Quesiti linguisticiCome usare la parola «asciugamano», spiegato dall’Accademia della Crusca

Nel Mezzogiorno d’Italia si sente spesso declinata al femminile, ma in italiano il genere corretto è il maschile. E qual è invece il plurale corretto?

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

Sebbene la forma sugamanus fosse già attestata nel latino medievale (in un testo di Aquileia del 1350, cfr. DELI), la parola asciugamano è considerata dalla maggior parte dei dizionari una formazione tutta italiana, ossia un composto formato dal verbo asciuga(re) e dal nome mano, che è il complemento oggetto del verbo in prima posizione. Quasi tutti i dizionari consultati (GDLI, GRADIT, Devoto-Oli online, l’Etimologico) riconducono la prima attestazione del termine al 1836, ma, grazie allo Zingarelli 2025 (che riporta come datazione prima del 1564), possiamo supporre un’origine più antica del termine. Attraverso Google libri siamo riusciti a retrodatare (non di poco) il tipo lessicale nella forma sciugamano, che già il DELI datava al 1598 grazie all’attestazione in John Florio (A Worlde of Wordes, London, E. Blount). Nella forma sciugamano, il lemma ricorre in un dizionario plurilingue del 1534 affiancato dal termine latino (mantile) e dai traducenti cinquecenteschi tedesco (handwale), francese (touaille), spagnolo (mantel; cfr. Quinque linguarum Latinae, Teuthonicae, Gallicae, Hispanicae, Italicae, dilucidissimisu dictionarius […], Anversa, Ioanne Steels, 1534, s.i.p.). Risale al Cinquecento anche l’attestazione in italiano del plurale sugamani (in cui sugà(r) è voce settentrionale per ‘asciugare’) presente in un brano del ravennate Tommaso Garzoni:

I cucchiari brutti, come le mescole di cucina; i cortelli senza taglio, le forcine senza punta; le scutelle nere come i basioti dei pellegrini francesi; e’ sugamani stracciati come le tele de’ragni; i lenzuoli tutti ripezzati e carichi di brutture; i letti duri come stramazzi; i cossini puzzolenti più che l’orina guasta […]. (Tommaso Garzoni, Degli osti e dei bettolieri in La piazza universale di tutte le professioni del mondo, Venezia, Roberto Meietti, 1601 [I ediz. 1585], p. 708)

Recentemente Michele Loporcaro ha notato – in base a una segnalazione della quale ringrazia Alessandro Parenti – come la forma sciugamano/-i circolasse in Toscana ben prima del Cinquecento tant’è che “se ne reperiscono attestazioni sin dal Quattrocento, la più antica (del 1441) in un inventario del Convento della SS. Annunziata […]; sciugamano si legge poi in una lettera di Marietta Corsini al marito Niccolò Machiavelli del 24.11.1503 […], in un inventario senese del 14.2.1549 […]” (Loporcaro 2020, p. 67).

Genere
Il genere grammaticale dei composti V[erbo]+N[ome] è di difficile attribuzione perché tali composti sono esocentrici, cioè privi di una testa, ossia di quell’elemento composizionale che trasmette all’intero composto tutte le sue caratteristiche grammaticali: ciò che viene designato è comunque “fuori” dal composto stesso (uno spremiagrumi NON è UNO spremi e NON è UN agrumi così come uno scolapasta NON è UNO scola e NON è UN pasta ecc.; si legga anche la risposta sul genere di aspirapolvere di Sara Giovine). Gli studi sull’assegnazione del genere in italiano, tra cui ricordiamo Thornton 2003, concordano nel considerare il maschile il genere di default; postulano inoltre alcune regole di carattere semantico e formale che descrivono l’assegnazione del genere in italiano: ad es. alcune regole di carattere semantico dicono che, soprattutto nel caso degli esseri non animati, il genere del termine corrisponde a quello di un sinonimo, di un iperonimo e, nel caso dei forestierismi, anche di un traducente o di un “falso amico”; mentre una regola di carattere formale dice che in italiano le parole terminanti in -o al singolare e in -i al plurale sono di norma maschili, mentre quelle terminanti in -a al singolare e -e al plurale sono femminili.

Sulla base di questi presupposti teorici, qual è il genere di asciugamano? La maggior parte dei composti V+N assume il genere maschile, tranne i casi in cui il composto aveva originariamente una funzione aggettivale in associazione a un sostantivo femminile come ad es. macchina (la macchina lavastoviglie > la lavastoviglie): quando il secondo elemento è maschile plurale (spremiagrumi), o femminile singolare (portacenere, tritacarne), o femminile plurale (apribottiglie, lanciafiamme) il composto assume il genere maschile, indipendentemente da qualsiasi altra regola di carattere semantico o formale. Infatti tutti i dizionari sono concordi nell’assegnare ad asciugamano il genere maschile, ma sono veramente tanti i dubbi su quest’assegnazione, probabilmente dettati dal fatto che il genere non è desumibile dall’articolo determinativo singolare eliso davanti alla a-: molti lettori, soprattutto di area meridionale, ci dicono di usare il femminile  (“le asciugamani” registra, in effetti, 20.100 risultati nelle pagine in italiano di Google, 33 in Google libri, 7 nell’archivio della “Repubblica”; tutte le ricerche, in questo caso ristrette al solo plurale, sono aggiornate al 25/4/2024):

’I figghi fimmini su’ tuvagghi ’i facci: cu’ arriva si stujja. Le figlie femmine sono come le asciugamani: chi arriva si asciuga. (Maria Pascuzzi, Carta Canta, Cosenza, Luigi Pellegrini editore, 2006, p. 78 [poesie di area calabrese])

ISCHIA – L’elicottero del presidente Ciampi compare alle 20,10 sull’orizzonte rosso fuoco di Ischia, e c’è ancora chi fa tuffi, chi tira a riva le barche, chi passeggia, chi stende sui balconi le asciugamani. (Paolo Russo, Ischia abbraccia ‘il turista’ Ciampi, “la Repubblica”, ediz. Napoli, 15/7/2001, p. 4)

L’italiano secondo Napoli, [sic] i meridionalismi che si insinuano tra le frasi, subdoli servi del parlato quotidiano che stravolgono inesorabilmente regole e termini della lingua ufficiale del Paese. […] attenzione ai repentini cambi di genere, «“l’asciugamano”, rigorosamente maschile, a Napoli diventa “le asciugamani”, forse sul peso del femminile “mani”». (Adele Brunetti, ‘Noio volevam savuar’, “la Repubblica”, 18/1/2011, p. 11)

Risciacquo acqua calda senza strofinare ma tamponando leggermente, asciugato tamponando con asciugamani pulita. (commento di destroke [di Siracusa] alla conversazione Consigli per iniziare questo percorso, sul forum ilrasoio.com dell’8/6/2014)

Asciugare gli occhi con una asciugamano pulita. (Flavio Sirna, Come struccarsi per evitare problemi agli occhi: la guida, cataniatoday.it, 5/10/2023)

Due potrebbero essere le motivazioni che hanno influito sull’attribuzione del genere femminile: la prima riguarda il genere di mano, che, pur terminando in -o al singolare e in -i al plurale (come la prima classe dei nomi maschili italiani), è femminile (cfr. D’Achille-Thornton 2003). La seconda associa al composto in questione il genere del termine che veniva usato in italiano antico prima dell’arrivo di asciugamano, e cioè tovaglia, ancora molto vitale in area meridionale e meridionale estrema (come abbiamo letto nella citazione in calabrese). Concludendo la questione del genere, possiamo senz’altro dire che asciugamano in italiano è di genere maschile perché si tratta di un composto esocentrico in cui il sostantivo femminile mano non influisce sull’attribuzione del genere al composto stesso. La forma femminile risulta marcata diatopicamente, perché viene utilizzata soltanto in area meridionale.

Singolare e plurale
Anche la questione della forma singolare di asciugamano risulta alquanto spinosa: i dubbi sollevati dai nostri lettori hanno motivazioni di carattere semantico, oltre che morfologico. Semantico: molti lettori si chiedono perché nella forma singolare di asciugamano “la mano da lavare sia solo una” mentre al plurale siano due (“e perché si dice spaventapasseri, lavapiatti, asciugacapelli, lavavetri [al singolare]?”). Morfologico perché nascono dall’eccezionalità di mano, che, oltre a essere praticamente l’unico sostantivo femminile all’interno della classe flessiva propria dei maschili (-o singolare, -i plurale), ha avuto plurali morfologicamente differenti nel corso dei secoli. Proprio la questione della flessione di mano tipica del maschile ha portato molte grammatiche a descrivere il fenomeno del plurale asciugamani in questi termini:

Caso dei composti formati da “verbo+nome singolare maschile (grattacapo, corrimano): il composto forma un blocco unico e nel plurale muta la desinenza del sostantivo: il grattacapo > i grattacapi […] il passaporto > i passaporti […], il parafango > i parafanghi, spazzacamino > spazzacamini, ecc. Si inseriscono in questo gruppo anche i nomi composti da base verbale + femminile -mano, a causa della desinenza in -o: l’asciugamano > gli asciugamani, il corrimano > i corrimani, il baciamano > i baciamani, ecc. (Serianni 1988, § III.146)

La forma asciugamani per il singolare, comunque, non è del tutto esclusa e, oltre ad essere inserita dal GRADIT tra i sinonimi di asciugamano (posso dire l’asciugamani nuovo), è inserita da Micheli (2016, p. 253) tra le forme attualmente usate (delle 55 occorrenze della forma nel corpus del Nuovo vocabolario di base e del corpus web itWaC, 4 sono singolari e 51 plurali). Nello stesso GRADIT notiamo poi che molti dei composti V+N con -mano (baciamano, attaccamano, lavamano, scaldamano) contemplano anche la forma in -i al singolare. In effetti, anche nelle pagine in italiano di Google “l(o)’asciugamani” ha 19.100 occorrenze, 2.949 in Google libri, 36 nella “Repubblica”. Riportiamo, a titolo esemplificativo, due attestazioni, risalenti rispettivamente all’inizio del XVII secolo e al Novecento, (la seconda è dello scrittore romano Achille Campanile):

Col boccone d’argento, e lo asciugamani, e cosi tutti si lavano, e poi allegramente entrano tutti a desinare, e finisce l’Atto Primo. (Flaminio Scala detto Flavio Comico, Il Teatro delle favole rappresentative overo la ricreation Comica, Boscareccia e Tragica, divisa in cinquanta giornate, Venezia, Gio. Battista Pulciani, 1611, p. 21)

Arturo si ricordò d’aver letto chissà dove che, per combattere l’insonnia, ottimo sistema è passarsi un asciugamani bagnato sulla spina dorsale. […] Sempre cercando di non far rumore, Arturo immerse un asciugamani nella bacinella, lo intrise d’acqua e a fatica se lo passò sulla schiena con atteggiamenti da contorsionista. Il contatto freddo lo fece restare per un attimo senza fiato. Poiché l’asciugamani gli grondava acqua su tutto il corpo, lo strizzò, indi se lo rimise sulle spalle, se ne coprì la schiena; non sentiva più il refrigerio per essersi l’acqua intiepidita al contatto con la pelle, tornava a immergere l’asciugamani, a strizzarlo, e ricominciava la cura del refrigerio sulla spina dorsale. Con l’asciugamani attorcigliato, si lasciò andare sulla schiena un colpo che scioccò forte, nettissimo, improvviso, facendo trasalire Gustavo. (Achille Campanile, Gli asparagi e l’immortalità dell’anima, Milano, BUR/Rizzoli, 1974; consultato nella versione digitalizzata del 1999)

Concludendo, attualmente al singolare sono ammesse entrambe le forme asciugamano e asciugamani senza incorrere in un errore grammaticale; il plurale del composto è solo asciugamani, sebbene si possano trovare occorrenze in cui viene usato asciugamano in maniera impropria; al diminutivo troviamo solo la forma in -o: asciugamanetto ‘che designa un asciugamano più piccolo’, in genere connesso al bidet.

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