Dopo sessanta giorni di incertezze, trattative politiche, stalli, veti e contro veti, alla fine Emmanuel Macron ha nominato un nuovo primo ministro: Michel Barnier. Il settantatreenne ex commissario europeo e membro del partito Le Républicain succederà al ben più giovane Gabriel Attal come premier. La nomina di Barnier avviene in un momento di grave crisi politica in Francia visto che dopo le elezioni legislative del 30 giugno e 7 luglio, nessun partito o coalizione è riuscito a ottenere una maggioranza, gettando il paese nell’incertezza. Sotto crescente pressione per trovare una soluzione, Macron ha infine scelto Barnier, sperando che questi sappia unire le diverse fazioni politiche e placare le tensioni.
Non sarà facile vista la reazione iniziale dei partiti francesi. Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise (Lfi), ha criticato Macron per non aver rispettato la volontà degli elettori. Secondo Mélenchon, il presidente avrebbe ignorato il verdetto delle elezioni legislative e agito in modo autoritario nominando Barnier, e ha invitato a manifestare e a continuare la raccolta di firme per una petizione volta a destituire Macron. «La negazione della democrazia ha raggiunto il suo apogeo: un primo ministro del partito che è arrivato quarto e non ha nemmeno partecipato al fronte repubblicano. Stiamo entrando in una crisi di regime», ha dichiarato su X il segretario del Partito socialista, Olivie Faure.
Gli esponenti del partito di Macron, Renaissance, hanno avuto ovviamente una reazione è più misurata. Pur dichiarando che non voteranno a priori contro il governo Barnier, hanno chiarito che non daranno un assegno in bianco all’ex commissario. I macroniani hanno anche criticato il Partito Socialista per non aver sostenuto la candidatura di Bernard Cazeneuve, costringendo così Macron a scegliere un primo ministro di destra. Il Rassemblement National (RN) ha invece adottato una posizione attendista. Jordan Bardella, leader del partito, ha dichiarato che il RN giudicherà il discorso di politica generale di Barnier prima di decidere se sostenere una mozione di censura, sottolineando che il partito aspetta di vedere come il nuovo governo affronterà le questioni prioritarie per i suoi elettori, in particolare il potere d’acquisto, la sicurezza e l’immigrazione.
Michel Barnier è un veterano della politica francese ed europea, anche se poco conosciuto dal grande pubblico in Francia. Nella sua lunga carriera ha ricoperto numerose posizioni di alto livello: eletto a ventidue anni come il più giovane consigliere generale di Francia nel 1973, è stato deputato, ministro in quattro occasioni (ambiente, affari europei, affari esteri e agricoltura), e per due volte commissario europeo. Il suo ruolo più rilevante è stato quello di negoziatore capo per l’Unione Europea durante le trattative sulla Brexit, missione portata a termine con successo fino all’accordo finale del dicembre 2020.