Jean Tinguely è stato un grande visionario. Poteva immaginare creature gigantesche guardando una pentola. Partiva da lì, da un oggetto qualsiasi della vita di tutti i giorni, e lasciava che si ingigantisse, che prendesse spazio, che si trasformasse in qualcosa d’altro. La creazione avveniva per assemblaggio tra oggetti, ingranaggi e meccanismi diversi, fino a creare macchinari che non erano macchine, e sculture che non erano sculture, per musei che non fossero musei. Anarchico prima di tutto nel metodo e nella filosofia dell’arte, Tinguely va contro la pop art: cerca l’imperfezione, l’arbitrarietà e il cambiamento in una poetica della trasformazione.
Avrebbe festeggiato il suo centesimo compleanno nel 2025, e per ricordarlo l’Hangar Bicocca a Milano ha allestito la più grande esposizione dell’artista svizzero mai fatta in Italia. E ora − a pochi giorni dalla chiusura della mostra − ha in calendario un appuntamento interessante. Si tratta di “Circo elettroacustico nell’immaginario di Jean Tinguely” (https://pirellihangarbicocca.org/evento/circo-elettroacustico-nell-immaginario-di-jean-tinguely/), un concerto che si terrà il 30 gennaio 2025 alle ore 19 e alle ore 21, pensato negli spazi espositivi dell’Hangar Bicocca, in stretto dialogo con le opere dell’artista, che si occupava anche di musica e suoni.
In effetti, quelle grandi sculture che ricordano strutture meccaniche ma anche organismi viventi in grado di muoversi nello spazio fanno anche rumore, e in qualche caso suonano. Per esempio, Méta-Maxi, una specie di pachiderma dell’arte meccanica, è un assemblaggio di oggetti, meccanismi e strumenti musicali che producono suoni volutamente disarmonici. Per Tinguely il suono era inseparabile dall’elemento visivo, e studia per comporre musica assemblata. Era affascinato dalla musica concreta, che anziché scrivere la partitura seguendo le regole dell’armonia assembla i suoni come in un montaggio, grazie a elementi preregistrati.
A dare il via a questa tecnica fu Pierre Schaeffer, che voleva opporsi all’idea dominante di una scrittura basata su teorie astratte cui contrapponeva quelle concrete, incentrate sul suono e l’ascolto nella loro completezza. I suoni potevano provenire dalle fonti più diverse: strumenti musicali, ma anche rumori, voci, captati con un microfono e registrati. I nastri poi venivano tagliati e riassemblati fino a raggiungere la composizione desiderata. Siamo ai prodromi della musica elettronica, di cui forse la concreta è stata una scuola.
Siamo vicini all’idea di un film sonoro, soltanto da ascoltare. E Tanguely, con il suo amico e compositore Pierre Boulez, fondatore e primo direttore dell’IRCAM, l’istituto per la ricerca sulla musica, farà alcuni esperimenti. Il primo è quello della fontana dedicata a Stravinsky a Parigi, capolavoro giocoso di arte in movimento, una sorta di danza sull’acqua creata insieme alla moglie Niki de Saint Phalle, su suggerimento di Boulez. Che poi scrive anche il “Dialogue de l’ombre double per clarinetto solo e clarinetto registrato”. Proprio con questo brano si apre il concerto all’Hangar Bicocca, grazie a Jérôme Comte, clarinetto, solista dell’Ensemble Intercontemporain; Luca Bagnoli, ingegneria sonora del’IRCAM; Yann Brecy, elettronica IRCAM; l’Orchestra di Fiati del Conservatorio G. Verdi di Milano e al direttore Sandro Satanassi.
Segue poi un lavoro più recente, realizzato a partire da una scultura di Tinguely. È “Cyclop”, brano ispirato all’omonima scultura alta oltre ventidue metri, realizzata da Tinguely e Niki de Saint Phalle nel bosco di Milly-la-Forêt nel 1969. L’opera comprende meccanismi sonori, un teatrino e macchinari metallici in movimento, ed è frutto del lavoro collettivo di diversi artisti, durato quasi quindici anni. A registrarne i suoni sono stati i musicisti e compositori Yann Brecy e Luca Bagnoli con cui poi hanno composto un brano, una sorta di “attraversamento immaginario”, come lo definiscono loro. Si procede poi con “Tre pezzi per clarinetto”, che Stravinsky scrisse nel 1918 in occasione della pubblicazione di “Tale of the Soldier”, e si conclude con “Feu de joie”, un pezzo per orchestra di fiati composto nel 2023 da Mikel Urquiza (Bilbao, 1988) su commissione dell’IRCAM in occasione del restauro della Fontaine Stravinsky, eseguita per la prima volta in Italia. Un esperimento di musica concreta, da ascoltare in un gioco tra arte visiva, plastica e sonora.
La mostra di Jean Tinguely, a cura di Camille Morineau, Lucia Pesapane e Vicente Todolí con Fiammetta Griccioli, in Pirelli Hangar Bicocca sarà aperta al pubblico con ingresso gratuito fino a domenica 2 febbraio 2025.