Lo scorso 6 giugno, il capo dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per il sussidio dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente, dichiarava che «attaccare, prendere di mira o utilizzare edifici delle Nazioni Unite per scopi militari è una palese violazione del diritto internazionale umanitario». Lo faceva commentando la notizia di un’operazione militare israeliana obbligata a dirigersi su un edificio dell’Onu adibito a bunker dai macellai del 7 ottobre.
L’altro giorno, tramite i propri profili social, l’organizzazione capeggiata da quello svizzero neutralmente lungimirante verso gli usi impropri dei suoi uffici mediorientali diramava «l’appello a tutte le parti in conflitto a non utilizzare mai le scuole o le aree circostanti per scopi militari o di combattimento». Lo faceva a proposito di un’altra operazione israeliana un’altra volta obbligata a neutralizzare un’altra aliquota di tagliagole inopinatamente finita in un’altra scuola un’altra volta sorprendentemente gestita dall’Unrwa.
Si può immaginare che l’estensore della nota abbia adoperato quella dicitura – «facciamo appello» – per non essere troppo brusco con gli innominati destinatari della comunicazione. I quali – si ha il sospetto – potrebbero essere quelli che usano le scuole (così come le moschee, le chiese, gli ospedali) per gli scopi di cui l’Unrwa comincia a denunciare cautamente – ma senza formulare accuse azzardate – l’illiceità.
La formulazione del principio, naturalmente, non si presta a correggere neppure un paragrafo della monumentale bibliografia dedicata all’inesausta attività di deliberato sterminio che Israele va compiendo, appunto, prendendo di mira scuole e ospedali. Non si possono scavare tunnel sotto alla cattedra dell’insegnante dell’Unrwa che illustra ai bambini palestinesi la bellezza del martirio, d’accordo: ma una volta riaffermato il criterio non è che si possa andare oltre, perché l’esercito sionista è pur sempre quello che «attacca le scuole». E ciò che puntualmente contrassegna l’ignominia di questa guerra è dunque una cosa, non l’altra: l’Idf, le Forze di difesa israeliane, che «fa stragi» nella scuola, non i terroristi che la occupano usando i bambini palestinesi «come attrezzi» (copyright Yahya Sinwar).
L’altro giorno il ras dell’Onu, Antonio Guterres, nel deplorare l’ultima di quelle «stragi», diceva: «Tra le vittime ci sono sei dei nostri colleghi dell’Unrwa». Non ha corretto la dichiarazione dopo la notizia che erano in buona parte terroristi. Rimanevano colleghi, effettivamente.