Camillo di Christian RoccaRice vuole rafforzare le alleanze internazionali per esportare la libertà

Milano. Condi Rice, alle nove di mattina ora di Washington, è entrata nella sala della Commissione Esteri del Senato, l’organo istituzionale che ascolta, domanda e decide se confermare o no la persona nominata dal presidente per ricoprire la carica di segretario di Stato. Accanto a lei, dietro il banchetto da esaminanda, c’era la senatrice liberal della California, Dianne Feinsten. Il suo ruolo era quello di presentare Rice ai colleghi senatori (e ai telespettatori). Feinstein lo ha fatto con parole così generose da far pensare che le due donne fossero dello stesso partito. Deve essere stato uno choc per i cantori delle due Americhe separate e distinte e incompatibili e bla-bla-bla. Anche perché, subito dopo, è intervenuto Joe Biden, il capogruppo democratico, uno dei più autorevoli politici americani sui temi di politica estera. Le sue prime parole, senza tanti fronzoli, sono state: "Dobbiamo vincere la battaglia che vede da una parte la libertà e dall’altra il fondamentalismo islamico-radicale, poi dobbiamo fare in modo che le armi più pericolose stiano lontane dalle persone più pericolose". Infine, dopo aver fatto le sue considerazioni, Biden ha annunciato che voterà per confermare Rice.
Lei, Condi, si è presentata con un discorso-manifesto della politica estera di George W. Bush, cercando di renderla digeribile agli avversari politici. E’ partita dall’11 settembre del 2001. In quel momento, ha detto Rice, è iniziata la sfida della nostra epoca, "una battaglia generazionale", che è quella di combattere la dittatura e il terrorismo e di aiutare a far sbocciare libertà e progresso: "Il lavoro e il sacrificio che l’America e i suoi alleati hanno fatto sono stati difficili, necessari e giusti". Ora, ha spiegato, su quello sforzo bisogna saper costruire un mondo più sicuro e più libero: "Dobbiamo usare la diplomazia americana per far pesare la bilancia del potere mondiale in favore della libertà. E’ l’ora della diplomazia".
Rice ha ricordato Martin Luther King e ha invitato l’America a riflettere sulla sua eredità: "Sono personalmente in debito con chi ha combattuto e si è sacrificato nel movimento dei diritti civili, soltanto grazie a loro io sono qui". L’esempio del reverendo, ha detto la Rice, altro non è che il trionfo dei valori universali della democrazia e della libertà: "Questi valori comuni sono la fonte di speranza anche per gli uomini e le donne che si battono in giro per il mondo per la causa della libertà. E’ nostro dovere far avanzare quei valori". Secondo Rice, "non è una coincidenza che le più grandi minacce dello secolo scorso siano venute dai movimenti totalitari. Fascismo e comunismo erano diversi, ma condividevano un comune e implacabile odio nei confronti della libertà". L’America allora rispose aiutando gli alleati, costruendo organizzazioni internazionali e "opponendo all’ideologia e alla propaganda dei nemici un messaggio di speranza e di verità". La sfida odierna, ha spiegato Rice, non è diversa. C’è sempre un’ideologia tirannica, terrorista e di odio che "dobbiamo affrontare con la stessa visione e lo stesso coraggio di allora".

Il ritorno di Jfk, il sì di Biden, il no di Boxer
Rice ha elencato i tre compiti del suo mandato e dell’America: "Uniremo la comunità delle democrazie per costruire un sistema internazionale che si basi su valori condivisi e sullo Stato di diritto. Secondo, rafforzeremo la comunità delle democrazie per combattere le minacce alla nostra sicurezza e alleviare l’assenza di speranza che alimenta il terrorismo. Terzo, diffonderemo la libertà e la democrazia nel mondo". Con la stessa fermezza ha lanciato una stoccata a Vladimir Putin: "La protezione della democrazia in Russia è vitale per il futuro delle nostre relazioni".
John Kerry, alla sua prima apparizione dopo il 2 novembre, ha detto di avere "alcune riserve sulla politica" di Rice. E le ha chiesto per quale motivo l’America rifiuta la "pressante offerta d’aiuto" dei paesi arabi ed europei in Iraq. "Senatore, non mi risulta che ci siano offerte europee e russe ­ ha risposto Rice ­ è vero il contrario. Le assicuro che ne saremmo lieti". L’esito dell’audizione è scontato, la Rice sarà confermata, ecco perché gli altri interventi sono sembrati più di carattere politico interno che volti a conoscere le strategie diplomatiche di Rice. Così i senatori hanno fatto quello che dovevano fare: il repubblicano Chuck Hagel, un centrista con aspirazioni presidenziali nel 2008, ha criticato come sempre la politica postbellica di Bush, mentre la senatrice pacifista della California, Barbara Boxer, ha contestato la guerra in Iraq, innescando un serrato botta e risposta con Rice.

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