Triangolo democraticoBiden, Macron e Sunak hanno salvato il G7 di cartapesta di Meloni

I leader di Stati Uniti, Francia e Regno Unito hanno ottenuto un risultato storico, scongelando gli asset russi a favore dell’Ucraina. Meloni non ha lasciato il segno, incartandosi politicamente sulla questione dell’aborto

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La cartapesta di Borgo Egnazia è stata tolta via, il teatro da Hollywood dei poveri allestito dall’ufficio comunicazione di Giorgia Meloni ha sbaraccato, il G7 italiano, uno dei meno sobri che si ricordi, è finito con un solo vero bel risultato, sull’Ucraina, poi tante gaffe, molti selfie, baci abbracci, míse di Meloni improbabili e un brutto pasticcio sull’aborto e i diritti delle comunità Lgbt. Papa Francesco è stato il protagonista della giornata di ieri, un bel discorso sull’Intelligenza artificiale e tantissimi bilaterali, come se il G7 fosse improvvisamente diventato un G8.

Ottima cosa, si diceva, la compattezza sull’Ucraina, e davanti al presidente Zelensky che tra l’altro ha avuto un fruttuoso colloquio con Joe Biden. Il presidente americano, Emmanuel Macron, Rishi Sunak saranno anche tre leader in difficoltà e tuttavia è soprattutto grazie a loro se l’Occidente democratico sta realizzando un ulteriore sforzo a fianco di Kyjiv attraverso lo stanziamento di cinquanta miliardi finanziato con gli asset russi congelati dopo l’invasione del Cremlino. 

Vladimir Putin si è innervosito e ha capito che per lui la situazione può complicarsi visto che ha avanzato una proposta ridicola interpretabile come un fremito di impazienza, forse di paura. «Lui dice che si fermerà e non ci sarà un conflitto congelato. Sono gli stessi messaggi che mandava Hitler», ha tagliato corto Zelensky in una intervista al direttore di SkyTg24 Giuseppe De Bellis. Bene, dunque, che il triangolo Stati Uniti, Francia, Regno Unito (il Cancelliere tedesco Olaf Scholz da domenica scorsa sembra un po’ un pugile suonato) non intenda fermarsi. 

La propaganda meloniana massicciamente veicolata dal Tg1 sul «governo più forte del G7», che sarebbe quello di Giorgia, non lo si è visto molto né sull’Ucraina né sugli altri dossier di politica internazionale ma ha purtroppo mostrato il suo viso peggiore con l’incredibile e vergognoso pasticcio sull’aborto e con il giallo sull’annunciato (dalla agenzia Bloomberg) mancato riconoscimento dei diritti delle comunità Lgbtq, cosa poi smentita dall’Italia: ma si è avanzato il sospetto che questo passo indietro sia effetto della prudenza di Meloni nell’affrontare questo tema davanti al Pontefice. Se così fosse sarebbe un’altra pessima prova.

Poi Meloni non ha fatto nulla, anzi, per celare il gelo che c’è con Macron. Gelo tra l’altro evidente nel video in cui lui la saluta e le bacia la mano e lei fa una faccia che non si fa nemmeno davanti al peggiore nemico (mentre sono stati baci, abbracci e risate con il controverso presidente argentino Javier Milei): deve essere l’aria lepenista che spira in Francia, che certo la presidente del Consiglio italiana apprezza, a indurla a mostrarsi così sgarbata con il presidente francese. 

Alla fine, dopo le foto opportunità a trentadue denti, le maestranze hanno smontato il set di Borgo Egnazia mentre la presidente del Consiglio, contenta per la vetrina mediatica mondiale, raccoglieva la sua cartapesta politica, unico souvenir che può vantare.

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