Lo so, come ogni anno volete sapere quali sono i migliori dischi del 2004. Ma non vi dovreste fidare. Il colonnista non è in grado di dirvi il vincitore. Questa colonna in un primo momento avrebbe premiato un paio di dischi: quello dark di Branford Marsalis, "Eternal" (Marsalis Music), e quello mexicano di Charlie Haden "Land of the Sun" (Verve). Eppure, chiamato a votare per il referendum Top Jazz della rivista Musica Jazz, almeno finché la Corte costituzionale non impallinerà anche questo, il colonnista ha fatto altro. Nel segreto dell’urna, il voto è andato a "The Out-of-towners" (Ecm), del Keith Jarrett trio. Solito Jarrett, in effetti. Quindi solito bel disco. Con quindici impagabili minuti nel brano numero 4. Però, a ripensarci, il disco più bello è quello di Marsalis, al quale (sempre nel Top Jazz) il colonnista aveva dato la preferenza come "musicista dell’anno". Bello anche il trio algido, marca Ecm ovviamente, di Arild Andersen, "The Triangle", votato come disco numero 3, ma in effetti avrebbe dovuto piazzarsi al numero 4. Senonché sia il voto referendario sia questa classifica riadattata col segno di poi, non vanno bene. C’è che col segno di poi-poi, ci sono almeno altri tre dischi che avrebbero meritato il primo premio.
Il colonnista, distratto dagli evangelici pro Bush e dalla lobby neocon, non s’era accorto di tre bellissimi-meravigliosi-stupendi-fantastici dischi. "In Praise of Dreams" (Ecm), di Jan Garbarek. Intanto il colonnista era certo che sarebbe stato bellissimo-meraviglioso-stupendo-fantastico perché, nonostante i rapporti intrattenuti con gli americani dei Red States, non ha mai perso quel sesto senso per i bei dischi. Di ritorno dall’Arizona, o forse dal New Mexico, comunque c’erano un sacco di cactus, l’insolito trio sax-viola-batteria di Garbarek è stato finalmente inserito dentro il lettore cd. Saltate il primo brano e cominciate dal secondo: è un raffinato dialogo acustico tra sax soprano e viola, però con un sottofondo trip-hop minimalista. Un gioiellino, con un insolito difetto per la Ecm: la qualità di registrazione non è eccezionale.
L’altro disco che non dovreste perdere è il ritorno dopo ventimila anni di Alice Coltrane, la moglie di John e la mamma di Ravi. Il disco si intitola "Translinear Light" (Impulse) ed è una specie di suite così intrisa di spiritualità ascetico-religiosa che probabilmente Karl Rove lo fa ascoltare tutte le mattine a George W. Bevetelo tutto, qui c’è il sangue di Coltrane.
Infine, il terzo cd. Forse il più bello, certo il più giovane e il più nuovo. L’autore è Ben Allison, professione contrabbassista timidamente belloccio. Il suo gruppo di trentenni newyorchesi si chiama "Medicine Wheel". Il disco è "Buzz" (Palmetto). Questa colonna non se ne era accorta, nonostante i precedenti fossero lì a fare giurisprudenza. La colpa è dell’i-Pod, strumento che il colonnista usa esclusivamente in funzione random. Caro Allison, sei stato sfortunato. Ma ora il caso ha voluto trasmettere questi sette brani di "Buzz", che sono una specie di rock da camera, un po’ blues e un po’ gospel (ma, per carità, senza voci a rovinare tutto). Qualcuno dice che in certi punti sembra un disco jazz dei Radiohead, come Kid A, però più garbato. Il pianista, Frank Kimbrough, è formidabile. Così come è molto bravo il sassofonista Michael Blake. (Nota per Walter Veltroni, collezionista di brani dei Beatles in versione jazz: il numero 7 è un’elegantissima "Across the Universe". Seconda Nota per Veltroni: la Blue Note ha selezionato dal suo immenso archivio undici canzoni dei Beatles rifatte da jazzisti. Il disco si intitola: "Blue Note plays The Beatles").
Detto tutto questo il referendum di Musica Jazz è stato vinto da un disco che qui è piaciuto così poco da non essere stato nemmeno segnalato: "Which way is east" (Ecm) del sassofonista Charles Lloyd e del batterista Billy Higgins. Un duetto irregolare e improvvisato che omaggia lo scomparso batterista che sembrava suonare con una piuma. Il colonnista è invece d’accordo con la maggioranza sul miglior cd italiano: "Easy Living" (Ecm) di Enrico Rava.