Poche occasioni come il Natale sono in grado di unire le persone intorno a una tavola. Ormai non (più) solo festa religiosa, ma vero e proprio momento di celebrazione laica di fine anno o, per i più cinici, simbolo assoluto del consumismo capitalista. Dall’Europa alle Americhe, passando per Africa, Asia e perfino Oceania, il 25 dicembre è una data segnata in rosso sul calendario di molti: e se Babbo Natale non arriva proprio dappertutto, quel che è certo è che a ogni latitudine c’è una pentola sul fuoco e una ricetta preparata per un’occasione speciale.
Lechon Kawali (Filippine, Asia)
Gli addobbi natalizi a Shanghai e Bangkok non mancano, ma non bisogna farsi ingannare: nel Sud Est Asiatico il Natale non è una ricorrenza ufficiale. A meno che la destinazione non siano le Filippine, dove il Natale si chiama (anche) Pasko e le celebrazioni iniziano a settembre, quando le case e le strade iniziano a essere decorate a festa. L’arcipelago, composto da più di settemila isole, nel corso della sua storia ha subito influenze spagnole e, più recentemente, statunitensi che non solo hanno portato gli isolani a conoscere perfettamente almeno due/tre lingue, ma hanno trasmesso anche usanze e tradizioni che sono state poi localizzate, in primis in cucina.
Il protagonista delle tavole è il lechon kawali, il maialino bollito e poi fritto nel pane (il kawali), accompagnato da spaghetti dolci o dal pancit, tagliatelle in brodo di pesce. Il salabat è invece la bevanda a base di zenzero che viene offerta a chi intona canti natalizi di casa in casa, insieme a una fetta di bibingka, una torta di riso cotta al forno e ricoperta di cocco.
Braai (Sudafrica, Africa)
A Città del Capo il Natale si festeggia in spiaggia. Non si tratta proprio di un bianco Natale, anzi, di solito le temperature sono miti/calde ed è tradizionalmente una giornata da passare all’aperto, con un picnic in spiaggia e/o alla griglia, per il tipico barbecue, il braai. Quest’ultimo è una vera e propria istituzione in Sudafrica, tanto che ha anche la sua giornata dedicata (il 24 settembre, Giorno di Braai) e le sue modalità specifiche: si accende esclusivamente con la legna ed è un’attività deputata agli uomini, mentre le donne si occupano dei contorni.
Tutte le tipologie di carne possono essere cotte, ed è infatti di buona usanza che chi viene invitato a un braai porti un pezzo di carne da cuocere e condividere. Un momento di comunione e fratellanza, particolarmente indicato per le celebrazioni natalizie: le famiglie di solito accendono il braai verso le 10 di mattina e mentre la carne cuoce si conversa o si fanno attività sportive e ludiche insieme, rigorosamente all’aperto. A fine pasto? Non può mancare il melktert, un dolce di crema al latte, simile alla cheesecake.
Hāngi (Nuova Zelanda, Oceania)
L’hāngi è la particolare tipologia di cottura utilizzata dai maori per carne e verdure e prevede il posizionamento degli alimenti sopra a grosse pietre, il tutto all’interno di un buco scavato a terra. È una tecnica antica e tradizionale, oggi usata soprattutto durante il mese di “Hakihea”, un periodo di festeggiamenti per la cultura maori, che cade proprio a dicembre e che quindi viene molto spesso assimilato al Natale, anche grazie alla presenza della figura di Papatuanuku, la Madre Terra dispensatrice di doni.
Chi sente molto lo spirito natalizio può trovare nella Nuova Zelanda la meta prediletta anche perché ci sono ben due Natale a calendario: il tipico 25 dicembre, come nel resto del mondo, quando però le temperature sono estive ed è più probabile vedere Babbo Natale sulla tavola da surf che sulla slitta, e un’altra celebrazione a luglio, quando è inverno inoltrato. I tanti emigrati non hanno infatti potuto rinunciare all’immaginario del bianco Natale, e neanche al cibo: si festeggia con tacchino, pudding e altri elementi tipicamente inglesi. L’unica eccezione? Il dolce, momento in cui la pavlova – originaria proprio di queste parti – è un must sulle tavole neozelandesi.
Tacchino peruviano (Perù, America)
No, non è un tacchino allevato direttamente dagli Inca, ma è senza dubbio il protagonista del Natale peruviano, con l’aggiunta di salse e spezie dal profumo d’Asia, per celebrare una commistione di culture che abbraccia tutto il Perù. Dove il Natale si festeggia la sera della Vigilia, o meglio la Noche Buena, come viene chiamata nel Paese sudamericano: dopo la messa religiosa (la maggioranza della popolazione è cattolico-cristiana) nelle case dei peruviani viene imbastito un banchetto coronato proprio dal tacchino arrosto e marinato.
A fine pasto, non può mancare una fetta di panettone, che in tempi non sospetti è arrivato in America Latina insieme al flusso di immigrati italiani di inizio Novecento, e che ha acquisito i tratti del posto, con ripieni di frutta e canditi locali.
Barszcz con Pierogi (Polonia, Europa)
Ne avevamo già parlato qui, a Natale in Polonia non si scherza. Il momento ideale per mettersi a tavola è la Vigilia e ci sono buone probabilità di salutare il Natale con le gambe ancora sotto il tavolo: la tradizione vuole infatti che la cena natalizia sia composta da dodici portate, come dodici erano gli apostoli di Gesù (ma anche i mesi dell’anno). Assaggiare almeno un pezzetto di ognuna di ogni piatto è di buon auspicio per l’anno che viene, ma se si vuole puntare su una sola scelta, che sia allora il barszcz, la zuppa di barbabietole servita in accoppiata con i pierogi, i tipici ravioli dell’Est Europa.