Parigi val bene un’accusaPerché il processo a Marine Le Pen non è un attacco politico

La leader del Rassemblement National è accusata di frode al Parlamento europeo e rischia fino a cinque anni di carcere e altrettanti di ineleggibilità. Lei risponde delegittimando i giudici e minacciando di votare la sfiducia all’esecutivo

AP/Lapresse

Marine Le Pen, la storica leader del partito di estrema destra francese Rassemblement National, rischia fino a cinque anni di carcere e altrettanti anni di ineleggibilità. È accusata di frode e di uso improprio dei fondi del Parlamento europeo, che sarebbero stati utilizzati per finanziare in modo illecito membri del suo partito. La formulazione della condanna è stata decisa dopo sei udienze alla corte di Parigi, e oltre al carcere e alla condizione di ineleggibilità ci sono circa trecentomila euro di multa personale a Le Pen, inclusi nell’ammenda di due milioni di euro per il Rassemblement National.

La risposta di Le Pen alle accuse giudiziarie è stata prettamente politica: ha incolpato i giudici di un «attacco alla democrazia» e di volerla buttare fuori dalla vita politica del Paese. Dichiarazioni che si discostano dalla storica visione della giustizia da parte del Rassemblement National, caratterizzata da una magistratura che deve essere severa, solida e tempestiva.

Durante il telegiornale delle 20 sulla rete televisiva TF1, l’ex leader del Rassemblement National ha sottolineato come la possibile condanna di cinque anni di prigione e l’incandidabilità siano sinonimi di una «morte politica», poiché irreparabili, e ha detto come non crede di aver violato «nessuna legge francese e nessun regolamento del Parlamento europeo». La condanna alla morte politica è particolarmente sentita da Le Pen, perché il periodo di incandidabilità potrebbe impedire la sua possibile candidatura alle elezioni presidenziali francesi del 2027. Marine Le Pen ha già partecipato a tre diverse elezioni presidenziali: nel 2012, 2017 e nel 2022, aumentando il proprio consenso ogni volta.

«I dati ci dicono che dal punto di vista giuridico si tratta di un processo giusto», spiega Jean-Pierre Darnis, consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali e professore ordinario all’università costa Azzurra e alla Luiss di Roma. «La violazione delle regole civili ma soprattutto penali intorno al funzionamento del Parlamento europeo ha portato all’individuazione di un alto numero di persone coinvolte e legate al Rassemblement National, compresa Le Pen. Questo è stato ben documentato dalla giustizia francese».

Anche Le Monde riporta che Le Pen starebbe trasformando il suo processo da una questione legale a una questione politica, criticando il lassismo giudiziario e portando le idee del suo partito anche all’interno dell’aula: la destra francese cerca di cavalcare lo scontro tra la sovranità popolare e il potere giudiziario, che ostacolerebbe la piena espressione dei cittadini. Per giustificare le proprie accuse, Le Pen si appella al capitale politico e al peso che il Rassemblement National rappresenta ancora all’interno dell’Assemblea nazionale. «Certamente è una questione dal grosso peso politico – continua Darnis – ma non è certamente un processo politico, come invece vorrebbe far credere Marine Le Pen. Per lei, tra l’altro, sembra davvero probabile una qualche forma di condanna, in quanto appare direttamente responsabile, diretta coordinatrice di un sistema illegale di fondi.

La questione ora verte sulla pena perché, se viene giudicata ineleggibile alle prossime elezioni presidenziali – come sarebbe previsto dalla legge francese – allora il processo diventa una questione politica. Le Pen non si potrebbe presentare alle elezioni presidenziali, e questo creerebbe potenzialmente un’accelerazione intorno alla figura di Jordan Bardella».

Infatti, se da una parte l’opinione pubblica assiste ai problemi giudiziari di Le Pen, molti già guardano Jordan Bardella, delfino di Le Pen e leader del Rassemblement National dal 2022, in uscita con una propria sgargiante autobiografia.

Il libro di Bardella “Ce que je recherche” (Quel che sto cercando) ripercorre le difficoltà durante l’infanzia in periferia del giovane – che strizza l’occhio al sempre più alto costo della vita, accusato da molti francesi –, fino a concludersi a un passo dalla presidenza del Consiglio prima dei suoi trent’anni. Nel libro Bardella sottolinea spesso la sua profonda ammirazione per Le Pen, smentendo la possibilità di una qualche rivalità. Ma ora che Marine è a rischio di ineleggibilità, alcuni pensano che Bardella potrebbe tramare all’interno del partito. «Bardella è un giovane leader che ha fatto bene nella campagna per le Europee – racconta Darnis –, e soprattutto non è un Le Pen, e non può pertanto essere associato al passato più nero di quella famiglia politica, pensando anche a questioni come le torture durante la guerra d’Algeria al tempo di Jean-Marie Le Pen. Nel suo recente libro sembra che Bardella si stia posizionando alla ricerca di un’apertura a destra. Questo sarebbe a suo vantaggio, e non chiamandosi Le Pen non verrebbe associato al nepotismo da sempre interno al Rassemblement National». Bardella è infatti la prima persona non facente parte della famiglia Le Pen a guidare il partito ultra conservatore.

Nel frattempo, Marine non perde tempo a far sentire il proprio peso politico attaccando il governo di Michel Barnier e progettando di votare la sfiducia all’esecutivo a dicembre se non dovessero essere attuate determinate modifiche alla legge di bilancio. In particolare, se il potere d’acquisto dei francesi si dovesse ancora ridurre, per Le Pen si sarebbe oltrepassata una linea rossa, già pericolosa quando il governo aveva ipotizzato un aumento delle tasse sull’elettricità, misura poi rigettata dall’Assemblea nazionale. La legge di bilancio dell’esecutivo di Barnier viene considerata dall’estrema destra come caratterizzata da fondi insufficienti per quanto riguarda l’immigrazione e il costo della vita. Il punto è che il già fragile esecutivo di Barnier ha bisogno del supporto del Rassemblement National per restare al potere, e Le Pen sa bene che nonostante i suoi problemi giudiziari gioca ancora un ruolo determinante nella vita politica del Paese.

«Marine Le Pen ha sempre sostenuto a suo tempo che la giustizia doveva punire i politici – continua Darnis –, che essi dovevano essere ineccepibili, quando poi lei è stata colta pienamente nell’atto e ora smentisce. Tuttavia, non credo che anche in caso di una sua condanna il Rassemblement National andrebbe incontro a un indebolimento. Molti potrebbero pensare alla figura di Le Pen come a una “vittima”, a una lettura falsa della legge, idea che potrebbe diffondersi e non andare a sminuire il consenso intorno al partito. In ogni caso si creerebbe un’opportunità per Bardella, che potrebbe correre come leader di partito alle prossime presidenziali francesi, paradossalmente accrescendo le possibilità per il Rassemblement National di arrivare al potere».

Il processo che vede Le Pen imputata non si discosta troppo da quello americano di Donald Trump, che considera i suoi problemi legali come una caccia alle streghe, e a quello italiano che vede imputato Matteo Salvini, che accusa la magistratura di essere «politicizzata e di sinistra».

Anche la leader francese considera la pena ipotizzata dai magistrati «un atto politico», perché secondo lei la magistratura in Francia «non sarebbe indipendente». Riguardo al processo di Donald Trump negli Stati Uniti e alla conseguente rielezione, «posso vedere delle similitudini nel modo in cui la condanna a questi personaggi è diventata una condanna etica» conclude Darnis. «Ora, la disonestà non diventa automaticamente un rifiuto politico, perché ci saranno sempre alcune letture complottiste, e chi vuole credere a queste persone ci crederà e le difenderà sempre. Ora la questione principale in Francia è che questa condanna per Marine Le Pen potrebbe davvero attuarsi, perché dal punto di vista istruttorio i fatti sono evidenti».

L’impossibilità a candidarsi alle presidenziali del 2027 rimane dunque un problema e un possibile svantaggio per Marine Le Pen, ma il suo peso politico e la popolarità del Rassemblement National sono ben lontani dallo scomparire dalla vita politica della Francia.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club