Tappato sugheroDom Ruinart lancia il suo 2013

La scelta di un unico vitigno, lo Chardonnay tanto caro alla Maison, e una tecnica di tappatura inconsueta fanno di questo baluardo della Champagne un vino da scoprire

©StefanoDelia

Fondata nel 1729 nel pieno dell’Illuminismo, in un mondo ricco di idee, scambi e cultura, Maison Ruinart è la più antica Maison de Champagne al mondo. Nelle sue Crayères, gli esperti dello Chardonnay perpetuano la “semplicità” che contraddistingue la Maison. Rivelano la luminosità di questo vitigno, che ha una naturale eleganza e freschezza aromatica. Ma è in abbinamento con la grande cucina che questo champagne trova la sua naturale evoluzione, proprio come succede a Enoteca La Torre, ristorante bistellato all’interno di Villa Laetitia, esempio romano di bellezza e bontà fuse insieme.

È qui che Ruinart assemblage trova casa, nel circuito di eccellenze che a livello italiano sono rappresentate da Rudy Travagli, sommelier, e Domenico Stile, chef del ristorante, che hanno creato una serie video intitolata “Cellar to table” per evocare un percorso dove il vino è la prima scelta che si fa quando ci si siede a tavola.

Dom Ruinart è la Cuvée creata per la prima volta a metà del XX secolo in omaggio a Dom Thierry Ruinart, il monaco illuminato che dal XVII secolo continua a ispirare la sua famiglia e i suoi discendenti. È la punta di diamante della Maison, nata nel 1959, e in questi giorni si svela nella sua ventittesima edizione in millesimato, la quintessenza dello Chardonnay, Dna delle cuvée di Ruinart, e ultima annata “classica” della Champagne.

Le particolarità di questo vino? Di sicuro l’idea, rischiosa per certi versi, e controintuitiva, di tappare le bottiglie con tappo di sughero – il famoso “bouchon liège” – invece di utilizzare il tappo a corona nel lunghissimo periodo di affinamento in bottiglia. Lo champagne, dopo la vinificazione, ha una rifermentazione in bottiglia che permette la creazione delle bollicine: normalmente le bottiglie in questa fase della loro vita sono tappate con tappi a corona, che vengono eliminati al momento del dégorgement, dell’apertura, e sostituiti dopo la colmatura con i tappi in sughero, che prendono poi con il tempo la famosa forma a fungo. In questa Maison in cui l’affinamento è molto lungo e arriva a oltre dieci anni, viene fatto invece con i tappi di sughero: questa scelta determina una maggiore ossigenazione del vino, ma anche un risultato finale di grande fascino. Il sughero è composto per l’ottanta per cento di aria, è come se fosse una spugna solida, che fa sì entrare più ossigeno nel vino ma “tiene” nel tempo. Dopo qualche anno la permeabilità del sughero rimane piuttosto costante, donando un piacevolissimo carattere riduttivo al vino che la Maison ha scelto come proprio stile, per mantenere freschezza.

La sboccatura a mano, à la volée, di ogni singola bottiglia e l’assaggio per definire il dosaggio aumentano ulteriormente il fascino di un vino che rappresenta in maniera unica il territorio, che è passato da solo côte des blancs ad avere anche uve della montagna di Reims, che garantiscono struttura e longevità.

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