Vie dello spirito Il whiskey è una parte importante del turismo irlandese

Da anni l’Irlanda investe molto sul turismo e tra le possibilità di esperienza per i visitatori ci sono anche le distillerie, che contribuiscono in maniera significativa allo sviluppo delle comunità in cui sono inserite

Bushmills Whiskey Distillery Tour, Bushmills, Co. Antrim, @TurismoIrlandese

C’è un turismo spirituale, che muove milioni di persone ogni anno, tra chiese, templi e monumenti sacri, e poi c’è un turismo “spiritoso”, con cattedrali di rame e luoghi in cui la fede assume i contorni panciuti di grossi contenitori in legno, in cui le preghiere possono riposare anche molto a lungo prima di essere esaudite.

Lo spiriturismo è una parte del turismo enogastronomico, quello che si muove verso le distillerie e gli spirits, per intenderci. In Italia, per tradizione e cultura, occupa una posizione secondaria rispetto a quella dell’enoturismo, ma ci sono Paesi come l’Irlanda in cui ricopre un ruolo molto più importante. Qui i pellegrini del distillato di malto invecchiato arrivano un po’ da tutto il mondo, guidati sulle vie dello spirito tanto dall’ente nazionale del turismo quanto dall’associazione locale dei produttori e da tutte le agenzie e i portali di promozione collegati, che hanno capito bene il potenziale di questo movimento.

Dall’Italia non arrivano però solo gli spirituristi, ma anche gli stessi distillatori e i grappaioli trentini hanno di recente raccolto spunti interessanti dai colleghi isolani.

Hinch Distillery, Ballynahinch, Co. Down @TurismoIrlandese

Il turismo del whiskey in Irlanda
Il “mal d’Irlanda” è un contagio a cui chiunque sia stato sull’isola difficilmente resta immune. È una sorta di richiamo che avviluppa in silenzio, ogni volta che arriva quel momento dell’anno in cui si era partiti, richiamando il ricordo vivo di quella pioggerella che bagna qualsiasi cosa – l’ombrello non serve a molto – e dei colori di cui si accende il paesaggio a ogni squarcio delle nuvole, anche solo per una manciata di secondi. Restano impresse per sempre.

Idilli a parte, nel corso degli ultimi decenni l’Irlanda sul turismo ha puntato moltissimo. La Wild Atlantic Way è stata curata e promossa come meta cult, tra view point, sentieri e attività collegate e per percentuale di turisti stranieri è seconda solo alla capitale Dublino. I dati complessivi per il 2023 non sono ancora disponibili, ma nel 2022 – primo anno di ripresa dopo la pandemia – il Central Statistics Office e Fáilte Ireland (autorità nazionale per lo sviluppo del turismo) hanno calcolato circa sette milioni di turisti stranieri e un totale di 13,4 milioni di viaggi domestici, mentre sono 15,3 milioni soltanto gli ingressi registrati dall’Office of Public Works del governo irlandese per castelli, giardini e monumenti storici, altra attrazione importante.

Poi c’è il turismo gastronomico (qui il prefisso eno- avrebbe poco senso) e in questo campo tra i brand nazionali il primato è della Guinness. Lo stabilimento di Dublino è una Mecca che nel 2022 ha totalizzato da sola circa 1,1 milioni di visite seguita, seppur a distanza, da Jameson, che tra la distilleria di Bow Street a Dublino e quella di Midleton a Cork ha accolto quasi trecentocinquantamila anime.

Midleton Distillery @TurismoIrlandese

Gli ultimi dati relativi allo spiriturismo in Irlanda sono stati pubblicati dalla Irish Whiskey Association (Iwa) a inizio 2023 e riguardano sempre il 2022, anno in cui si sono stati registrati 677.000 visitatori nelle distillerie irlandesi. Sebbene lontani dal traguardo di oltre un milione di visitatori raggiunto nel 2019 – provenienti per la maggior parte da Stati Uniti e Canada, Irlanda, Regno Unito, Germania e Francia, ma con aumenti significativi anche dall’Italia – il distillato continua a dimostrare un buon appeal e i guadagni non sono a senso unico.

L’attività di accoglienza delle distillerie ha una ricaduta positiva dal punto di vista economico anche per le comunità locali di riferimento, tanto che l’Iwa l’ha calcolata assieme a Fáilte Ireland, stimando una spesa sui territori legata allo spiriturismo di oltre quaranta milioni di euro. Non male, se si pensa che su circa cinquanta distillerie attive nel Paese, quelle aperte alle visite sono poco più della metà. A conti fatti, l’economia creata da ciascuna di esse non è da sottovalutare.

Esperienza whiskey tra distillerie, tour e reliquie
Percorsi guidati alla scoperta dei processi produttivi, diverse possibilità di degustazione e anche di abbinamento. Sono i passaggi classici dell’esperienza che si può vivere nelle distillerie irlandesi, alle quali la Iwa ha dedicato un sito, IrishWhiskey360.com, che mappa tutte le aziende aperte alle visite.

Teeling Whiskey Distillery @Istituto Tutela Grappa Trentino

Un ottimo modo per scoprire il whiskey sono anche i diversi tour promossi da Tourism Ireland, l’agenzia per la promozione turistica dell’isola, che si possono seguire in forma guidata o autonoma e che includono, oltre alle distillerie, anche tappe di interesse storico e naturalistico. Nota importante: la promozione del whiskey, non riguarda mai soltanto la Repubblica di Irlanda, ma comprende proprio tutta l’isola, Irlanda del Nord inclusa.

Per chi desidera fare un’esperienza in compagnia di una guida esperta, il portale Whiskey Island offre sette diversi percorsi guidati di due o tre giorni tra le distillerie, tre dei quali incentrati sulla capitale, mentre altri su Boyne Valley, Ireland’s Hidden Heartlands, Ireland’s Ancient East e Irlanda del Nord, combinando degustazioni ed esperienze sui territori. Specificamente per l’Irlanda del Nord, un riferimento utile è lo Spirit Trail, che coinvolge quattordici realtà, da Belfast alle Mourne Mountains, fino alla Causeway Coast, lungo la quale si trova uno dei marchi più famosi al mondo, Bushmills, con un pedigree di quattrocento anni.

Infine, come ogni turismo dello spirito che si rispetti, anche quello del whiskey ha le proprie reliquie e i propri testi sacri e il più antico sarà a breve esposto al pubblico. Il Red Book of Ossory, importante registro episcopale redatto in Irlanda nel 1324 da Richard de Ledrede, anticipa di 170 anni le prime testimonianze scritte in Scozia sulla storia della distillazione. Una sorta di Vecchio Testamento per gli appassionati dello spirito, che oltre a racchiudere informazioni importanti a livello legale e le disposizioni della Magna Carta, contiene anche una delle prime ricette attestate per la distillazione del whisky, con riferimento all’aqua vitae, espressione latina che in gaelico irlandese divenne appunto uisce beatha, da cui deriva la parola whiskey (lo avevamo spiegato qui). A partire dal 29 luglio, in occasione dei settecento anni dalla sua creazione, il testo sarà esposto nella cattedrale di St. Canice, a Kilkenny (provincia del Leinster, a sud dell’isola).

Teeling Whiskey @Istituto Tutela Grappa Trentino

Un modello per lo spiriturismo italiano
Tra i pellegrini del distillato non ci sono solo i fedeli, ma in un certo senso anche i sacerdoti. Il turismo del whiskey in Irlanda offre infatti spunti utili di apprendimento per quei territori che sulla costruzione di uno spiriturismo stanno lavorando in maniera consapevole proprio in questi anni.

In Italia, ad esempio, l’Istituto di Tutela Grappa del Trentino ha lanciato un’iniziativa che lo scorso maggio ha portato in viaggio-studio in Irlanda venticinque distillatori da tredici delle proprie aziende (per questa realtà si tratta della metà degli associati). Quattro giorni tra Dublino, Kilkenny, Cork e territori limitrofi, per visitare sette distillerie – Ballykeefe, Clonakilty, Midleton, Waterford, Jameson, Teeling e Pease Lyons – oltre alla fabbrica della Guinness, tenendo d’occhio anche il mondo della ristorazione e il modo in cui vengono proposti i distillati locali.

Teeling Whiskey Distillery @Istituto Tutela Grappa Trentino

Ne è uscito un confronto che viene spiegato molto bene da Bruno Pilzer, vice presidente dell’istituto di tutela, oltre che distillatore presente al tour. «L’ospitalità in Trentino è molto più semplice perché le aziende sono più piccole, a parte Marzadro, che comunque resta un’azienda familiare, mentre le realtà che abbiamo visitato, più grandi e strutturate, sono spesso di proprietà di gruppi multinazionali».

Se da una parte la dimensione standardizza, dall’altra offre anche spunti di riflessione. «Spesso trovi ad accoglierti una ragazza o un ragazzo che ripetono ciò che ha deciso il marketing manager, ma ciò che ha colpito tutti è la professionalità con cui questo viene fatto. Nulla è lasciato al caso e anche nelle risposte sono molto precisi. Di fronte ad argomenti tecnici chiamano subito il distillatore. Da questo trovo ci sia da imparare, così come dal fatto di trovare sempre la sala pronta, il percorso già preparato, tutti i punti in cui far fermare il visitatore per spiegare i passaggi importanti».

Midleton Cocktail Class @TurismoIrlandese

Dal punto di vista degli assaggi poi emerge un altro aspetto. «La degustazione finale prevede la presentazione del whiskey puro, ma spesso e volentieri vengono presentati anche dei cocktail, una cosa che con la grappa non succede».

Poi c’è un aspetto su tutti, che resta impresso. «Quando parlano di Irlanda parlano tutti alla stessa maniera, ripetono la stessa storia e hanno un rispetto verso il proprio Paese che qui non c’è. Da noi puntiamo tutti sulla diversità, sul fatto di essere trentini, veneti, lombardi… Bello finché vuoi, ma quando si parla della storia, quella storia dovrebbe essere unica. In questo siamo un po’ più fantasiosi», scherza Pilzer. Questo dovrebbe far scuola anche da noi e non solo nel campo dei distillati.

Roe & Co Whiskey Tour, Thomas St, Dublin City lead, @TurismoIrlandese

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