Nella conferenza stampa con cui ha presentato la sua rosa di nomi per la prossima Commissione, Ursula von der Leyen ha affermato che nei prossimi cinque anni l’Ue sarà chiamata a lavorare per la competitività (che ha citato sempre in combinazione con la transizione, ma sempre come primo termine della coppia), per lo sviluppo digitale e l’autonomia e la sicurezza tecnologica – che vede come strumenti di difesa della democrazia europea –, e per una nuova politica estera che tenga conto del mondo creato dall’invasione russa dell’Ucraina, sulla base del lavoro degli scorsi anni.
Se queste sono le priorità, guardando la lista dei commissari è facile notare come le deleghe chiave siano in mano a Paesi appartenenti al fianco orientale dell’Unione: Kaja Kallas, estone, è proposta come commissaria per la politica estera e di sicurezza; alla finlandese Henna Virkunnen va il portafoglio per la sovranità e la sicurezza tecnologica; la Bulgaria ottiene la delega alle start up e alla ricerca e sviluppo, affidata a Ekaterina Zaharieva; come previsto, al Budget ci sarà il polacco Piotr Serafin, mentre il lettone Valdis Dombrovskis prende l’economia.
Con la Germania che conserva la presidenza della Commissione, e l’Italia che perde l’economia di Gentiloni e per guadagna, con la nomina di Raffaele Fitto, il portafoglio alla coesione, di importanza strategica minore, tra i grandi Paesi europei solo la Francia ottiene, tramite Stephane Sejourné, una delega in linea con le priorità indicate dal report Draghi e da von der Leyen, cioè quella alla prosperità e strategia industriale.
La rinnovata centralità dei paesi dell’Est e del Baltico non arriva inaspettata: con l’invasione dell’Ucraina questo blocco, guidato soprattutto dalla Polonia, ha saputo sfruttare il momento per guadagnare una nuova centralità. Per giunta, la mancanza di leadership forti in Germania e Francia ha favorito l’emergere del nuovo blocco, compatto su temi legati alla politica estera e alle diverse diramazioni della sicurezza e della sovranità europea.
Questi Paesi, alcuni raggruppati attorno alla Polonia e altri già forti su alcuni temi –come la Finlandia –, non rappresentano semplicemente un’alleanza intenzionata a sottrarre potere ad altri, ma danno vita a una precisa agenda politica formatasi sullo shock dell’invasione russa e sui timori legati a una Mosca sempre più aggressiva, e spingono l’Europa a rivedere la sua politica estera, rendendola efficace anche sul piano tecnologico e industriale.
La nomina di Serafin al budget è il segno più evidente di questo processo, rappresentando un portafoglio centrale nelle politiche europee, raccolto da un Paese, la Polonia, non secondario per popolazione ed economia e guidato da un governo europeista che può mettersi alla testa di una coalizione. Nessun assalto alla diligenza, dunque, ma un progetto politico animato da una convergenza di interessi che in tempi recenti è stata favorita dagli eventi (e dalle mancanze di altri Paesi).
Se il collegio dei commissari sarà approvato dal Parlamento Europeo, dunque, nei prossimi cinque anni dovremo aspettarci una crescita di rilevanza e di iniziativa politica dei paesi baltici e orientali dell’Ue. Tuttavia, il prezzo da pagare per i Paesi fondatori potrebbe non limitarsi alla perdita di influenza politica, ma includere anche il rischio che misure legate all’occupazione, al welfare e all’ambiente, da sempre centrali nel dibattito europeo e fondamentali per il consenso europeista di alcuni gruppi politici, finiscano in secondo piano.
Non è detto, però, che l’emergere del nuovo blocco non possa portare anche novità per gli altri Stati membri: intanto, perché la situazione potrebbe smuovere Italia, Francia e Germania, e far realizzare loro che il protagonismo in Europa non è garantito; in secondo luogo, perché Paesi storicamente refrattari a una maggiore integrazione europea potrebbero diventare meno restii al progetto, avvertendolo come fondamentale per la propria sicurezza. Inoltre, il loro interesse per i temi legati alla difesa potrebbe aiutare a sviluppare un dibattito più maturo sul tema a livello europeo.