Se oggi in Argentina una donna in difficoltà chiamasse la linea telefonica 144, il numero gratuito che offre assistenza e supporto alle donne e alle persone della comunità Lgbtq+ che subiscono violenza, rischierebbe di non ricevere alcuna risposta. Il programma di sostegno ha subito un netto ridimensionamento e ora rischia di non potere proseguire le attività. Nell’ambito delle politiche di rottamazione dello Stato, il governo Milei ha licenziato l’ottantacinque per cento del suo personale. E oggi rimangono solo due lavoratrici a rispondere al telefono, che riceve almeno trecentoquaranta chiamate al giorno e più di diecimila al mese da parte di donne che stanno subendo violenza.
Non è la sola politica di genere a essere toccata dalla motosierra del leader del partito La Libertad Avanza. I movimenti femministi e in difesa delle donne, che hanno trasformato il Paese rendendolo un modello per la tutela dei diritti umani nell’America latina, denunciano che il governo sta abbattendo tutto quello costruito fino a oggi, smantellando le politiche pubbliche destinate a garantire diritti e a proteggere chi attraversa una situazione di abusi e violenza fisica, economica e psicologica.
Il presidente Milei a dicembre dello scorso anno aveva ridotto il ministero delle Donne, del Genere e della Diversità a un sottosegretariato alle dipendenze del ministero del Capitale umano. Il dicastero era stato definanziato e a giugno è stato chiuso in modo definitivo, nonostante in Argentina la violenza di genere sia un problema strutturale. Secondo i dati ufficiali, nel Paese negli ultimi dieci anni si sono registrati almeno duemilaquattrocentoquarantasei casi di femminicidio. Sono stati duecentocinquanta nel 2023, un aumento pari all’11 per cento rispetto all’anno precedente.
«Le conseguenze dello smantellamento del ministero delle donne sono molto gravi. Oggi l’Argentina sta contravvenendo ai suoi obblighi internazionali in materia di protezione dei diritti umani», spiega a Linkiesta Luci Cavallero, sociologa e ricercatrice presso l’Università di Buenos Aires. Nei confronti di questa decisione, hanno espresso forte preoccupazione organismi internazionali come Amnesty International e l’Organizzazione degli Stati Americani (Oas). «Come associazioni e movimenti in difesa dei diritti delle donne, stiamo costruendo nuove strategie giuridiche, lavorando con i sindacati e le organizzazioni studentesche in modo trasversale. C’è una forte organizzazione del femminismo comunitario e delle lavoratrici dell’economia popolare che sono presenti in territori dove la crisi economica è arrivata a livelli di gravità tali da mettere in crisi la sopravvivenza della popolazione. Ci stiamo inoltre rivolgendo a organismi internazionali».
La chiusura del ministero delle Donne ha avuto come effetto colpire le iniziative statali legate alle questioni di genere e alle diversità sessuali. Il governo ha bloccato il budget previsto per il programma «Acompañar», un sostegno economico destinato alle donne e alle persone della comunità Lgbtq+ vittime di violenza che permetteva loro di lasciare la casa dell’aggressore. Sono state depotenziate le iniziative che forniscono assistenza economica e legale ai figli delle vittime di femminicidio. Tutte queste politiche, pianificate e rafforzate grazie a un continuo lavoro sui territori, ora rischiano di sparire. E poiché hanno effetti preventivi, le associazioni avvertono che si assisterà a un aumento dei casi di violenza.
Gli attacchi del governo sono stati anche di carattere ideologico. In diverse occasioni pubbliche, Milei e la sua ristretta cerchia di collaboratori hanno negato che esista una violenza specifica basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Il presidente ha inoltre vietato l’uso del linguaggio inclusivo nella pubblica amministrazione. Il partito La Libertad Avanza aveva presentato una proposta per abrogare la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, approvata nel dicembre 2020 e ottenuta grazie alla massiva mobilitazione dei movimenti femministi.
Al momento il disegno di legge è fermo ma alcuni ospedali, come quello di Cordoba, stanno denunciando di non ricevere le forniture per effettuare gli aborti farmacologici. «Stiamo assistendo a un attacco preciso e mirato all’organizzazione comunitaria popolare che caratterizza il nostro Paese. Al tessuto sociale, ai movimenti femministi e in difesa dei diritti umani», conclude Luci Cavallero. «Vediamo che non sta succedendo solo in Argentina. È una strategia messa in atto da tutte le estreme destre: attaccano i femminismi e le donne che con le loro pratiche mettono in crisi le gerarchie e i privilegi».