Ieri, 6 gennaio 2024, il congresso degli Stati Uniti ha certificato la vittoria elettorale di Donald Trump. I lavori sono stati presieduti, come vuole la procedura, dalla vicepresidente Kamala Harris, che in questo caso era anche la grande sconfitta di quel voto, in un’atmosfera di tranquilla e banale routine democratica che contrastava non poco con quanto accaduto la volta scorsa, il 6 gennaio 2021.
In quell’occasione, infatti, l’allora vicepresidente Mike Pence aveva dovuto nascondersi per sfuggire agli esaltati sostenitori di Trump, da lui aizzati in ogni modo possibile, che avevano assaltato il parlamento proprio per impedire la certificazione della vittoria di Joe Biden. E proprio Biden ieri ha invitato gli americani a non dimenticare cosa accadde quel giorno.
«Dobbiamo ricordare la saggezza del detto secondo cui qualsiasi nazione che dimentica il proprio passato è destinata a ripeterlo», ha scritto sul Washington Post. «Non possiamo accettare che si ripeta ciò che è accaduto quattro anni fa». Tanto meno nel momento in cui «è in corso uno sforzo incessante per riscrivere, persino cancellare, la storia di quel giorno». Sforzo di cui è senza dubbio un buon esempio il documentario che anche Giorgia Meloni si è dovuta sorbire sabato sera, nonostante le poche ore a disposizione della sua visita lampo, assieme agli altri ospiti di Trump a Mar-a-Lago.
Con il consueto capovolgimento della realtà e delle responsabilità, il documentario denuncerebbe, stando a quanto riportato dalla stampa, come avvocati e funzionari che hanno sostenuto Trump nel tentativo di rovesciare l’esito del voto sarebbero stati “perseguitati” dal sistema giudiziario americano. Quello stesso sistema che lo ha lasciato per quattro anni a piede libero, permettendogli persino di ricandidarsi e di vincere le successive elezioni (obiettivamente un trattamento niente male, per un perseguitato politico).
La verità, com’è ovvio, come già detto e come sempre accade, quando si tratta di Trump, è l’esatto contrario. Lo scandalo è proprio che tutto questo gli sia stato consentito. Ed è uno scandalo in cui non è forse esente da responsabilità lo stesso Biden, il presidente uscente che ora invita gli americani a non dimenticare i fatti del 6 gennaio 2021.
Ma questo è esattamente quello che Biden avrebbe dovuto dire appena entrato in carica – quando scelse invece la linea diametralmente opposta, fondata sull’illusione di un impossibile appeasement con i nemici della democrazia – non adesso, al momento di andarsene.
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