Dove il vino è una cosa seria Vi portiamo a Mileștii Mici

È la cantina che conserva il maggior numero di bottiglie al mondo, due milioni per la precisione, dislocate lungo duecento chilometri di gallerie da percorrere anche in auto. E non indovinereste mai in che Paese si trova

Mileștii Mici
Dave Proffer, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons

Una fontana di vino accoglie gli ospiti della cantina più grande del mondo. Mileștii Mici, a mezz’ora di auto dalla capitale, Chișinău, è il posto che non ti aspetti in Moldavia. Qui, in un dedalo sotterraneo di duecento chilometri di gallerie alla temperatura costante di quattordici gradi e a ottanta metri di profondità, viene custodito, a cura dello Stato, a cui appartiene la cantina, il patrimonio enologico di un Paese che non è abitualmente associato al vino.

A torto, perché, in realtà, l’economia moldava deve a questo settore il dodici per cento del Pil (in Italia è il quattro per cento) e su una popolazione totale di circa due milioni e mezzo di abitanti vi lavora mezzo milione di persone.

Con questi dati, la Moldavia è il primo Paese al mondo per esportazione di vino in rapporto alla grandezza del territorio (il diciannovesimo, in termini assoluti). Su trentaquattromila chilometri quadrati di superficie – poco di più della Borgogna francese, compresa la separatista Transnistria – 112.000 ettari sono coltivati a vigna, con una produzione di seicentomila tonnellate di uva all’anno.

Un settore che non è solo un pilastro dell’economia moldava, ma è diventato negli ultimi anni la principale leva economica per avvicinarsi all’Europa e al suo grande mercato unico, oltre che un simbolo di integrazione. Con la firma nel 2014 di un accordo di associazione con l’Unione europea, infatti, l’industria vinicola si adoperò subito per allinearsi con le norme fitosanitarie comunitarie.

Negli ultimi sette anni, l’export di vino moldavo verso la Romania è triplicato. Seguono la Polonia e la Repubblica Ceca, mentre la Cina rappresenta il sei-sette per cento delle esportazioni (molti produttori si lamentano delle difficoltà burocratiche).

Storicamente, la coltivazione della vite nel Paese risale al 600 a.C. quando sulle rive del Mar Nero approdarono i primi nuclei di coloni dalla Grecia. Sotto la dominazione degli Ottomani, il vino fu messo al bando per tre secoli, fino al 1812, quando la Moldavia entrò a far parte dell’Impero russo e la produzione vinicola riprese.

Proprio in quel periodo i produttori iniziarono a usare le antiche miniere già presenti nel territorio, scavate nell’arenaria, per conservare le botti e le bottiglie di vino. Scelta saggia, soprattutto con il senno di poi, che ha messo al riparo la produzione passata e presente dalle traversie dell’era sovietica e poi russa.

Durante la perestrojka, con la motivazione della lotta all’alcolismo, eterna piaga dell’Urss, Mosca impose di sradicare le vigne nelle repubbliche sovietiche produttrici di vino, in primo luogo la Moldavia e la Georgia. Ecco che le cantine sotterranee diventarono utili per preservare l’eredità enologica del paese.

Ancora nel 2006, il Paese dovette fare i conti con le scelte del Cremlino. Mosca decise di interrompere le importazioni di vino dalla Moldavia, sulla scia delle tensioni sul futuro della repubblica filorussa della Transnistria. Allora l’industria vinicola pesava per il quindici per cento del Pil e l’embargo provocò perdite dirette pari a cinquecento milioni di dollari, che salirono a quasi un miliardo di dollari tenendo conto della successiva recessione.

In tutto questo, Milestii Mici, con il suo patrimonio di due milioni di bottiglie certificato dal Guinness dei primati nel 2005 come la più grande collezione di vini del mondo, è un monumento alla resilienza della viticoltura moldava.

Per girare nel labirinto sotterraneo, corredato di cartelli stradali, diritti di precedenza e semafori, la visita guidata mette a disposizione un treno elettrico, ma si può anche usare la bici o la propria auto, o anche andare a piedi, lungo un dedalo di strade illuminate, con nomi come Cabernet, Aligote, Feteasca, tra bottiglie sigillate con la ceralacca e grandi botti. Ci sono i depositi storici, bottiglie dei secoli passati, lasciti, donati o salvati, di cantine scomparse, ci sono le annate eccellenti, le rarità, le produzioni speciali. E anche il frutto contemporaneo dei quattrocento ettari di vigneti dell’azienda.

Ci sono gli spazi dedicati alle degustazioni, arredati e illuminati con cura, arricchiti di mosaici, vasche di pesci rossi, vetri istoriati, musiche evocative, intonati ai vini offerti in degustazione dai sommelier: rossi invecchiati, bianchi, vini secchi e vini dolci, bollicine, in una combinazione di pietra, rocce calcaree e legno che richiama gli ambienti tradizionali moldavi e abbinati, volendo, a piatti tipici, anche in versione vegetariana.

In una visita un sunto della produzione del Paese, dai vini secolari ai novelli.

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