Tragedia grecaGli incendi di Atene sono l’ennesima batosta per un Paese nella morsa della crisi climatica

La culla della civiltà occidentale è anche un “hotspot climatico” alle prese con fiamme ed eventi meteorologici estremi connessi al riscaldamento del Mediterraneo. Secondo il primo ministro Mitsotakis è «una guerra in tempo di pace»

AP Photo/LaPresse (ph. Derek Gatopoulos)

«La Grecia sta affrontando una guerra in tempo di pace. La crisi climatica è qui e ci costringe a vedere tutto in modo diverso». Sono le parole pronunciate nel settembre 2023 da Kyriakos Mitsotakis, primo ministro greco, per fare un bilancio della disastrosa estate appena archiviata. Un anno dopo, la situazione sembra ulteriormente peggiorata. Complici l’inverno più caldo della sua storia, la vegetazione secca e le violente ondate di calore estive, la Grecia è ancora alle prese con incendi boschivi che stanno creando scenari apocalittici anche nelle aree urbanizzate. 

Ad Atene, ma non solo, il cielo ha assunto un inquietante colore giallognolo dopo l’incendio divampato nella giornata di domenica 11 agosto tra Maratona e Varnava, nell’Attica orientale, a poche decine di chilometri dalla capitale. Undici località a nord di Atene sono state evacuate, compresa Maratona, con le fiamme che in alcuni punti hanno raggiunto i venticinque metri di altezza e inghiottito case ormai vuote. Migliaia di persone hanno lasciato la propria abitazione per rifugiarsi temporaneamente nel palazzetto dello sport di Oaka, nella periferia di Atene, aperto in via straordinaria per contenere l’emergenza. A Penteli, nell’unità periferica di Atene Settentrionale, è andata in fiamme una scuola e sono stati evacuati due ospedali e un centro di riabilitazione psichiatrica. Nel pomeriggio di ieri, lunedì 12 agosto, il fuoco ha raggiunto la periferia settentrionale della capitale. 

Sarebbero circa quaranta gli incendi scoppiati in Grecia durante il fine settimana del 10-11 agosto. Anche Langadas, nell’unità periferica di Salonicco, ha vissuto attimi simili ai villaggi alle porte di Atene. Secondo la protezione civile, fino al 15 di agosto – a causa delle elevate temperature, che ad Atene toccheranno i trentasette gradi, e delle raffiche di vento – metà del Paese è considerato ad «alto rischio» per quanto riguarda gli incendi e i rischi annessi. Intanto, tutti i traghetti diretti e provenienti dal porto di Rafina, che serve principalmente Creta e le Cicladi, sono stati dirottati verso il porto di Laurio, nel sud del Paese. La Grecia ha richiesto con successo l’attivazione del meccanismo di protezione civile dell’Unione europea: l’Italia invierà un Canadair, la Francia un elicottero antincendio Super Puma, la Repubblica Ceca venticinque veicoli e settantacinque vigili del fuoco; anche Romania, Spagna e Turchia forniranno assistenza. 

AP Photo/LaPresse (ph. Michael Varaklas)

Proprio come l’Italia, la Grecia è considerata un “hotspot climatico” per via della presenza del mar Mediterraneo, il cui riscaldamento ha anche un impatto su ciò che succede sopra la nostra testa: favorisce, ad esempio, la formazione di eventi estremi come nubifragi o trombe d’aria. Parallelamente, le temperature continuano a crescere repentinamente. Nel luglio 2023, il Paese è stato colpito dall’ondata di calore più lunga della sua storia (sedici giorni), che ha creato le condizioni ideali per lo sviluppo dei roghi. Non a caso, qualche settimana dopo – più precisamente tra fine agosto e inizio settembre – in Grecia c’è stato l’incendio più grande registrato in Europa nel nuovo millennio. 

Secondo uno studio internazionale, che ha coinvolto anche l’Istituto di geoscienze e georisorse del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Igg), «le condizioni climatiche nel periodo immediatamente precedente l’incendio sono cruciali perché determinano lo stato del combustibile vegetale». Spesso sono le attività umane a innescare – accidentalmente o meno – un incendio, ma le condizioni meteorologiche (i venti e le temperature), la disponibilità di combustibile (legna e vegetazione secca) e l’efficacia delle misure di prevenzione-controllo determinano la portata del fenomeno. Senza i cambiamenti climatici di origine antropica, insomma, le fiamme non si diffonderebbero così velocemente e violentemente.  

L’Europa, secondo le valutazioni di Copernicus e dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm), è il continente che si sta riscaldando più rapidamente, con un aumento delle temperature pari a circa il doppio della media globale e una mortalità legata al caldo cresciuta del trenta per cento negli ultimi vent’anni. Il punto più rovente del forno europeo è probabilmente il territorio greco, contraddistinto dalla seconda superficie costiera più estesa d’Europa (dopo la Norvegia).

La vulnerabilità climatica della Grecia è dovuta anche alla presenza delle isole (sono più di seimila – solo duecentoventisette risultano abitate – e rappresentano circa un quinto del territorio nazionale), che rendono complesse le sfide logistiche nelle situazioni emergenziali. Secondo il climatologo Kostas Lagouvardos, direttore di ricerca dell’Osservatorio nazionale di Atene (Noa), la Grecia ha «un sistema che funziona nel suo complesso – il mare, l’aria – e quando uno dei componenti di questo sistema si riscalda, si riscalda anche l’altro». 

Osservando i dati del Noa riferiti agli ultimi trenta-quarant’anni, si nota che in Grecia l’aumento medio della temperatura ha già superato il grado e mezzo. Nel Paese le ondate di calore sono sempre più lunghe e frequenti, esattamente come sta succedendo in questi giorni: le anomalie non si riferiscono più di tanto ai picchi di temperatura, ma alla durata e all’intensità di un caldo sempre più difficile da sopportare. Questo vale anche per le ondate di calore marine, che caricano il Mediterraneo di un’energia che viene poi sprigionata attraverso cicloni tropicali mediterranei (detti anche “Medicane”). 

Tra i più recenti e distruttivi citiamo il “ciclone Daniel”, che tra il 4 e il 12 settembre 2023 ha colpito Bulgaria, Grecia, Egitto, Israele, Turchia e Libia. In Grecia, dove la tempesta ha causato diciassette vittime, l’evento estremo è stato reso «fino a dieci volte più probabile» e «fino al quaranta per cento più intenso» dal riscaldamento globale, scrive il World weather attribution, un autorevole gruppo di accademici che studia la correlazione tra gli eventi meteorologici estremi e il cambiamento climatico. 

La vicinanza all’Africa, poi, ha un ruolo da non sottovalutare. I venti secchi provenienti dal deserto del Sahara alimentano le ondate di calore e rendono la vegetazione più incline a infiammarsi. Inoltre, secondo i climatologi, i cosiddetti “etesi” – i venti del mar Egeo provenienti da nord e che colpiscono principalmente le isole greche e le zone orientali – non si manifestano più solo a luglio e agosto, ma anche durante il mese di giugno. Una novità, presumibilmente connessa con i cambiamenti climatici, che secondo Kostas Lagouvardos sta creando «gli scenari peggiori» per quanto riguarda il rischio incendi. 

Secondo uno studio pubblicato lo scorso aprile su Nature, i danni economici dell’emergenza climatica hanno già superato di sei volte i costi necessari per rispettare il target dell’accordo di Parigi (non oltrepassare i +2°C di aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli pre-industriali). Facendo uno zoom sulla Grecia, notiamo che gli impatti economici degli eventi meteorologici estremi sono attualmente cinquanta volte superiori rispetto a quelli calcolati nel 2013. Secondo le stime della Banca nazionale greca, le alluvioni, le tempeste e gli incendi del 2023 hanno causato una contrazione del valore aggiunto agricolo pari all’otto per cento e una perdita di 1,2 milioni arrivi turistici. Numeri nefasti che potrebbero ripetersi al termine dell’attuale stagione estiva.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter