L’Avvocato anti-vaffaI Cinque Stelle entrano nella scatoletta di tonno a sinistra (senza disdegnare la destra)

La convention aziendale della M5S s.p.a ha nominato Giuseppe Conte presidente e amministratore delegato. Archiviata la figura del garante, il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio finisce qui. La Rivoluzione è finita, il Termidoro può cominciare

(Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)

La convention aziendale della M5S s.p.a ha nominato come da previsioni l’onorevole avvocato Giuseppe Conte presidente e amministratore delegato. Il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio finisce dunque per sempre nei bauli della storia – archiviata la figura del garante – ed è assai problematico che i suoi pochi seguaci rimasti fedeli alla linea originaria riusciranno a combinare qualcosa di alternativo per togliere qualche voterello al rinnegato Conte.

Uno dei simboli del Movimento, il limite dei due mandati, è stato spazzato via. Inizia il Termidoro. Adesso ha questione è capire cosa sarà, questo partito di Conte. In qualche cronaca della piccola kermesse al palazzo dei Congressi di Roma, laddove tennero discorsi pensosi Aldo Moro e Ugo La Malfa, si è affermato che la scena fosse molto «democristiana», toni sommessi, colori pastello, postura gentile e dialogante (ma a un incasinatissimo congresso Dc un delegato urlò contro un altro: «Fermatemi sennò l’ammazzo»: la Dc fu anche questo, altri che pastelli). Insomma è stato un «anti-vaffa» a trecentosessanta gradi.

Era necessario, per un leader che impasta velleità di statista a pratiche trasformiste, un «gesuita», come ha detto uno sfinito Grillo, che la location risultasse così, suadente invece che urlante, più Fred Bongusto che i Clash. È il nuovo corso dell’uomo con la pochette, l’ultimo numero di un Fregoli atterrato per caso al suolo della politica che molto gli è garbato tanto da non volersene più distaccare, costi quel che costi, abito dopo abito, fino al nuovo understatement «progressista» ancorché «indipendente» (ma chi sarebbero i «progressisti dipendenti»?) – un po’ da Rive gauche un po’ da Roma bene un po’ da politicante meridionale.

Ma cosa farà ora Conte? Un cespuglio all’ombra del Nazareno, avevamo scritto qualche giorno fa, resta l’idea più plausibile, un compagno di strada ma non docile come Nicola Fratoianni, piuttosto un Ghino di Tacco perennemente pronti a mordere i polpacci di Elly Schlein, a cui va data una solidarietà preventiva per tutte le rotture di scatole che l’ex avvocato del popolo le procurerà: unico modo, d’altra parte, per far vedere che esiste. Starà a lei addomesticarlo, se ne sarà capace.

Però la notizia fondamentale è che Conte ha scelto di stare di qua, paradossalmente come aveva già scelto di fare l’odiato Matteo Renzi, con tanti saluti al metafisico «né con la destra né con la sinistra», che adesso resta il lido sconosciuto che ospita solo Carlo Calenda e Luigi Marattin uniti nella lotta e politicamente indistinguibili. La novità di sistema dunque c’è, ed è l’ingresso formale nella scatoletta di tonno in una collocazione a sinistra. Il che non preclude al novello Ghino di Tacco di mercanteggiare qualcosa con la Meloni: già, il puro e duro Conte-the-killer che ha regalato la Liguria alla destra, l’uomo in caduta libera nei voti, piazza le sue tende nel campo del centrosinistra, non esita a votare il meloniano Gian Marco Chiocci alla guida del Tg1 in attesa di una «ricompensa» per uno a caso dei cronisti che seguivano il Movimento alla direzione del Tg3 più qualche strapuntino che tra viale Mazzini e Saxa Rubra si trova sempre.

L’aria che tira, ma da tempo, è quindi la compiuta normalizzazione dell’antipolitica, cosa che in sé è un bene, in quest’aria mielosa della convention aziendale. Dove l’amministratore delegato è pronto a vendere il suo prodotto, venghino siori venghino, siamo progressisti e chissenefrega dell’Ucraina, adesso c’è Trump dunque viva Trump: i ribelli sono diventati bravi borghesucci e di fronte a questa melassa restauratrice, diciamo la verità, si sente che il tempo passa inevitabile e un pochino di nostalgia di Paola Taverna viene. Ma è un attimo. La Rivoluzione è finita, il Termidoro può cominciare.

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