Tratto dall’Accademia della Crusca
La locuzione latina de cuius è tratta per ellissi dalla formula del diritto romano de cuius hereditate agitur ‘della cui eredità si tratta’ ed è usata in italiano per indicare, “nella successione a causa di morte, il soggetto defunto il cui patrimonio viene devoluto ai successori (eredi e legatari)” (GDLI s.v. de cuius). La preposizione de regge l’ablativo hereditate (complemento di argomento), mentre cuius è il genitivo del pronome relativo qui ‘che, il quale’ e perciò significa ‘del quale’. Il latinismo de cuius è registrato dal Dizionario Moderno di Alfredo Panzini nella prima edizione del 1905 con la seguente definizione: “letteralmente del quale: termine legale, tolto dal Diritto romano, per indicare una persona da cui proviene una eredità, quindi Il de cuius vale il testatore”. L’equivalenza semantica tra de cuius e testatore è sottolineata anche da Cesare Marchi (1986, p. 57): “La locuzione completa è de cuius hereditàte àgitur, della cui eredità si tratta. Il de cuius, in altre parole, è il testatore”. Ma la sinonimia tra la locuzione latina e il termine italiano sussiste solamente nel caso in cui il defunto abbia lasciato disposizioni testamentarie; in assenza di un testamento, de cuius è sinonimo del meno comune termine giuridico ereditando ‘soggetto defunto i cui beni vengono trasmessi in eredità’. Di solito il latino de cuius designa una persona defunta il cui patrimonio è oggetto di successione ereditaria, ma può riferirsi anche una persona ancora in vita, che pianifica la propria successione individuando gli eredi o i legatari.
Nel linguaggio comune la locuzione può essere usata come eufemismo al posto di morto o defunto senza alcun riferimento agli aspetti ereditari. Inoltre, può indicare in tono scherzoso la persona di cui si sta parlando, come ci ricorda Paolo Zolli (1989, p. 61): “Qualche volta si adopera in senso scherzoso, anche per il gioco di parole che si può ottenere cambiando la -i- in -l-, il de cuius ‘persona di cui si tratta’”. Ad esempio, in una dichiarazione rilasciata da Matteo Renzi il 16 gennaio 2014, il politico fiorentino impiega de cuius per riferirsi a Berlusconi, che all’epoca era vivo e vegeto:
La polemica del dialogo con Forza Italia è surreale. È stravagante la polemica di un dialogo con un ‘pregiudicato’, come dice D’Attorre, quando con il “de cuius” si è fatto il governo e non ho visto ministri dimettersi quando Berlusconi è stato condannato.
I principali dizionari italiani registrano de cuius come sostantivo maschile e femminile invariabile; la voce, infatti, mantiene la stessa forma sia quando si riferisce a una persona di sesso femminile sia quando si riferisce a più persone. In questi casi le variazioni nel genere e nel numero possono essere segnalate dall’articolo: il de cuius / la de cuius / i de cuius / le de cuius. Ovviamente la preposizione latina de si conserva anche nel caso in cui l’espressione sia preceduta da una preposizione articolata: i beni del de cuius.
Il pronome relativo latino qui ha al genitivo singolare la forma cuius, valida per tutti e tre i generi (maschile, femminile e neutro), e al genitivo plurale le forme quorum (maschile e neutro) e quarum (femminile). Essendo andata completamente perduta la coscienza linguistica dell’originaria frase latina, il riferimento grammaticale al pronome relativo latino è venuto meno; di conseguenza si usa la forma singolare cuius anche quando si hanno più persone defunte e si dovrebbe teoricamente adoperare il plurale quorum o quarum.