Senza conservantiIl «de-consumismo», l’attenzione a risparmiare e l’ossessione per la dieta

Da un lato crescono i più economici prodotti a marchio e i discount, dall’altro si cercano soprattutto alimenti che facciano dimagrire o almeno non aumentare di peso e che siano anche sostenibili dal punto di vista ambientale. Sono 16,8 milioni quelli che dicono di aver seguito almeno una dieta nel 2024. I dati dell’ultimo Rapporto Coop

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«De-consumismo». È la parola che salta subito all’occhio nel Rapporto Coop 2024 per indicare un nuovo atteggiamento più lucido e razionale degli italiani verso i consumi, dopo l’impennata inflazionistica che ha ridotto il potere d’acquisto. Una nuova dimensione in cui il superfluo viene ridotto, si privilegiano le auto usate e i prodotti tech ricondizionati. E che però che viaggia di pari passo con la ricerca del benessere personale e un’attenzione quasi ossessiva alla cura del corpo, ai chili di troppo e alla scelta del cibo da mettere in frigo.

I consumi in termini reali sono tornati al livello pre-pandemia, ma quelli che dicono di voler acquistare solo beni strettamente necessari sono aumentati del ventotto per cento, mentre diminuisce di tre punti la quota di coloro che fanno acquisti per il puro piacere di comprare qualcosa. E risparmiare resta sempre la leva che guida gli acquisti.

La voce principale nei consumi degli italiani sono ancora i beni alimentari. Il cibo rimane nelle previsioni l’unico comparto in cui tagliare la spesa è un’opzione solo per una ristretta minoranza. E anche se crescono i discount mentre i più costosi prodotti di marca dei supermercati registrano un calo, emerge comunque una differenza notevole rispetto al passato: sempre di più la scelta del cibo passa dalla testa piuttosto che dalla pancia e la spesa al supermercato non è più un atto casuale per riempire il carrello.

Seppur tra i prodotti a marchio del distributore o negli scaffali dei discount, gli italiani cercano soprattutto alimenti che facciano dimagrire o almeno non aumentare di peso, ma che siano anche sostenibili dal punto di vista ambientale. Si privilegia il «senza o con poco zucchero», il «senza conservanti», ma anche i cibi arricchiti di vitamine, proteine, cento per cento vegetali, senza lattosio e senza glutine.

Gli italiani sono gli unici in Europa, almeno a parole, a dirsi disposti a pagare di più per avere prodotti salutari. Soprattutto tra i giovani under 35, il cinquantotto per cento dice di privilegiare i prodotti di stagione ancora prima del prezzo.

Tra vegetariani, vegani e flexetariani, si moltiplicano le identità alimentari. Mentre si rafforza la coscienza ambientalista anche nel piatto. La fantomatica «dieta mediterranea» resta una scelta di una sola parte dei consumatori, mentre in tanti prediligono nuovi stili alimentari. Se un italiano su tre (trentaquattro per cento) mangia soprattutto cibi tradizionali, si affermano le diete ricche di proteine non animali, con l’iperproteico in testa (sette per cento dei consumatori, più due per cento), seguito dai regimi fit sport (più due per cento) e dal digiuno intermittente (più tre per cento). E riemerge anche il comparto del biologico, dopo anni di difficoltà per il carovita, scelto da quasi venticinque milioni di famiglie.

Altro imperativo è la rinuncia o la riduzione del consumo di carne. Il ventidueper cento degli italiani dice di averlo già fatto, mentre tra gli under 35 sale all’ottantadue per cento la quota di chi ha già scelto una dieta prevalentemente vegetale o sta valutando di farlo.

Ma a guidare i consumi è soprattutto la motivazione a restare in forma e perdere peso. Sono 16,8 milioni gli italiani che dicono di aver seguito almeno una dieta alimentare nel 2024, di cui solo il ventidue per cento si è rivolto a un medico o a un nutrizionista. I regimi alimentari ipocalorici, esplosi anche sui social network (sono 77,8 milioni i post con l’hashtag #diet), sono diffusi soprattutto tra gli under 35 (quarantanove per cento) e nelle classi sociali più alte (sessantasei per cento), considerato che richiedono spesso una spesa maggiore nel carrello.

Dal rapporto Coop viene fuori sorta di «culto» degli italiani per il corpo, collegato anche al boom dei trattamenti estetici e della cosmesi. Il ventinove per cento dice di aver preso integratori naturali. La spesa per i trattamenti cosmetici è salita in media a trecentoventi euro. Fino a raggiungere comportamenti disfunzionali, visto che 8,6 milioni gli italiani già assumono o sono interessati a ricorrere a farmaci per il diabete per dimagrire.

In questo contesto, in cui il cibo non è più solo nutrimento, resta comunque l’attenzione ai prezzi, considerato che l’aumento dei redditi non si è messo di pari passo con l’inflazione. Nel primo semestre 2024, i prodotti a marchio del distributore raggiungono a volume il 38,2 per cento delle vendite totali del mercato, con un incremento di 2,2 per cento a valore e 2,4 per cento a volume rispetto allo stesso periodo 2023. Mentre i prodotti di marca sono calati dello 0,5 per cento a valore e del 2,2 per cento a volume. Allo stesso modo, continua la crescita del discount che, anche grazie alla espansione della rete di vendita, raggiunge ben il 23 per cento di quota di mercato, con un incremento di circa quattro punti rispetto al 2019. In forma sì, ma sempre guardando al portafoglio.

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