Tre giorni per ballare, lasciarsi andare ed abbandonarsi alla condivisione sulla costa basca francese. Dal 18 al 20 luglio, il parco Duconténia di Saint-Jean-de-Luz accoglierà la terza edizione di Udada. Un evento ibrido e avanguardista che combina il festival musicale al sistema delle fiere d’arte, organizzate in padiglioni. Trentamila metri quadrati verdeggianti dove un immenso laboratorio di idee prenderà forma. La promessa per le millecinquecento persone attese ogni giorno è di celebrare i giorni di sole – in basco Udada significa «è estate» (uda per “estate”, da per “è” – con una bella programmazione composta di live e DJ set fino a notte fonda, atelier per bambini, performance artistiche e danzanti accompagnate da tavolate conviviali per degustare le prelibatezze della gastronomia locale.
«Abbiamo escogitato il sistema delle Udatchas (i padiglioni), per un offrire al pubblico la possibilità di passeggiare al proprio ritmo, perdersi e ritrovarsi con un approccio aperto, libero di costruirsi un’esperienza unica, senza dover sottostare ai diktat di un percorso imposto», ci spiega la cofondatrice Jeanne Lafitte Boulart, fiera di non avere adottato la metodologia tradizionale dei festival musicali. Tandem di audacia e creatività, lei ed il compagno Pierre Lafitte sono sempre stati spinti da un irresistibile impulso di rompere gli schemi, dalla volontà di esplorare nuovi orizzonti. Möi Möi è l’associazione a metà strada tra il collettivo di artisti e l’agenzia di ingegneria culturale che hanno fondato con tanti amici del posto circa quindici anni fa.
Abbracciando il mantra che loro stessi hanno coniato «rompiamo le barriere tra le discipline e uniamo la gente», per dieci anni sono stati i promotori di Baleapop, un festival musicale con gli occhi aperti sull’arte contemporanea che non esiste più. Ogni estate vivevano notti insonni, un po’ folli, dimenandosi al ritmo della buona musica, motivati dell’immancabile vena artistica. Insieme sono cresciuti, hanno avviato tanti progetti: una web radio, un’etichetta musicale e nel frattempo hanno messo su famiglia, come tanti dei loro amici. Jeanne se lo ricorda bene, anche dopo Baleapop hanno provato a darsi una calmata, ma non ce l’hanno fatta. Tre anni fa, in piena pandemia, avevano lanciato Udada, una galleria effimera che presentava i manufatti di più discipline: micro-edizione, illustrazione, ceramica.
Dopo due mesi la coppia aveva voglia di renderla più duratura. Quasi naturalmente si è evoluta in un festival ibrido, destinato alla loro generazione – un gruppo di amici affiatati da sempre assetati di cultura – e a quella dei loro figli. «Möi Möi è la struttura ricreativa in cui possiamo permetterci di sperimentare cose nuove. Ancora oggi lo considero come un giardino segreto, un cortile per la ricreazione e lo svago. Il nostro lavoro consiste nel portare felicità al pubblico, ai nostri figli ma anche a tutti gli illustratori, artisti, artigiani e addetti al settore che hanno reso questo festival delle nuove tribù possibile», racconta Jeanne che è anche la fondatrice dell’agenzia creativa Nabie.
Con l’intenzione risvegliare curiosità e desideri reconditi, la curatela dei tre padiglioni è stata delegata a più esperti. Come un faro nella notte, Zikiro-disco è un falò popolare, mensa ardente e scena vulcanica pensata per cantare, ballare e rifocillarsi intorno alle braci. Un’installazione costruita in situ che si ispira all’arte della cucina a fuoco vivo importata un tempo dai marinai baschi di ritorno dalle loro spedizioni transatlantiche. La passeggiata prosegue verso Social Fiction. Questa udatcha di duecentosedici metri quadri racchiude un museo effimero che espone i lavori di trentacinque studenti di design del liceo Cantau di Anglet, iniziati al design speculativo nel corso di un workshop. Infine, Chimère sound system è un’installazione interattiva e ludica nel giardino, dove strane sagome invitano i visitatori a unirsi alle loro danze gioiose.
Laboratori di iniziazione allo yoga e al teatro, atelier musicali o di design culinario, gare di biglie: durante la libera deambulazione non mancano le attività per i più giovani e nemmeno le proposte per ristorarli: «Oggi la gastronomia è parte integrante del panorama culturale, tanto quanto la musica e l’illustrazione. Trovo che sia un settore particolarmente sperimentale. Il sabato installeremo un banchetto nel parco con una lunga tavolata e una cucina intorno alla brace, con un menù appositamente confezionato per i bambini. Ogni sera organizzeremo pop-up diversi collaborando con chef, produttori locali e vignaioli appassionati. Una squadra provvederà alle degustazioni di sidro, un’altra si concentrerà sui brodi per esempio. È importante coltivare tutto ciò che contribuisce ad arricchire il nostro paesaggio culturale. Per questo consideriamo le esperienze gustative Udada a cavallo tra il cibo e la performance, immersive e diversificate», prosegue Jeanne entusiasta.
Udada si autofinanzia al novanta per cento grazie alla vendita di biglietti e ai partner istituzionali. Il supporto della municipalità di Saint-Jean-de-Luz è cruciale sin dalla prima edizione. L’obiettivo di Möi Möi resta però di costruire eventi autosufficienti per non dipendere da sovvenzioni che potrebbero essere tagliate improvvisamente, mettendo in pericolo la sostenibilità del progetto. Anche se simbolicamente, tutti i collaboratori vengono retribuiti perché la valorizzazione del lavoro culturale locale è di vitale importanza. Forse, un giorno, la manifestazione si sdoppierà in un’edizione invernale, più destinata agli abitanti e meno frequentata dai turisti della caratteristica cittadina basca vicino a Biarritz. Per ora ci accontentiamo di godere di questi tre giorni spettacolari che si preannunciano come una festa genuina, all’insegna della creatività, del groove e del buon umore.