Ora in Europa Elly Schlein vorrebbe prendere tutto quello che è possibile prendere: è il secondo tempo del rapporto tra maggioranza e minoranza che avviene in un quadro stra-dominato dalla segretaria. La quale però sa bene che l’ottima affermazione del Partito democratico alle europee è dovuta parecchio ai riformisti e ai sindaci. Ma intanto la prima grana è tutta politica. E riguarda i franchi tiratori che non voteranno Ursula von der Leyen come presidente della Commissione europea e Kaja Kallas come Alto rappresentante, entrambe schierate senza se e senza ma dalla parte del sostegno mutate all’Ucraina: a voto segreto Marco Tarquinio e Cecilia Strada diranno no a queste due nomine. Non sarà una sorpresa, ma una dissenso al primo voto non è il massimo.
Sul versante interno l’incastro è complicatissimo. Schlein punta al massimo possibile. Oggi il Pd ha la presidenza della importantissima commissione per i problemi economici e monetari (Econ) con la riformista Irene Tinagli, ma “Elly” vorrebbe volentieri fare a meno di una commissione che nei prossimi mesi dovrà essere molto severa sui conti e certo non ne va che una politica di rigore venga intestata a un Pd che preferisce molto di più la spesa facile. Meglio dunque prendere due commissioni anche se di peso molto inferiore: la Libe (libertà civili, la giustizia e gli affari interni) e la Regi (Sviluppo regionale).
Per la prima penserebbe ad Alessandro Zan (molto vicino alla segretaria), per la seconda ad Antonio Decaro, uno dei tre tenori della delegazione dem insieme a Nicola Zingaretti e Stefano Bonaccini. Il primo è in predicato per diventare capodelegazione del Pd mentre Bonaccini (che si è formalmente dimesso dalla Regione Emilia-Romagna) mirerebbe alla vicepresidenza dell’Europarlamento, ruolo però ricoperto da Pina Picierno, un nome molto più forte sia in relazione ai rapporti che lei intrattiene da cinque anni con tutti i gruppi e con Roberta Metsola, candidata a succedere a sé stessa alla guida dell’Europarlamento, e sia per il fatto che sarebbe difficile per Schlein togliere Picierno per fare posto a un uomo.
C’è poi da considerare che Bonaccini vicepresidente del Parlamento europeo porrebbe il tema di nominare un nuovo presidente del partito aprendo così un altro problema. A bocca asciutta per le nomine di rilievo dovrebbe restare un altro nome importante, Dario Nardella, che pure ha ottenuto un ottimo risultato personale.
Per quanto riguarda il gruppo dei Socialisti e Democratici, Schlein ha mandato la fedelissima Camilla Laureti tra i dieci vicecapogruppo. Un’ipotesi che circola è che la riconfermata capogruppo Iratxe García Pérez potrebbe lasciare a metà legislatura per cedere a quel punto il posto al Pd italiano che potrebbe essere Zingaretti. Ma c’è anche un ex europarlamentare che fa un’altra previsione: «Tra due anni e mezzo Nicola tornerà in Italia se capisce che il Pd può vincere le elezioni».