Il Partito laburista di sir Keir Starmer ha finalmente raggiunto quella vittoria già certificata nelle ultime settimane da tutti i sondaggi, tornando al potere dopo quattordici anni di assenza. Da oggi comincia una nuova era per il Regno Unito, sotto la guida di un leader pragmatico e competente, che ha riportato il Labour prima nel territorio riformista e poi al potere: quella di Starmer non è «politica spettacolo», ha detto una fonte laburista al Guardian in questi giorni, ma «si tratta di una politica progettata per ottenere risultati migliori». I primi cento giorni ora saranno fondamentali per certificare questa svolta storica.
Alla vigilia del voto, il leader del Partito liberaldemocratico, sir Ed Davey, ha detto che elezioni come questa capitano «una volta ogni cento anni», specificando che la geografia politica britannica potrebbe cambiare «per molto tempo». Questa tornata elettorale potrebbe essere paragonata per importanza alla vittoria di Margaret Thatcher nel 1979 e, in modo ancora più calzante, a quella del New Labour di Tony Blair nel 1997: due elezioni che hanno portato a cambiamenti epocali per il Regno Unito. Il 4 luglio gli elettori britannici hanno deciso che è giunto il momento per i conservatori di farsi da parte e che una nuova fase politica deve aprirsi, per salvare un Paese in grave difficoltà.
In questi anni l’economia ha faticato a crescere e adesso la sanità e gli altri servizi pubblici sono sotto pressione; la crisi abitativa, unita al problema del costo della vita, sta mettendo in difficoltà giovani e famiglie; il sistema di asilo è a dir poco frammentato, inficiato da proposte clickbait come il piano per la deportazione dei migranti in Ruanda. Il lascito dei Tories comprende anche le disavventure di Liz Truss, che da prima ministra nel 2022 ha provocato in modo negligente una crisi sui mercati finanziari, mentre la Brexit, il progetto più importante di questa era conservatrice, si è rivelata un atto di puro autolesionismo.
Le sfide quindi saranno tante per Starmer e il suo governo: in questi mesi il nuovo Labour ha delineato molte proposte per affrontare le emergenze a cui il Paese ha chiesto una risposta, conferendo al partito un solido mandato. La parola chiave della sua campagna è stata «Change» e un inizio forte, ricco di cambiamenti, potrebbe essere la chiave per cementare la leadership di Starmer: un passo alla volta, anche piccolo, per cambiare il Paese nei primi cento giorni.
Per gli elettori, le aree su cui intervenire sono ben definite. Secondo un sondaggio di YouGov, pubblicato pochi giorni prima del voto, le priorità per chi ha votato Labour sono il miglioramento del sistema sanitario nazionale, l’Nhs, e la lotta all’inflazione. Come ha scritto il Financial Times, «quello che le persone realmente intendono quando Starmer parla di “cambiamento” è che i servizi pubblici del Regno Unito, in particolare l’Nhs, migliorino e ricomincino a funzionare correttamente».
Al centro dei piani di Starmer ci sarà la creazione di tavoli interdipartimentali per guidare il progresso sulle principali “missioni” laburiste: crescita economica, crimine e giustizia, sanità ed energia green. Ciascun tavolo dialogherà con il settore privato e potrebbe includere esperti esterni oltre a politici. La donna a capo del gabinetto di Starmer, Sue Gray, supervisionerà l’implementazione direttamente da Downing Street.
Ci sono varie politiche su cui il Partito laburista ha detto che agirà immediatamente, a partire dalle prime ore del nuovo corso politico: una è il piano Ruanda sull’immigrazione promosso dal primo ministro uscente Rishi Sunak, che dovrebbe essere rimpiazzato già nei primissimi giorni da un «comando per la sicurezza delle frontiere». Sir Keir ha anche dichiarato che riformerà da subito il sistema di pianificazione urbanistica, preparando il terreno per aumentare la costruzione di nuove unità abitative e per lo sviluppo delle infrastrutture in tutta la Gran Bretagna.
Starmer e la responsabile economica laburista Rachel Reeves hanno rilasciato un’intervista congiunta al Times di Londra riguardo i loro piani per la costruzione di abitazioni, affermando che ci si aspettano almeno tre annunci al riguardo nei primi quindici giorni del nuovo governo. Il segretario ombra per la Salute, Wes Streeting, ha invece promesso di intervenire subito sulla sanità e sugli scioperi del personale, per ridurre le liste d’attesa come promesso. Infine, Ed Miliband, il segretario ombra per l’Energia, si è impegnato a revocare il divieto di nuovi parchi eolici onshore nelle prime settimane del nuovo governo laburista.
Per sfruttare al massimo i primi cento giorni di governo, è probabile che il Labour avvii la sua agenda legislativa prima della pausa estiva: questo include un «nuovo patto per i lavoratori», che è stato promosso dalla fondamentale vice di Starmer, Angela Rayner. Questo provvedimento punta a intervenire sui «contratti a zero ore», secondo cui il datore di lavoro non è obbligato a fornire alcun numero minimo di ore lavorative al dipendente, ma anche sulle pratiche di licenziamento e ricontrattazione, oltre a promuovere un allentamento delle «restrizioni sull’attività sindacale».
Nel frattempo ci sono anche gli impegni internazionali da conciliare, per riportare il Regno Unito al centro della diplomazia globale: con ogni probabilità martedì 9 luglio Starmer parteciperà al summit per il settantacinquesimo anniversario della Nato a Washington, insieme al presidente degli Stati Uniti Joe Biden e agli altri capi di Stato e di governo. Il 18 luglio, in veste di primo ministro, riceverà i principali leader dell’Ue, tra cui il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, per il summit della Comunità politica europea nell’Oxfordshire.
Il resto di luglio vedrà il Labour continuare con la sua agenda prima che il Parlamento chiuda per una pausa estiva più breve del solito, come riportato dal Sunday Times: di solito è prevista da metà luglio fino a inizio settembre, ma il Labour probabilmente la accorcerà in modo che i deputati siano assenti solo ad agosto. Nella settimana prima della pausa, il partito di sir Keir dovrebbe proseguire con l’introduzione di nuove leggi, che potrebbero includere Great British Energy, l’azienda green di proprietà statale che secondo il Labour contribuirà a rendere il Paese «una superpotenza dell’energia pulita», finanziata con una tassa straordinaria sulle compagnie petrolifere e del gas.
L’agenda parlamentare del Labour riprenderà a settembre dopo la pausa, anche se il mese sarà dominato dalle convention dei partiti, con quella laburista in programma a Liverpool dal 22 al 25 settembre. A ottobre, invece, Rachel Reeves, che diventerà la prima donna a guidare il ministero dell’Economia britannico, presenterà la sua manovra di bilancio. Il Labour si è impegnato a non «aumentare le tasse per i lavoratori», escludendo aumenti dell’imposta sul reddito, della National insurance e dell’Iva. Secondo i dati, in ogni caso, il prossimo governo dovrebbe beneficiare del calo dell’inflazione e dei prezzi dei carburanti.
L’idea di Starmer è proprio questa: piccoli passi, ben calibrati, per realizzare piano piano il cambiamento che i cittadini si aspettano. Da direttore del Pubblico ministero, una delle principali cariche che Starmer ha ricoperto durante la sua carriera legale, la riforma di cui va più orgoglioso è la sostituzione dei file cartacei con quelli digitali. Una svolta che non è arrivata in prima pagina, ma che ha accelerato il processo di giustizia penale.
«Penso che pratichi la politica esattamente come ha praticato la legge», ha detto al Financial Times Lord Ken Macdonald, predecessore di Starmer come direttore del Pubblico ministero. «Non ci sono fuochi d’artificio, ma ha vinto la gran parte dei suoi casi perché ha completamente padroneggiato la materia». L’obiettivo di Starmer è semplicemente fare ciò che funziona: presi singolarmente, alcuni provvedimenti potrebbero sembrare non particolarmente ambiziosi, forse anche un po’ noiosi, ma potrebbero produrre un cambiamento sostanziale.