«Ha tante colpe da stancarsi a contarle» (Shakespeare, Coriolano, 1, 1). Come Israele. Chiunque volesse trovare un ordinamento statuale più incolpato, invano lo ricercherebbe nell’elenco delle tirannie del mondo. Chiunque provasse a scovare una nazione più esecrata, inutilmente esaminerebbe la lista delle dittature che opprimono il proprio popolo e attentano alla pace, alla sicurezza e alla libertà di quelli altrui.
Non esiste uno Stato-canaglia, un’autocrazia, un regime dispotico che abbia collezionato altrettante accuse, risoluzioni, iniziative di boicottaggio, aggressioni, maledizioni. Non esistono al mondo un parlamento, un governo, un esercito che siano stati oggetto del monitoraggio e dell’assedio politico, diplomatico e giudiziario di cui il complesso civile, politico e militare dello Stato ebraico non da oggi ma, si può dire, da sempre, è stato destinatario.
E delle due l’una, se sul conto pubblico delle peggio organizzazioni statual-criminali non si ritrova nulla di neppure lontanamente comparabile: o Israele è davvero l’eminenza delittuosa nella comunità internazionale, oppure questa – non casualmente partecipata da impunitissimi sistemi
oppressivi – continua, perseguitando Israele, la persecuzione plurimillenaria del popolo ebraico.
La terza ipotesi non è data perché è implicata nella seconda. La terza ipotesi è che la comunità internazionale tiene sott’occhio Israele perché Israele è una democrazia, e con una democrazia si è più rigorosi nella pretesa di rispetto dei diritti civili, dei diritti politici, del diritto umanitario, del diritto di guerra.
Serve spiegare perché la terza ipotesi è una barzelletta? Serve spiegare perché camuffa in realtà quella seconda spiegazione, e cioè che l’inesausta molestia ai danni di Israele è la continuazione dell’eterna molestia anti-ebraica? Non serve. Il mascalzone che dà a Israele di genocida spiegando che la cosa gli spezza il cuore proprio perché lui «ama la democrazia israeliana», quello è: un mascalzone. Lo stesso che riporta e denuncia gli spropositi di un ministro fondamentalista israeliano ma non le rivendicazioni genocidiarie di Yahya Sinwar: perché questo «lo abbiamo sempre condannato!», cioè dalle 8,15 alle 9,23 del 7 ottobre, e abbastanza sottovoce.
C’è questo, soltanto questo e ancora questo a spiegare perché, tra gli Stati, lo Stato di Israele, in assoluto e senza paragoni possibili, è quello con più colpe addebitate: perché è lo Stato ebraico. Perché ha la colpa di essere lo Stato degli ebrei. Perché è la colpa degli ebrei che si fa Stato.