Il fermento per la Milano Fashion week donna non è ancora così fragoroso. Per le strade del capoluogo lombardo aleggia infatti un’apparente quiete in vista dei «numerosi cambiamenti e delle novità» (parole di Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana, Cnmi) che caratterizzano il periodo tra il 17 e il 23 settembre.
La prossima Fashion week, innanzitutto, avrà una data in più rispetto al solito. Quest’anno, infatti, sfilate e presentazioni saranno spalmate su sette giorni, anche se l’ultimo sarà dedicato esclusivamente agli show digitali. Lo stesso Carlo Capasa, durante la conferenza stampa a palazzo Marino, si è detto «mediamente soddisfatto» per questa “conquista” sul calendario delle settimane della moda internazionali. In effetti, nonostante la presenza dello show di Fendi in apertura, non ci sarà la consueta sfilata di Giorgio Armani (sarà il 17 ottobre a New York) a trattenere addetti ai lavori, giornalisti e acquirenti, che dovranno farsi trovare subito pronti per il successivo appuntamento parigino (23 settembre-1 ottobre).
Gli appuntamenti aumentano, ma diventa ancora più faticoso riuscire a seguire tutto, rischiando di non dare la giusta attenzione al duro lavoro di chi crea le collezioni. Non a caso, si contano sessantanove sfilate fisiche e tre digitali, più altri eventi ancora da definire a cui si aggiungono le celebrazioni dell’anniversario di Laura Biagiotti e di Iceberg – che compiono cinquant’anni – e quello di Vogue Italia con i suoi sessanta.
I nuovi talenti, invece, sono presenti su più fronti. Qualche esempio? La campagna di comunicazione che tappezzerà le strade di Milano e che ha coinvolto giovani creativi come Francesco Murano e Nicola Bacchilega (entrambi, tra le altre cose, inseriti nel calendario digitale); Lorenzo Seghezzi, ANDREĀDAMO e Marco Rambaldi che presentano uno show fisico; Federico Cina – supportato dal Camera Moda Fashion Trust – che rivelerà una collezione co-ed. Soltanto donna, invece, sarà la sfilata del brand fiorentino AVAVAV.
A sottolineare il ruolo delle nuove leve in questa Fashion week è stato anche Giuseppe Sala, sindaco di Milano, sostenendo che a riprova dell’impegno del Comune nel supportare i giovani c’è il ritorno del Fashion Hub di Cnmi, «che prosegue il percorso di collaborazione con istituzioni e realtà internazionali, ribadendo il ruolo attrattivo di Milano come capitale della moda». Inoltre, sottolinea Sala, «avrà luogo nella Sala Cariatidi di Palazzo Reale la decima edizione di Milano moda graduate, che premierà gli studenti meritevoli delle principali scuole di moda italiane».
Tutte iniziative che, pur non essendo strategicamente decisive nel contesto internazionale, rappresentano un segnale luminoso per i giovani che si approcciano a questo settore e un sollievo per le vecchie guardie che hanno contribuito a scrivere la storia della moda italiana.
A ribadire l’importanza di proseguire caparbiamente con la spinta del settore moda è stato anche Lorenzo Galanti, direttore generale Agenzia ICE, secondo cui «il sistema moda, con un fatturato di 108 miliardi di euro e un export pari a 81,6 miliardi, è difatti quello che più di altri contribuisce al consolidamento dell’immagine delle eccellenze del nostro Paese all’estero».
Ma se l’export è promettente, lo stesso non si può affermare per i dati relativi al fatturato totale del comparto. Il campanello d’allarme arriva dal Fashion economic trends, secondo cui nel 2024 si è verificata una contrazione del 7,4 per cento nel primo trimestre e del 4,7 per cento nel secondo rispetto all’anno precedente.
Questi dati sottolineano l’urgenza non solo di un impegno maggiore da parte delle istituzioni a investire tempo, cura e attenzione in un settore (troppo spesso sottovalutato), ma soprattutto la necessità di lanciare nuove figure all’interno del sistema moda. Un sistema troppo spesso circoscritto al ruolo dei creativi, ma che in realtà è composto da un’ampia gamma di professionisti in grado di rendere la moda un vanto per il nostro Paese.
Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico del Comune di Milano, ha fatto emergere questo tema durante il suo intervento alla conferenza, sottolineando la necessità di porre i riflettori non soltanto sui designer, ma anche sulle figure più collaterali che ruotano intorno a una collezione: editori, comunicatori, organizzatori di eventi e così via. Una menzione che fa ben sperare.