Il messaggio diretto a Baku, dove è in corso il meeting Cop 29 sul clima, non poteva essere più esplicito: Donald Trump ha nominato ieri sera Lee Zeldin, ex membro del Congresso di New York, come nuovo capo dell’Environmental Protection Agency (EPA). La scelta è stata accompagnata dalla promessa che, grazie a Zeldin il nuovo esecutivo americano garantirà «una giusta e rapida deregolamentazione sul tema ambientale».
Com’era già accaduto durante la sua ultima presidenza, Trump ha passato in rassegna più di 100 norme di sostenibilità ambientale annunciandone l’annullamento. La missione per Zeldin, descritto come un «vero combattente per le politiche di America First» è «assicurare decisioni atte a liberare tutte le energie delle aziende americane, mantenendo al contempo i più elevati standard ecologici, come l’aria e l’acqua più pulite del pianeta».
Zeldin, di provata fede repubblicana, fino a pochi mesi fa era impegnato a difendere le industrie nel distretto di Long Island. Membro della Camera dei Rappresentanti, secondo Trump è il politco anti burocrazia per eccellenza, perfetto per amministrare L’Epa. Nato nel 1980 è un avvocato e un ufficiale dei riservisti delle Forze Armate, già difensore del tycoon a partire dalle prime udienze riguardanti lo scandalo Trump-Ucraina che miravano all’impechment.
A New York, durante le elezioni del 2022 Lee Zeldin Zeldin ha perso contro la governatrice in carica Kathy Hochul, ricevendo però la più alta percentuale di voti per un candidato repubblicano alla poltrona di governatore degli ultimi vent’anni. Può inoltre vantare il più alto numero totale di voti grezzi per un candidato repubblicano da oltre 50 anni.
Lee Zeldin ha subito espresso con un tweet le sue intenzioni e la sua visione politica: «Ripristineremo il predominio energetico degli Stati Uniti, rivitalizzeremo la nostra industria automobilistica per riportare posti di lavoro e faremo degli Stati Uniti il leader mondiale dell’Intelligenza Artificiale lo faremo mantenendo pulite e sane l’aria e l’acqua». Tuttavia Zeldin prima di entrare in azione dovrà sottoporsi all’approvazione del Senato, dove siedono molti suoi detrattori. I cittadini americani lo conoscono molto bene dal 2014, ovvero da quando Zeldin affermava senza mezzi termini di non essere affatto «convinto della narrazione climatica fornita dai media e dagli infuencer della sostenibilità». Nel 2018 Zeldin aveva scioccato l’establishment esprimendo opinioni molto forti contro l’accordo di Parigi sul clima. Dal quale ci si attende che Trump proceda presto a stralciare la posizione americana».