È stato il funerale del Movimento 5 stelle ma contemporaneamente anche un auto-funerale, una tristanzuola messinscena, un falò di rimembranze, un non spiegato annuncio di qualche sfracello. Beppe Grillo è uscito di scena, e pure malamente, con un video a bordo di un carro funebre, ammettendo di aver perso e mandando affa l’avvocato-dittatore del Movimento. Che, è vero, è la controfigura politicista dove si fanno «giochetti da democristiani» rispetto al Movimento populista che fu, ma qui la ciccia è molto personale: è che Giuseppe ha fatto fuori Beppe, e i giochi sono fatti.
L’ultima offensiva grillesca, far fallire la Convention, fallirà: a meno di una sorpresa clamorosa, nel voto-bis chiesto e ottenuto da Beppe si raggiungerà il quorum, e la figura del Garante finirà per sempre sottoterra.
La verità è che Giuseppe Conte l’ha fregato di brutto. Grillo ha sperato sino all’ultimo di salvare i famosi trecentomila euro per la “consulenza” e per settimane l’avvocato di Volturara Appula gli ha fatto intendere che trecentomila magari no ma magari un po’ meno, poi si è reso conto che il comico non aveva niente in mano per ricattarlo e ha fatto saltare questa trattativa da pezzenti della politica.
Tra Beppe e Giuseppe non si sa chi sia peggio, a questo punto, ma quello che è chiaro è che il Mago di Oz, come Grillo ha definito Conte nei diciassette minuti di video, l’ha vinta con le cattive, togliendogli tutto, fino all’ultimo euro, non parliamo poi delle cose politiche – la figura del Garante, il simbolo, il nome. Lui, Beppe, schiuma rabbia. Come un Re Lear tradito e spodestato senza alcun riguardo, ha fatto balenare lo spettro della rivincita, il Movimento 5 stelle (di Conte) è morto, adesso inventerò io qualcosa – «il Movimento 5 stelle avrà un altro decorso, meraviglioso, che ci siate voi o no» – ed è il solito spettro della scissione, o meglio di una nuova cosa concorrente, che viene puntualmente agitato dai perdenti.
Grillo è uno capace di tutto, intendiamoci, tipo presentare alle politiche una lista di disturbo contro l’avvocato, anche se non è esattamente il tipo disposto a sborsare molti soldi per un nuovo progetto politico, e ce ne vorrebbero parecchi. Ma poi, con chi? Si parla sempre di Alessandro Di Battista, che continua a star fuori dalle dinamiche politiche ma che non ha mai veramente rotto con il mondo di Conte grazie al rapporto con Marco Travaglio, che comunque gli assicura un reddito. Di Virginia Raggi si sono perse le tracce, ma anche se non si fossero perse non parrebbe comunque un nome particolarmente trainante, chiedere ai romani per credere. Resta Danilo Toninelli e qualcun altro della vecchia guardia grillina: poca roba, al momento. Difficile, soprattutto, che Grillo abbia una seconda grande intuizione dopo quella di dare corpo al perenne populismo arci-italiano con un Movimento che rompesse la normale grammatica della politica creando la più gigantesca presa per i fondelli della storia della Repubblica.
Adesso, che avrà mai da dire, il comico genovese, specie dopo che Oz, che non gli risponde da mesi, si è impadronito di quel brand? Come farà a impiantare un nuovo circo Barnum della demagogia e dell’antipolitica? Si dice anche che il vecchio comico genovese abbia in mente un’arma finale, una bomba da legulei, nel caso in cui Grillo impugnasse il nuovo Statuto e un giudice gli desse ragione, per cui Conte decadrebbe automaticamente visto che la sua carica non era prevista nello Statuto precedente. Ma quando le carte bollate prendono il posto della politica, la politica muore. Come certifica il doppio funerale di ieri.