Crisi tentacolare L’identikit degli europei più esposti al cambiamento climatico

Come confermano gli eventi meteorologici estremi di questo autunno, gli Stati dell’Europa meridionale sono (e saranno) sempre più esposti alle conseguenze del riscaldamento globale. Le famiglie, in particolare, si troveranno ad affrontare costi in ascesa legati a salute, alimentazione ed energia elettrica

AP Photo/LaPresse (ph. Emilio Morenatti)

L’alluvione nel Sud-est della Spagna ha alzato l’attenzione sugli effetti devastanti – in termini di vite umane, danni al territorio e perdite economiche – del cambiamento climatico e degli eventi meteo estremi nell’area mediterranea. Non si tratta di una catastrofe isolata: secondo uno studio del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), nei prossimi anni all’interno dell’Unione europea saranno proprio gli Stati meridionali a patire maggiormente le conseguenze della crisi in corso. In particolare, il costo del riscaldamento globale si farà sentire in modo più intenso sui bilanci domestici delle famiglie che vivono a sud.

La ricerca si intitola “The cost of climate change on households and families in the Eu” ed è stata realizzata nel 2023 dal Cmcc per l’European economic and social committee (Eesc). Ad aumentare in maniera sensibile per chi vive nell’Europa meridionale saranno soprattutto alcune voci di spesa: salute, alimentazione ed elettricità, tutte influenzate dalla frequenza con cui si verificheranno eventi meteo estremi e periodi di siccità.

La prima sarà sicuramente la più importante. Le spese sanitarie dei nuclei familiari segnano l’aumento più deciso tra tutte le categorie influenzate dall’andamento del clima, crescendo dello 0,3 per cento e del 6,2 per cento al 2050, rispettivamente in scenari di riscaldamento “moderato” e “grave”. Gli incrementi più elevati sono previsti per Cipro e Grecia, seguiti da Spagna, Croazia, Italia e Portogallo. 

Nelle regioni meridionali, gli effetti della crisi climatica sulla spesa sanitaria saranno anche regressivi: ciò significa che le famiglie più povere dovranno affrontare un incremento delle spese sanitarie più elevato rispetto ai nuclei benestanti, con il rischio che si inneschino circoli viziosi. Lo studio ha infatti preso in considerazione, per tutte le sue analisi, tre macro gruppi divisi in base al reddito, cercando di capire se l’appartenenza ad un determinato scaglione avesse conseguenze apprezzabili sul modo in cui il clima interagisce con le spese. 

Per quanto riguarda l’alimentazione, il riscaldamento globale comporterà un aumento della spesa media per famiglia nella maggior parte dei Paesi dell’Unione. Questo rialzo si attesta tra lo 0,81 per cento e lo 0,74 per cento, a seconda degli scenari. Gli aumenti maggiori in assoluto della spesa alimentare sono attesi ancora una volta a Cipro, in Grecia, in Spagna, in Italia e in Portogallo. In questo caso, invece, il fenomeno sarà regressivo soprattutto per le famiglie dell’Europa orientale.

Passando poi all’energia, le spese generali delle famiglie europee subiranno un leggero calo (tra lo 0,5 per cento e l’1 per cento), principalmente a causa della riduzione del ricorso al gas, prevista soprattutto in uno scenario di cambiamento climatico grave, con temperature sempre più alte. La diminuzione interesserà la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea, ad eccezione di quelli più settentrionali. 

È interessante notare però che questo calo generale riguardante l’energia nel suo complesso nasconde un moderato aumento delle spese per l’elettricità: parliamo in media di un rialzo dal 3,3 per cento al 4,2 per cento, nei due possibili scenari al 2050. Ancora una volta, questo incremento peserà relativamente di più sui bilanci delle famiglie più povere rispetto a quelle ricche. Addirittura, in alcuni Paesi il cambiamento climatico potrebbe portare alcune famiglie vicine alla povertà energetica, per quanto riguarda la possibilità di accesso all’elettricità: nel 2050, in Grecia le famiglie in questa condizione potrebbero aumentare del 5,2 per cento, ma il dato crescerà anche in Italia.

Il cambiamento climatico influenzerà infine le fonti di reddito. L’impatto complessivo sul reddito da lavoro sarà contenuto a livello comunitario, ma ancora una volta le maggiori riduzioni avverranno in un paese mediterraneo, di nuovo la Grecia, con cali fino al -5,2 per cento. Un dato preoccupante, soprattutto se si considera come, anche al di là degli impatti del riscaldamento globale, gli stipendi nell’area meridionale dell’Europa stiano crescendo molto lentamente (e, in alcuni casi, sono addirittura stazionari o in diminuzione).

Séamus Boland dell’Eesc ha commentato così lo studio, al momento della sua pubblicazione: «Per molte famiglie, che siano composte da singoli o da più persone, il costo del cambiamento climatico potrebbe diventare presto proibitivo e rappresentare una fonte aggiuntiva di ansia, che andrà sommarsi a quella, già esistente e seria, generata dal riscaldamento globale di per sé. Man mano che l’impatto del cambiamento climatico sta diventando sempre più evidente, tra incendi, inondazioni ed eventi meteorologici estremi, diviene chiaro come i bilanci di tutti gli Stati membri debbano includere d’ora in poi una riserva per affrontare le conseguenze di questi sconvolgimenti».

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