrema destra non sarà legittimata sul piano istituzionale.
Il punto, quindi, è cosa faranno i cristiano-democratici; un partito che negli anni si è spostato a destra abbandonando la linea centrista di Angela Merkel, ma che difficilmente potrebbe far digerire a larghe fette del suo elettorato la scelta di portare AfD al governo. Qualche tempo fa, Friedrich Merz, segretario del partito, aveva ventilato l’ipotesi di intese con AfD a livello locale, sollevando una fronda interna. Hendrik Wüst, Presidente Cdu del Nordreno-Vestfalia e possibile candidato cancelliere, ha più volte affermato che vedrebbe bene un dialogo con i Verdi (con cui governa nel suo Land).
Per quanto anch’essa interessata da grandi trasformazioni sul piano della rappresentanza politica, la Germania è uno dei Paesi europei dove più forte è la tradizione dei partiti di massa: unita al sistema proporzionale, questa considerazione mostra che la crescita della destra in Germania va sicuramente guardata con attenzione, ma sarà, in ultima istanza, l’intesa tra le forze democratiche a determinare davvero il futuro del Paese. In Germania, così come nel resto d’Europa.