Improvvisamente la Grande Leader Decisionista inciampa in vicende italianissime per lei evidentemente più complicate dei rapporti internazionali in cui le basta andare d’amore e d’accordo con i vincenti di turno. Appena rimette piede nel nostro Paese, la presidente del Consiglio mostra qualche affanno, diciamo così, di cui farebbe volentieri a meno. E dunque la presidente del Consiglio decisionista non riesce a mandare via “Dani”, la vecchia amica ministra del Turismo rinviata a giudizio, quella Santanchè che continua a fare come se nulla fosse – «si va avanti» – mentre è sin troppo evidente che il gelo dei Fratelli sulla ministra non può non essere telecomandato da Giorgia Meloni, che, sia notato incidentalmente, è anche la segretaria del partito di “Dani”.
Può darsi che la presidente del Consiglio non se la senta di ingaggiare un duello con il presidente del Senato, super-amico e talvolta sodale in affari con Santanchè (da qui l’indagine sulla plusvalenza di un milioncino di euro sulla compravendita della villa a Forte dei Marmi che era stata di Francesco Alberoni) perché La Russa è La Russa, mica un Giovanni Donzelli qualunque, non scherziamo. Ed è anche possibile che Meloni voglia rinviare la scelta del sostituto di Santanchè se quest’ultima verrà condannata (la sentenza non dovrebbe essere lontanissima) peraltro in un momento in cui nella maggioranza si avverte una tensione finora inedita.
Se si è deciso di istituzionalizzare il vertice dei segretari stile Prima Repubblica vuol dire che la macchina non è sufficientemente oliata. L’autonomia differenziata torna al punto di partenza, è andato in difficoltà Matteo Salvini per la vicenda dei treni e, in queste ore, anche Matteo Piantedosi per il caso Najim Osema Almasri, il libico inopinatamente fatto fuggire a Tripoli «perché è pericoloso», ha detto ieri il ministro dell’Interno. Ma se è pericoloso allora perché gli è stato permesso di fuggire con un aereo dei servizi segreti?
È una brutta storia che Piantedosi in Senato non ha saputo spiegare rimandando la ricostruzione alla prossima settimana quando è stata annunciata un’informativa completa al Parlamento. Ieri si è limitato a dire che c’è stato un errore procedurale (Carlo Nordio sarà stato contento?) ma resta il fatto che Almasri, colpito da mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, è fuggito.
La presidente del Consiglio sa bene che anche questa figuraccia – chissà cosa di inconfessabile c’è dietro – lede anche la sua immagine: la statista che risolve i problemi perché amica dei nuovi potenti di Washington si ritrova tra le mani un nuovo pasticcio internazionale che il governo non sa né dipanare né chiarire. Sono fatti molti diversi il caso Santanchè e il caso Almasri, accomunati però da una tanto evidente quanto inattesa mancanza di leadership da parte della Grande Decisionista. Il vento ci mette poco a girare.