La balneabilità della Senna in vista delle Olimpiadi di Parigi non è solo una questione sportiva, ma una sfida urbana (e urbanistica) che punta a rendere la capitale francese più vivibile nell’era delle ondate di calore estive nelle metropoli dense e iper-cementificate. Restituire, dopo più di cent’anni (1923), alcuni tratti di fiume alla cittadinanza è un obiettivo che appare in perfetta continuità con l’approccio dell’amministrazione di Anne Hidalgo.
Nel giro di dieci anni, la sindaca socialista ha reso la capitale francese un punto di riferimento per quanto riguarda il verde urbano, la dimensione di prossimità nei quartieri, la mobilità attiva e gli interventi per porre fine al dominio dell’automobile nello spazio pubblico. Misure che, non a caso, hanno ridotto l’inquinamento atmosferico del quaranta per cento e reso la bici più popolare dei mezzi a motore negli spostamenti in centro. Gli interventi sulla Senna sono concepiti come una sorta di ciliegina sulla torta del secondo mandato di Hidalgo, rieletta nel 2020.
Come spesso accade quando c’è in gioco un grande cambiamento, anche il piano per rendere la Senna balneabile sta incontrando resistenze di natura ideologica. Abituati alle acque cristalline del Mediterraneo, gli abitanti di Paesi come Spagna, Francia o Italia si approcciano spesso con diffidenza a un tuffo in un fiume in pieno centro. Succede anche a Milano, dove la qualità dell’acqua dei navigli Grande e Pavese è uno dei pochi “non problemi” nell’ottica della balneabilità dei due canali irrigui. Ma in città come Zurigo, Graz o Praga è perfettamente normale.
Il piano da 1,4 miliardi e i confortanti test di inizio luglio
Parigi vuole seguire la linea già intrapresa da altre città europee. Nel migliore degli scenari, dal 2025 la Senna avrà tre piscine naturali (una in centro, una nella zona est e una nella zona ovest) contrassegnate dalle boe, monitorate dai bagnini e contraddistinte da tutto ciò che generalmente troviamo in un lido: docce, armadietti, spogliatoi, bar.
L’amministrazione parigina ha investito circa 1,4 miliardi di euro (la metà finanziata dallo Stato) in dieci anni per rendere la Senna balneabile. I lavori si sono articolati principalmente in due parti: la costruzione di un enorme bacino di stoccaggio dei reflui fognari e il risanamento dell’acqua del fiume, con l’obiettivo di eliminare la presenza eccessiva di batteri – appartenenti ai generi Escherichia e Enterococcus – legati allo smaltimento delle acque di scarico. Una cifra, quella spesa da Hidalgo per la balneabilità della Senna, soggetta ad aspre critiche e ritenuta eccessiva in un periodo in cui, come tutte le capitali europee, Parigi è alle prese con l’overtourism e una preoccupante crisi abitativa (due problemi strettamente connessi).
Al netto della (lecita) rabbia della cittadinanza, gli sforzi per rendere l’acqua della Senna balneabile stanno faticosamente ottenendo i risultati sperati. Secondo gli esiti dei test microbiologici annunciati giovedì 4 luglio, a circa tre settimane dall’inizio dei Giochi (26 luglio-11 agosto), nel periodo tra il 24 giugno e il 2 luglio i livelli di Escherichia coli (o E.Coli) ed Enterococchi nei punti destinati alle gare hanno rispettato i limiti sanitari. Il fiume parigino, salvo sorprese, ospiterà le gare di nuoto in acque libere (8 e 9 agosto), la prova in acqua del triathlon (30 e 31 luglio), l’evento misto del 5 agosto e il paratriathlon.
La preoccupante qualità dell’acqua a giugno
È ancora presto, quindi, per organizzare i funerali di un progetto contraddistinto da un forte valore politico, essendo difeso a spada tratta sia dalla sindaca parigina, sia dal presidente francese Emmanuel Macron. Entrambi hanno promesso dei bagni simbolici in vista dei Giochi. Bagni che, non ufficialmente, sono stati rinviati anche per i livelli non ottimali della qualità dell’acqua nelle prime due-tre settimane del mese scorso.
Nei primi otto giorni di giugno, stando alle analisi effettuate presso i laboratori dell’Eau de Paris, i livelli di Escherichia coli – un batterio presente nella normale flora batterica intestinale, ma alcuni suoi ceppi possono provocare serie infezioni e malattie – hanno sempre superato i limiti. Valori simili, ma meno preoccupanti, sono stati registrati tra il 10 e il 16 giugno: il bollettino ufficiale della prefettura regionale ha segnalato concentrazioni elevate di E.Coli nei quattro punti in cui è stata prelevata l’acqua. Tra questi c’era il tratto coincidente con il ponte Alexandre III, da cui partiranno le gare di nuoto e triathlon. Il primo luglio, anche a causa dei batteri nell’acqua, sono state persino annullate le prove della cerimonia d’apertura dei Giochi, che per la prima volta nella storia delle Olimpiadi non si svolgerà in uno stadio.
In alcuni giorni di giugno, scrive Le Monde, la concentrazione di E.Coli era dieci volte superiore al limite di mille CFU (unità formanti colonie) ogni cento millilitri d’acqua. Questa soglia, stabilita dalle federazioni sportive e approvata dal Comitato olimpico internazionale (Cio), è più blanda rispetto a quella messa nero su bianco nel 2006 dall’Unione europea, che impone limiti di novecento CFU ogni cento millilitri per l’E.Coli e trecentotrenta gli Enterococchi.
L’impatto della pioggia e l’importanza del bacino di stoccaggio
Gli sconfortanti livelli di biosicurezza registrati a giugno, secondo gli esperti, trovano spiegazioni nelle condizioni meteorologiche primaverili. Dopo settimane di pioggia spesso ininterrotta, la portata del fiume era circa cinque-sei volte superiore rispetto ai livelli consueti. Le forti precipitazioni sono solite a gonfiare la rete fognaria cittadina, che scarica direttamente nel fiume i reflui non trattati. Il mix tra piogge, portata elevata del fiume, scarsa luce solare, basse temperature e scarichi inquinanti provenienti da monte provoca un peggioramento della qualità dell’acqua.
Secondo l’amministrazione parigina, gli ottimi risultati dei test annunciati il 4 luglio sono dovuti anche all’arrivo del caldo e delle giornate soleggiate. Questo discorso vale soprattutto per l’E.Coli, più sensibile alle variazioni meteorologiche rispetto agli Enterococchi. «Più alta è l’intensità dei raggi UV, più velocemente i batteri muoiono. Stessa cosa per la temperatura dell’acqua, che di solito in estate è superiore ai ventidue gradi celsius, ma nelle scorse settimane era spesso a quota sedici gradi», ha detto Benjamin Raigneau, director of Water Quality dell’amministrazione parigina.
La balneabilità della Senna, però, non è appesa esclusivamente alle condizioni meteorologiche, che in piena crisi climatica si rivelano sempre più incerte ed estreme. Molto dipenderà dal già citato bacino di stoccaggio, in funzione da un paio di settimane, situato vicino alla stazione di Austerlitz, nel tredicesimo arrondissement di Parigi.
Si tratta di un’imponente opera idraulica in grado di contenere fino a quarantaseimila metri cubi di acque reflue, impedendo lo sversamento nel corso d’acqua. Il bacino artificiale è profondo trenta metri e grande come una dozzina di piscine olimpioniche. Una volta raccolta nel serbatoio, l’acqua piovana scorrerà attraverso un tunnel che passa sotto la Senna ed è collegato a un impianto di trattamento. Nel momento in cui l’acqua soddisferà gli standard sanitari ufficiali, avverrà il riversamento nel fiume.
«Fare il bagno nella Senna è un sogno d’infanzia che diventa realtà. A Parigi il nostro sogno era nuotare nel fiume come facevano i parigini cento anni fa. E le Olimpiadi hanno dato un enorme impulso a questo progetto», ha detto la sindaca Anne Hidalgo, che – dopo due rinvii – dovrebbe finalmente tuffarsi tra il 15 e il 17 luglio. Non sono arrivate novità da Emmanuel Macron, alle prese con questioni elettorali molto più urgenti. L’alternativa alla Senna, in caso di mancata balneabilità del fiume, è il sito di Vaires-sur-Marne, cittadina alle porte di Parigi, dove sono già in programma le gare di canottaggio e canoa. I riflettori sono tutti puntati sui risultati delle prossime analisi microbiologiche, che durante i Giochi verranno effettuate due volte al giorno presso i laboratori dell’Eau de Paris.