Populisti chicMeloni se la prende con la sinistra al caviale, ma non si è accorta che non esiste più

La premier critica da Budapest l’opposizione, ma manca il bersaglio. Quella di oggi è poco sofisticata, e non ha intellettuali influenti. Schlein, poi, non ha visione a lungo termine, si limita a inseguire l’opinione pubblica anziché orientarla

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La battutaccia di Giorgia Meloni sulla «sinistra al caviale», peraltro pronunciata all’estero dove non è molto serio attaccare così l’opposizione, è parecchio fuori bersaglio. Poi Elly Schlein ha replicato evocando l’olio di ricino: baruffe così così, diciamo, di non altissimo valore. Ma lasciamo perdere e torniamo alla «sinistra al caviale».

Senz’altro esiste, da sempre: la immortalò da par suo Ettore Scola (“La terrazza”, 1980), ma all’epoca nella sua pacchianeria almeno era una cosa che conservava un certo livello mentre nei decenni successivi, fino ad arrivare a oggi, la gauche caviar che c’è in giro, una piccola cosa a dire il vero, è diventata sempre più rozza, ignorante, avulsa dalla realtà. Serpeggia certo nelle redazioni, nel mondo del cinema eccetera eccetera, gente che non fa che sospirare su quanto era bella la sinistra di una volta, signora mia, il più delle volte senza saperne nulla, si parla per sentito dire o bene che vada si è letto qualche articolo

Ma, ecco il punto, Elly Schlein, così anche gli altri dirigenti del Partito democratico o i ragazzi di Alleanza Verdi e Sinistra o Maurizio Landini, che c’entrano col caviale? Parrebbe piuttosto il contrario. C’è semmai una sinistra alla mortadella, un bel panino e via, tutti loro sono più inclini all’agitazione che alla lettura di Proust, all’evocazione di rivolta sociale più che al programma di riforme, più al banchetto delle firme che al convegno pensoso, persino denotando un residuo di plebeismo di sinistra che proviene da una lunghissima storia militante che talora sconfina nel populismo politico fatto di aventinismi forzati e slogan facili facili. 

Elly Schlein, come si diceva ai bei tempi, è una di movimento, a suo agio in piazza più che sulla terrazza, in sezione e più che in Aula, meglio una birra dello champagne, il panino della tartina. Il suo Pd ha le scarpe impolverate, non i tacchi dodici, non sa nemmeno chi siano i ricchi veri, non parliamo poi di Elon Musk, amico lui sì di Meloni, va in vacanza dove vanno tutti gli italiani, e guardate che a Capalbio ormai è pieno di fascisti, è un Pd che non studia e che legge poco, al massimo i giallisti italiani quelli con un tocco di neorealismo.

Il problema di Schlein non è dunque essere l’ultima rappresentante della sinistra al caviale, caso mai è quello di inseguire il popolo anziché guidarlo – questa è la vera malattia della sinistra italiana –, di non voler mai dire certe cose che sono vere ma, appunto, impopolari per la gente che vota Pd, tipo che la sicurezza non è di destra o che bisognerebbe tutti lavorare con più qualità oltre che essere pagati meglio. Elly Schlein lavora sullo stretto, come si dice a calcio, non guarda lontano, prevale la battuta della giornata sul pensiero lungo, ma anche lei è figlia di questa politica che va di fretta, altroché, il popolo non ha tempo da perdere.

Su quella terrazza di Scola non salgono più gli intellò di sinistra (che poi oggi non si sa bene chi siano) e i funzionari del Partito, ci vanno amiche e amici del generone romano che siede in questo governo per interposto Lollobrigida, giovanotti e ragazze che si giocano le giornate ai bar vicino viale Mazzini per una comparsata in Rai o cercano di far carriera e soldi nei soliti modi, sempre più ignoranti, altro che sinistra al caviale, verrebbe da dire: magari ce ne fosse, almeno un pochino, nel grande lago populista in cui annaspa la sinistra italiana.

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