Stallo israelianoCronache nervose da Tel Aviv, liti nel gabinetto di guerra e attacchi a convogli umanitari

C'è un solo accordo di cessate il fuoco e riguarda la pausa per le vaccinazioni antipolio nei territori martoriati dal conflitto. Ancora lontane le altre soluzioni di pace, mentre l'Idf spara per errore e il ministro della difesa Gallant vota contro Netanyahu

Sul fronte israelo-palestinese domina ancora il pessimismo sul cessate il fuoco. Nonostante l’accordo sottoscritto dalle parti per consentire le vaccinazioni antipolio nei territori palestinesi, prosegue lo stallo delle trattative. Nella notte si è saputo che il gabinetto per la sicurezza israeliano ha votato a larga maggioranza il supporto al primo ministro Benjamin Netanyahu per mantenere le truppe israeliane nel corridoio di Filadelfia come parte fondante di un possibile accordo di cessate il fuoco. Lo scrive Times of Israel che ha intervistato un alto funzionario del governo. Si registra però il no del ministro della Difesa Yoav Gallant che ha votato contro, a fronte di otto ministri che hanno votato a favore della posizione di Netanyahu. 

Rimanere a presidiare il corridoio di Filadelfia secondo Netanyahu è essenziale per impedire il passaggio di armi che consentirebbe ad Hamas di riprendersi dopo la guerra. Sulla proposta ponte degli Stati Uniti che prevede un numero limitato di soldati nel Corridoio, Hamas ed Egitto si sono finora opposti. Nella riunione del gabinetto di sicurezza di ieri sera, quindi, soltanto l’apparato di sicurezza ha spinto per una maggiore flessibilità sulla questione, temendo che la rigidità del primo ministro prolunghi ulteriormente lo stallo mettendo a rischio la vita degli ostaggi. Più rigido ancora Itamar Ben Gvir responsabile della Sicurezza nazionale che, come l’estrema destra, ha sostenuto che la scelta di Netanyahu non fosse abbastanza dura e si è astenuto.

Intanto le cronache di ieri raccontano di una tensione crescente: prima una sparatoria con le forze dell’Idf che hanno preso di mira un veicolo del programma alimentare mondiale (Pam) nonostante esibisse i simboli delle Nazioni Unite. Poi, in serata, un attacco aereo su un convoglio di aiuti umanitari diretti a Gaza sul quale Israele ha ammesso errori di valutazione, arrivando a licenziare due ufficiali che hanno scambiato un avvicendamento del personale sulla strada un gruppo di  assalitori armati. Ma l’ente  che ha organizzato gli aiuti ha affermato che le persone uccise nell’attacco erano dipendenti della compagnia di trasporti.

Organizzato dalla ong americana Anera, il convoglio trasportava rifornimenti medici e carburante a un ospedale gestito dagli Emirati a Rafah. Il percorso era stato coordinato in anticipo con l’Idf, seguendo il protocollo di deconflittualità firmato per impedire che i veicoli di soccorso siano bombardati.

Notizie frammentarie da Gaza parlano di cinque vittime, mentre l’Idf ha cercato da subito di spiegare l’abbaglio con l’intercettazione di movimenti sospetti intorno ai mezzi coinvolti. L’episodio ha ricordato la tragedia dello scorso aprile, quando le forze di Idf hanno lanciato un drone armato su un mezzo dell’organizzazione benefica World Central Kitchen che ha portato alla morte di sette persone.

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