Dossier sostenibilità Elon Musk vuole diventare il Grillo Parlante di Donald Trump sul clima

Il Ceo di Tesla e SpaceX, che ha opinioni ambigue sui temi ambientali, sta cercando di ammorbidire le posizioni del tycoon sulla decarbonizzazione dei trasporti, ovviamente per tornaconto personale. Sul resto, però, il candidato repubblicano sembra irremovibile, anche a causa dei suoi rapporti con l’industria fossile (con cui Musk continua a flirtare)

Elon Musk e Donald Trump nel 2017 (AP Photo/LaPresse, ph. Evan Vucci)

Finché macchina elettrica non ci separi (forse). C’è stato solo un piccolo momento di imbarazzo durante la telefonata-intervista su X (ex Twitter) tra l’ex presidente americano Donald Trump, candidato dei repubblicani per le elezioni del 5 novembre, e l’imprenditore miliardario Elon Musk: lo scambio di battute sul cambiamento climatico e sulle politiche necessarie per un futuro sostenibile. 

Il tycoon e il proprietario di X sembrano al momento una coppia inseparabile. Uniti nella lotta al politicamente corretto, i due si spalleggiano a vicenda soprattutto dopo l’attentato subito da Trump lo scorso luglio. Proprio questo evento ha infatti convinto Musk a dichiarare pubblicamente il suo appoggio al candidato repubblicano. Nei giorni scorsi Trump ha perfino offerto al Ceo di SpaceX, in caso di un ritorno alla Casa Bianca, una posizione nel governo o un ruolo consultivo nella sua amministrazione. Musk, su X, si è detto «disposto a servire». 

C’è però un tema, quello della transizione ecologica, su cui i due fanno fatica a trovare una posizione realmente condivisa: Trump ha costruito il suo consenso politico sulla delegittimazione della lotta contro il cambiamento climatico, Musk ha invece legato il suo successo imprenditoriale a uno degli strumenti più invocati per ridurre le emissioni dei trasporti: le automobili elettriche. 

Il miliardario è infatti, tra i vari incarichi, amministratore delegato di Tesla, una delle più importanti aziende produttrici di veicoli elettrici. Trump invece è noto per le sue dichiarazioni negazioniste sul cambiamento climatico (ha più volte definito il riscaldamento globale «una bufala») e durante il suo primo mandato da presidente ha fatto ritirare gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima. 

Non sorprende quindi il percepibile disagio quando, durante la diretta, i due hanno iniziato a parlare di sostenibilità. Musk, il cui rapporto con l’ambientalismo è piuttosto ambiguo, ha tentato di strappare a Trump qualche dichiarazione ecologista, ma è riuscito solo a sentirsi dire che «i pannelli solari in certe zone» funzionano. L’ex presidente ha poi detto a Musk che Tesla è un «ottimo prodotto», ma questo non significa che «tutti debbano utilizzare auto elettriche». 

La conversazione sul tema è stata dopo poco troncata da Trump che ha detto di essere più preoccupato dal «riscaldamento nucleare» che da quello climatico. Una chiara allusione alla guerre in Ucraina e a Gaza: temi ben più cari alla propaganda trumpiana delle macchine elettriche.

Il punto però è che una volta arrivato al governo, Trump dovrà affrontare anche il dossier sostenibilità. E non è chiaro quanto l’influenza di Musk possa effettivamente pesare. Negli ultimi giorni il tycoon ha fatto sapere di non poter far altro che «sostenere le auto elettriche perché Elon mi sostiene», correggendo però il tiro durante una recente conferenza stampa organizzata nel suo golf club di Bedminster: «Porrò fine agli obblighi per favorire i veicoli elettrici, nonostante l’endorsement di Musk», ha promesso. 

A sua volta il Ceo di Tesla durante un meeting con i suoi azionisti ha detto di saper essere «molto persuasivo» e di aver detto a Trump una volta, durante una delle loro numerose chiamate private, che «le macchine elettriche sono il futuro per gli Stati Uniti». 

L’obiettivo di Musk è quello di non «demonizzare petrolio e gas», principali responsabili (assieme al carbone) del cambiamento climatico, ma di continuare nel frattempo a spingere i suoi prodotti sostenibili. Trump a sua volta sembra voler tendere la mano al nuovo compagno di viaggio, capace di sostegni economici tutt’altro che trascurabili.

Certo è che qualche mal di pancia interno ai repubblicani sarebbe inevitabile nel caso in cui la nuova linea filo-elettrica di Trump diventasse realtà. Questi veicoli rappresentano il male assoluto per molti nell’elettorato trumpiano. L’attuale presidente Joe Biden ha approvato nel 2022 l’Inflation reduction act (Ira), una legge da trecentosettanta miliardi di dollari che prevede il sostegno ai progetti di energia pulita e ai veicoli elettrici. Un provvedimento tutt’altro che apprezzato dai repubblicani, che hanno fatto sapere di volerlo abolire appena possibile. Trump stesso aveva promesso di voler «porre fine ai pazzi incentivi alle macchine elettriche decisi da Biden». 

In più, il legame tra Donald Trump e le cosiddette “big oil” è noto da tempo. Stando a una recente ricostruzione del Washington Post, il tycoon avrebbe promesso ai dirigenti dei colossi del petrolio e del gas – tra cui ExxonMobil, Chevron e Occidental Petroleum – di cancellare le politiche verdi di Joe Biden in cambio di donazioni da un miliardo di dollari per la sua campagna elettorale. 

Insomma, è difficile che i consigli green di Musk possano estendersi al di là della mobilità elettrica. L’imprenditore, tra l’altro, ha detto di essere preoccupato solo dagli effetti a lungo termine del cambiamento climatico e diversi scienziati lo hanno accusato di aver reso X una piattaforma piena di interventi negazionisti sul cambiamento climatico.

I dubbi quindi non sono solo sul peso che Musk avrà sul possibile nuovo mandato presidenziale di Trump (diversi esponenti repubblicani hanno detto a Politico che lo avrà), ma anche sulle sue stesse intenzioni. Trump fa il politico e Musk l’imprenditore. La loro alleanza, nella migliore delle ipotesi, potrebbe limitare i danni del tycoon alla lotta per il clima. Ma i vantaggi, nel caso, saranno probabilmente solo collaterali.

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