Siamo nel Teatro del Dramma e Commedia di Dnipro. Un’insegnante del teatro legge una poesia di una scrittrice ucraina, Lesia Ukrainka:
Il mio cuore sta bruciando, è stato dato alle fiamme,
Una scintilla calda di pietà bruciante,
Perché non piango? Con lacrime di dolore,
Perché non accendo il terribile fuoco?…
La mia anima piange, la mia anima è lacerata,
Ma le lacrime non arrivano a fiumi,
I miei occhi non raggiungono quelle lacrime,
Perché i miei occhi sono prosciugati dal fuoco ardente.
Ci sono gli studenti del Collegio d’Arte e Teatro di Dnipro che cantano una canzone ispirata al poeta ucraino, Taras Shevchenko:
I miei pensieri… I miei pensieri,
I miei pensieri, sono nei guai con voi!
… Perché il vento non vi ha disperso?
… Mia, mia Ucraina!
Salutami, madre, te
Il tuo bambino, il tuo bambino!
Sembra un bel concerto, con canzoni e poesie. Ma c’è un dettaglio: davanti a loro c’è una bara. Una bara con un difensore dell’Ucraina, un attore di teatro e di cinema, Yakiv Tkachenko. Le canzoni e le poesie rappresentano quel dolore descritto dalla sua insegnante: «Era uno dei più bravi in classe. Quando gli chiedevo, “Yasha, non hai paura di andare in scena?”, mi rispondeva “Ma va, io volo quando vado in scena”», ricorda.
In un’intervista rilasciata nell’estate del 2024 a Suspilne Dnipro, Yakiv aveva detto che non aveva esperienza militare né aveva mai prestato servizio nell’esercito, ma sentiva che doveva difendere Dnipro. Per questo si era unito alla difesa territoriale della città e successivamente alle Forze Armate dell’Ucraina.
Nel 2022, Yakiv aveva girato un video in cui diceva: «Ho interpretato un agente sovietico dell’Nkvd nel film “Il prezzo della verità”». E aggiungeva: «La verità è che ora c’è una guerra in Ucraina. La verità è che ora non posso più recitare come attore. Adesso sono un soldato, insieme ai miei compatrioti. Il mondo deve conoscere la verità…».
Yakiv era stato ferito due volte, ma aveva detto: «Quando sei ferito senti dolore, ma non è la cosa peggiore. Quando muori è perfino troppo facile: a te, personalmente, non fa più male. Ma quando muoiono i tuoi compagni, quello è il peggio».
Dopo la seconda ferita, Yakiv aveva lasciato il servizio e si stava curando. Successivamente, aveva persino avuto un ruolo nella serie televisiva “La vettrice”, che raccontava la storia di una donna che evacuava le persone dal territorio di combattimento.
Ma nel settembre 2024, Yakiv non riusciva a tollerare l’arbitrarietà dell’invasione russa e, dopo aver superato un duro processo di selezione, si era unito alla terza Brigata Meccanizzata Separata, firmando un contratto con le Forze Armate dell’Ucraina.
Il funerale si è svolto in quel teatro in cui Yakiv aveva lavorato per più di vent’anni, per poi proseguire nel vicolo dei caduti ucraini con la preghiera del prete e una sirena antiaerea come sottofondo. Accanto al teatro c’è un ospedale militare con altri soldati che torneranno al fronte. Poco più indietro, c’è un memoriale temporaneo con i nomi dei soldati caduti nel 2015. Sotto, c’è un manoscritto che recita: «Scusate se sono ancora vivo, il meccanico della 17ª Brigata di Carri Armati». Tutto è intrecciato qui: la vita, la morte e le scuse di chi è ancora vivo.
L’insegnante di Yakiv conclude la poesia di Lesia Ukrainka: «Vorrei uscire in un campo pulito, e cadere con la faccia sulla terra umida, e singhiozzare così forte che le stelle potrebbero sentire, così la gente avrebbe paura delle mie lacrime».
Purtroppo, ci sono tante persone in Ucraina che vorrebbero andare in un campo e singhiozzare così forte. E tanti, come Yakiv, che avevano una voce e potevano gridare sul palco di un teatro, non potranno mai più farlo.