Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha deciso di concedere la grazia «piena e incondizionata» al figlio Hunter «per quei reati contro gli Stati Uniti che ha commesso, potrebbe aver commesso o a cui ha preso parte nel periodo che va dal primo gennaio del 2014 al primo dicembre del 2024». Il neo presidente eletto Donald Trump ha definito la mossa «un abuso di potere».
Hunter Biden era stato al centro di due casi giudiziari per reati federali: prima condannato da un tribunale del Delaware per possesso illegale di arma da fuoco, e la sentenza era attesa per il prossimo 12 dicembre; poi si era dichiarato colpevole per evasione fiscale in California, e la sentenza era attesa per il 16 dicembre. Rischiava una condanna complessiva fino a venticinque anni di carcere.
Biden aveva più volte assicurato che non avrebbe concesso la grazia al figlio, ma nel comunicato del «perdono» ha detto di sperare che gli americani «capiscano perché un padre e un presidente abbia preso questa decisione», alludendo alla persecuzione politica che Hunter avrebbe vissuto in quanto figlio del presidente.
«Nel cercare di spezzare lui hanno cercato di spezzare me», ha detto. «C’è stato un tentativo di fare a pezzi Hunter, che è sobrio da cinque anni e mezzo, anche di fronte ad attacchi incessanti e procedimenti giudiziari selettivi». E ancora: «Senza fattori aggravanti come l’uso in un crimine, gli acquisti multipli o l’acquisto di un’arma come prestanome, le persone non vengono quasi mai processate per reati gravi solo per come hanno compilato un modulo per le armi. Coloro che hanno pagato in ritardo le tasse a causa di gravi dipendenze, ma le hanno restituite in seguito con interessi e sanzioni, in genere ricevono sanzioni non penali. È chiaro che Hunter è stato trattato in modo diverso». La conclusione: «Per tutta la mia carriera ho seguito un semplice principio: dire semplicemente la verità al popolo americano. Esso sarà imparziale. Una volta presa questa decisione questo fine settimana, non aveva senso ritardarla ulteriormente».
La grazia, accettata subito dal figlio, riguarda entrambi i processi istruiti da un procuratore speciale nominato dal dipartimento di giustizia dell’amministrazione Biden.
Lo scorso giugno Hunter Biden era stato giudicato colpevole di tre capi d’accusa legati all’acquisto e al possesso di una pistola e, in particolare, per aver mentito in due dichiarazioni nei moduli compilati per l’acquisto dell’arma. Aveva infatti dichiarato di non essere dipendente da droghe, in un periodo in cui ne era abituale consumatore. Poi, nel settembre del 2024, davanti a un tribunale federale di Los Angeles, Hunter Biden si era dichiarato colpevole di tutti e nove i capi d’imputazione a suo carico per aver cercato di non pagare almeno 1,4 milioni di dollari in tasse sul reddito nel periodo compreso tra il 2016 e il 2019.
Sul social X è diventato virale l’hashtag “Good for Joe”. Donald Trump invece ha chiesto polemicamente se la grazia data da Joe ad Hunter «include anche gli ostaggi del 6 gennaio, che sono stati imprigionati per anni? È un tale abuso e travisamento della giustizia!». Il riferimento è alle persone condannate per l’insurrezione del 6 gennaio 2021, quando centinaia assaltarono il Congresso nel tentativo di fermare la certificazione della vittoria di Biden alle presidenziali del 2020.
Nelle ultime settimane prima della fine del suo primo mandato, Donald Trump aveva graziato più di cento persone che avevano legami con lui o con la sua amministrazione. Tra loro c’era anche Steve Bannon, ex consigliere e stratega di Trump, arrestato con l’accusa di truffa e riciclaggio di denaro.