Aria d’estate Tutto il buono dell’acacia

Da una pianta infestante, tenace, dal legno robusto e resistente, nascono fiori dal profumo dolce e delicato, molto attraenti per api e insetti impollinatori e commestibili anche per noi umani

Foto di Emre su Unsplash

L’acacia, o gaggia, è in effetti una robinia (Robinia pseudoacacia L.), una pianta della famiglia delle Fabaceae o Leguminose, originaria dell’America del Nord, dilagata in Italia un po’ ovunque, dalla pianura, alla collina fino alla montagna, e diffusa anche nel resto del mondo, dalla Cina, alla Corea, all’Africa.

Catalogata tra le specie alloctone più invasive in Europa, è una cosiddetta pianta pioniera, altamente adattabile e a crescita rapida che, in pianura Padana e nelle valli montane, ha portato a una drastica riduzione dei boschi cedui nativi, come castagneti e querceti. Per di più, è anche difficile estirparla dai terreni perché ricresce facilmente dalle radici.

Si fa perdonare, tuttavia, i problemi che causa con una serie di pregi, primo tra tutti il legno versatile e più robusto del rovere che se ne ricava, motivo per cui è anche intensamente coltivata tanto in Italia come all’estero.

Ma la sua principale attrattiva, quella che nel 1601 convinse Jean Robin, farmacista e botanico del re di Francia Enrico IV, a portarla in Europa attraverso dei semi provenienti dai monti Appalachi della Virginia, e a darle il suo nome, sono i suoi fiori bianchi a grappolo, belli e profumatissimi.

A dispetto della fama di scarsa longevità delle acacie/robinie, il primo albero nato a Parigi, nell’attuale Place René Viviani, sulla rive gauche, nei pressi della chiesa di Saint-Julien-le-Pauvre, è ancora in piedi, anche se sorretto da pilastri in cemento, e fiorisce regolarmente, veterano tra gli oltre 370.000 alberi dei viali e parchi parigini e ufficialmente acacia più longeva d’Europa, presente nell’elenco ufficiale degli “alberi notevoli di Francia”.

In Italia, la robinia è arrivata sessant’anni dopo, piantata per la prima volta nel 1662 nell’Orto botanico di Padova.

Oltre a donare il loro profumo, che riempie l’aria de giardini da maggio a fine giugno, i fiori della robinia, che è una pianta mellifera, servono per il pregiato e benefico miele di acacia, hanno molte proprietà curative e sono ottimi da mangiare, unica parte commestibile di una pianta altrimenti tossica se ingerita, dai rami alle foglie.

Una prelibatezza a costo zero, che in stagione ci si può procurare facilmente in quasi ogni terreno incolto o nel giardino di casa, facendo attenzione alle robuste spine che difendono i rami e senza indugiare, perché la fioritura di ogni pianta dura appena una decina di giorni. Il momento migliore per la raccolta va dalla tarda mattinata al primo pomeriggio, quando il profumo è più intenso, e a inizio fioritura, quando i boccioli sono ancora chiusi.

Il primo, empirico e selvatico modo di gustare un fiore di acacia è separarlo dal calice e assaggiarne il succo, è appena una goccia, ma dolcissima. E poi, appena a casa, impastellateli e friggeteli. Ci raccomandiamo: senza lavarli, perché questo uccide la fragranza; per questo è consigliabile evitare di raccogliere i fiori a bordo strada o in zone inquinate. Se preferite una versione dolce, fate le frittelle.

Appena colti danno il massimo del gusto, ma volendo si possono conservare in frigo per quattro o cinque giorni, in un contenitore ermetico con un velo di acqua sul fondo.

Con i fiori di acacia si preparano anche marmellate, sciroppi, infusi e tisane (è sufficiente mettere in infusione i fiori in acqua calda e lasciarli raffreddare prima di bere), dolci, oppure un risotto. E profumi delicatissimi.

Oltre a essere buoni, i fiori di robinia fanno bene, perché apportano all’organismo una buona percentuale di sali minerali come calcio, ferro, e potassio, sono ricchi di tannini e oli essenziali, e contengono diverse vitamine, tra cui la B1, la B2 e la A. Grazie alle loro proprietà antinfiammatorie, antiossidanti e antimicrobiche sono ottimi per aiutare le gengive a rimanere in salute e possiedono anche proprietà balsamiche per la gola. Inoltre, alleviano le infiammazioni e danno sollievo alle allergie.

La loro breve fioritura non impedisce di consumarli anche fuori stagione: si possono essiccare, oppure conservare nel freezer in sacchetti da cento grammi, avendo cura che siano asciutti e ben separati.

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