Meanwhile
Abbiamo liberato il Libano. Si è dimesso il governo del Libano filo siriano. Cercatevi le immagini (in diretta su Cnn), sono meravigliose. Sembra il 1989. Ora c’è da stare attenti a Hezbollah.
Rep. oggi ha intervistato per due pagine, lodandolo, il dittatore siriano.
(Però Bush ha perso i dibattiti: 3 a 0.)
28 febbraio
Caro Luca,
Re: no subject
GQ, marzo 2005
La Repubblica arabo-romagnola
Dopo la performance di ieri, oggi Rep. non dedica nemmeno una riga
all’evolversi della situazione in Egitto. Neanche una, neanche per
sbaglio. Siccome non si vergognano, a Rep. hanno fatto altro e di
peggio: due pagine (la 2 e la 3) dedicate al dittatore siriano Assad,
come se fosse l’uomo della pace in Medio Oriente. Di più: volete
che non abbia scritto anche Gabriele Romagnoli, (conosciuto come
le-elezioni-in-Iraq-non-servono-a-niente-e
ve-lo-dico-io-che-sto-a-Beirut)? Certo che ha scritto anche lui. E ha
scritto che Al Jazeera, la tv antisemita che diffonde odio, sentimento
antidemocratico e fa da cassetta delle lettere a Osama e al
terrorismo,è una tv indipendente che i cattivoni vorrebbero
chetare accattandosela. Tra l’altro Romagnoli fa intuire che il saudita
Walid bin Talal, che vorrebbe comprarsi la tv, agisca per conto dei
regnanti di Riad ma evidentemente romagnoli non sa che Walid bin Talal
da anni è in rotta con la (sua) famiglia reale.
28 febbraio
I fascisti oggi hanno attaccato un ospedale
Cento morti, centotrenta feriti. La gente era in coda per ottenere un lavoro. Nessuna protesta dei pacifisti. Nessuna richiesta di ritiro delle truppe terroriste. Nessuna parola dai sindacati.
28 febbraio
Gli omini di Wolfowitz
Oggi La Stampa racconta, ma in realtà lo aveva già scritto Luca Sofri, che i neocon sono così cattivi al punto da essere stati dietro la decisione di sospendere la produzione del Subbuteo. C’è che l’amministratore della società produttrice del Subbuteo è stato Paul Wolfowitz. Il disegno criminoso è raffinato: anche perché, come dice il mio Segretario, il subbuteo è un falco.
27 febbraio
Domandine
Secondo voi perché Repubblica non ha messo la notizia dell’Egitto in prima pagina, nonostante fosse la prima notizia di tutti i giornali americani (e in Italia del Corriere)? Secondo voi perché l’autore dell’articolo (nelle pagine interne), Gabriele Romagnoli (conosciuto come le-elezioni-in-Iraq-non-servono-a-niente-e ve-lo-dico-io-che-sto-a-Beirut) fa cadere “la svolta” (ma vedremo se sarà tale) di Mubarak dal cielo e non gli viene in mente che sia l’effetto della politica americana post 11 settembre?
27 febbraio
Che idiota questo Bush: ora porta la democrazia anche in Egitto
Il dittatore egiziano Hosni Mubarak, inaspettatamente (dicono i fessi), “ha ordinato una revisione delle leggi elettorali del suo paese e ha detto che alle elezioni presidenziali potranno partecipare anche altri candidati”.
Commenta il New York Times: “The surprise announcement, a response to critics’ calls for political reform, comes shortly after historic elections in Iraq and the Palestinian territories, balloting that brought a taste of democracy to the region. It also comes amid a sharp dispute with the United States over Egypt’s arrest of one of the strongest proponents of multi-candidate elections”. Vedremo se lo farà davvero, ma prima dell’Iraq era un evento impossibile solo da immaginare. Mentre nel resto del mondo arabo ed ex sovietico, spiega David Brooks, la gente si chiede: “Perché qui non si può?”.
Bush, però, ha perso i dibattiti: 3 a 0. E, secondo Ennio Caretto, l’altro ieri anche la conferenza stampa con Putin. Ora stanno 4 a 0.
PS
Tra l’altro la decisione di Mubarak arriva il giorno dopo che Condi Rice ha annullato il viaggio in Egitto e 24 ore la ri-condanna americana della detenzione dell’avversario politico di Mubarak.
26 febbraio
Bentornato Barney
La versione di Emma. L’allegra famiglia di Mordecai Richler nel nuovo romanzo di sua figlia
26 febbraio
Blog, Giudamaccablog
26 febbraio
Karl Rove manda dei fiori a Maureen Dowd
La reginetta del New York Times era preoccupata perché sua sorella Peggy amava più Rove di lei. Questo il biglietto di Rove a Maureen: “Just remember, your family does love you and not everyone hates you.”
25 febbraio
Prodi
Romano Prodi ha scritto una pagina intera sul Corriere per spiegare che l’articolo 11 della nostra Costituzione costituisce “un rifiuto fermo e assoluto” alla guerra. Solo che non è vero. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”. Le dittature, va da sé, offendono la libertà dei popoli. Fare una guerra a una dittatura significa difendere la libertà di quei popoli oppressi, non offenderla. E’ ovvio, no? Ed è anche scritto in italiano. Essendo stati liberati da un intervento armato, ovviamente i costituenti non avrebbero mai potuto escludere le ragioni di una guerra contro una dittatura.
Prodi ha anche scritto che “l’Onu è, nella quasi generalità dei casi, l’unica istituzione dalla quale può legittimamente derivare l’approvazione della comunità internazionale”.
La “quasi generalità” è un modo di dire per escludere la guerra che il governo dell’Ulivo fece alla Serbia per evitare, preventivamente, che si consumasse un genocidio in Kosovo. Una guerra giustificata dalle fosse comuni, che poi non sono mai state trovate. Una guerra geostrategica contro un dittatore che nel bel mezzo dell’Europa impediva l’allargamento della Nato e dell’Unione europea. Una guerra che ha avuto l’effetto domino dell’esportazione della democrazia. Una guerra senza l’Onu (anzi senza nemmeno una risoluzione dell’Onu). Ricorda qualcosa?
Prodi dice di averla fatta lui, da Bruxelles, l’esportazione. Una barzelletta, visto che tutti sanno che dobbiamo la democrazia in Europa dell’est alla guerra fredda vinta da Ronald Reagan, con l’aiuto del Papa. Allora lo schieramento che oggi sostiene Prodi stava coscientemente, o di fatto, con quelli che volevano esportare la dittatura, non la democrazia.
25 febbraio
Auguri ai miei amici di sinistra che voteranno la (com)unione
25 febbraio
Come?
Titolo dell’Espresso di oggi sui fondi neri di Silvio: “Come si legge nelle 500 mila pagine dell’inchiesta”. Già, come?
25 febbraio
Mail ricevuta
“Allora avevo capito bene, lei ha lo sguardo rivolto verso il suo ombellico e non sa guardare la realtà negli occhi, mi spiace, mi spiace per lei, perchè non sa cosa si perde. Ma c’è sempre speranza per gli uomini su questa terra. Se c’è stata per me, non dispero che anche lei possa incontrare qualcuno che sfioradole il viso le faccia alzare lo sguardo e cadere la corazza”.
25 febbraio
La Marcia di Piperno
Oggi sul Venerdì, Alessandro Piperno è paragonato a Joseph Roth, invece che a Philip. Il passaparola sul bellissimo romanzo di Piperno però ormai è imponente. Moltissimi miei conoscenti stanno leggendo “Con le peggiori intenzioni”. E piace a tutti.
25 febbraio
La democrazia in Russia (non c’è)
25 febbraio
Luca Sofri precisa precisamente la cosa che gli avevo precisato
Ovviamente so perché lui ha dato di fascisti a dei comunisti. Provocatoriamente. Per insultarli. Anch’io do spesso di fascisti a chi, tecnicamente non lo è, tipo i fascisti islamici. Ma è per capirci. Soprattutto per farlo capire a quella sinistra, comunista o no, che non lo capisce e scambia i fascisti per i resistenti. (qui ci sarebbe da aprire un altro capitolo: sulla formidabile attrazione che un totalitarismo esercita su un altro totalitarismo, ma lasciamo perdere)
Il punto è che in questo caso di Firenze, i fascisti non erano fascisti ma comunisti. E la pratica “fascista” o antisemita è tipica sia dei fascisti sia dei comunisti, ovunque e sempre. Nei numeri e negli anni in realtà è più comunista che fascista, ma a me questo non interessa. Per me pari sono proprio perché non sono mai stato, nemmeno alla lontana, né l’uno né l’altro. Perché sono pari? E’ ovvio perché: sono entrambe ideologie totalitarie e violente, basate sulla violenza teorica e pratica. Che ci vuole a capirlo?
Luca, però, nella risposta a me e a Filippo Facci (il quale in realtà dice una cosa diversa dalla mia, tanto che Facci sul Giornale risponde non solo a Sofri ma anche a me) scrive che “qualitativamente” fascismo e comunismo “significano due cose diverse: per questo un gruppo di teppisti che con la violenza cerca di impedire che un signore parli liberamente, io li chiamo fascisti”. E’ una bestialità, questa. Impedire con la violenza il free speech è storicamente pratica sia dei fascisti sia dei comunisti. In Urss si poteva parlare liberamente? No. Ti picchiavano, torturavano, incarceravano se lo facevi? Sì. Ed erano fascisti? No, erano comunisti.
Vogliamo restare in Italia? Vogliamo ridurre la nostra micragnosa comparazione agli ultimi trenta anni? Bene. Gli episodi di violenza cretina di questo tipo, fatti due conti, sono più rossi che neri. Non perché i rossi siano più cattivi dei neri (di nuovo: per me pari sono), ma per il semplice motivo che i rossi sono di più dei neri e hanno goduto, godono: direi, di maggiore consenso e di grande approvazione radical chic della società, dei giornali, della cultura e dell’editoria. Mentre i neri erano e sono fascisti. E’ assurdo. Non capisco, infine, per quale motivo chi come Luca, al contrario di me, non vuole fare confusione tra fascismo e comunismo, quando vede un comunista in azione prende e gli dà di fascista.
24 febbraio
Va bene tutto
Ma la diretta Tg1 del funerale di don Luigi Giussani non è un po’ troppo?
24 febbraio
Senza miracoli
Un po’ livido, ma l’articolo di Francesco Merlo su don Giussani io lo condivido.
24 febbraio
What’s left?
I progressisti italiani hanno chiesto ai radicali di non mettere il nome di Luca Coscioni nel loro simbolo. Meglio Buttiglione, almeno ci crede davvero.
23 febbraio
Scusi, chi è il vosto leader?
Una buona parte della Margherita non vuole i radicali nell’alleanza perché i radicali sono l’anticristo eccetera. Se non ricordo male il leader della Margherita è l’ex segretario dei radicali.
23 febbraio
Amici
Questo signore è stato accolto come un eroe dall’Onu e da Oliviero Diliberto. La Francia non considera la sua organizzazione pericolosa. Ora leggete:
Al-Manar TV aired these speeches on February 18 and 19:
Hassan Nasrallah: Israel is our enemy. This is an aggressive, illegal, and illegitimate entity, which has no future in our land. its destiny is manifested in our motto: “Death to Israel.”
Crowd:
Death to Israel
Death to Israel
Death to Israel
Death to Israel
Death to Israel
(continua)
23 febbraio
T-shirt
23 febbraio
Pope go home
Il Papa ha detto che i matrimoni gay sono “ideologia del male”. Vorrei leggere, ora, editoriali allarmati e preoccupati sui giornali sedicenti progressisti perlomeno altrettanto preoccupati e allarmati di quelli scritti quando Bush definiva “ideologia del male” non i gay ma i tagliatori di teste.
Lo faranno i nostri coraggiosi opinionisti di sinistra? No, non lo faranno. Si giudicano da soli? Sì, si giudicano da soli.
23 febbraio
Il blog di Zucconi (a sort of)
Lettere dei lettori e risposte brillanti: “Se desidera insultare, prema il tasto uno. Se preferisce insultare Severgnini, prema il tasto due. Se desidera parlare con un essere umano, apra il cancelletto ed esca”. (a me, in fondo, Zuc. è molto simpatico)
23 febbraio
Comunisti o cretini, o entrambe le cose
Qui si corregge il refuso di Luca Sofri.
23 febbraio
Cose che voi umani/2
Un blog in difesa dell’oil for food
23 febbraio
Cose che voi umani
Un blog in difesa dell’Onu
23 febbraio
Qui lo ridico
La Juventus è una squadretta
23 febbraio
Qui lo dico
A me Al Jafaari non piace.
Intanto l’Australia raddoppia le sue truppe in Iraq. Non moltissime, in realtà: da 300 a 750.
22 febbraio
Le ultime novità Ipod
22 febbraio
Tom Wolfe su Hunter Thompson
“Hunter ordered two banana daiquiris and two banana splits. Once he had finished them off, he summoned the waitress, looped his forefinger in the air and said, “Do it again.” Without a moment’s hesitation he downed his third and fourth banana daiquiris and his third and fourth banana splits, and departed with a glass of Wild Turkey bourbon in his hand”.
22 febbraio
Chetelodicoafare?
Al punto 9 del Riepilogo avevo previsto quello che avrebbero scritto gli editorialisti di Reubblica. Era troppo facile. Zucconi e Bonanni oggi hanno cercato di vendere un cambiamento di Bush. Secondo me non ci crederà nemmeno Michele Serra. Se volete sapere che cosa è successo, leggete, invece, lo splendido primo editoriale del Foglio e l’altrettanto bello di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. (qui il testo del discorso di Bush)
22 febbraio
Consigli neocon a Bush sulla Russia e sulla strategia pro libertà
Appelli e risoluzioni sulla Russia. Promosso Elliott Abrams
22 febbraio
Witt o Cam?
22 febbraio
Riepilogo
Tre anni e mezzo dopo l’attacco di al Qaida all’America:
1) Il regime fascista islamico dei talebani è stato fatto fuori e gli afghani hanno votato liberamente il loro presidente. Una donna è diventata governatrice di una provincia. L’Afghanistan ha ripreso un cammino di civiltà
2) Il regime nazionalsocialista, insomma: fascista, di Saddam Hussein è stato fatto fuori e gli iracheni hanno potuto votare per la prima volta e decidere liberamente il proprio futuro. I nostalgici del regime e i fascisti islamici tentano di impedire un futuro libero al popolo iracheno, così uccidono (uccidono gli iracheni, non gli americani). Gli iracheni purtroppo continuano a morire (per mano dei fascisti) anche se in quantità inferiore rispetto a quando questi assassini erano al potere. 3) In Palestina finalmente c’è speranza. Israele si ritirerà da parte dei territori occupati in seguito a una guerra subita e vinta. Prima della politica post 11 settembre sembrava un tabù. Si parla per la prima volta di Stato palestinese, lo vogliono sia la destra israeliana sia gli americani. Prima della politica post11 settembre sembrava impossibile. E’ potuto accadere perché Bush ha chiuso i rapporti col dittatore Arafat, il responsabile unico del fallimento dell’accordo con Clinton e Barak. Due anni di porte sbattute in faccia ad Arafat hanno fatto crescere la consapevolezza della classe dirigente palestinese, che si è trovata pronta e dopo la morte del dittatore ha capito che doveva fare altro.
4) La Siria, che oggi non è uno Stato ma un’organizzazione terrorista, s’è presa paura ma sembra che abbia fatto un passo falso a uccidere il leader libanese che chiedeva il ritiro delle sue truppe d’occupazione in Libano (a proposito: perché i pacifisti o magari Fabio Mussi non ne hanno mai chiesto il ritiro?). Ora i libanesi, per la prima volta, urlano “Syria out now” e protestano tutte le sere. Come in Ucraina.
5) Già, c’è anche l’Ucraina. Non c’entra con il medio oriente e con l’11 settembre, ma nel frattempo gli americani hanno fatto anche questa. Finanziando l’opposizione e sostenendola. Fottendosene dell’amico Putin. Ah, e l’hanno fatto anche in Georgia. 6) In Egitto si fa strada un’opposizione democratica. Per la prima volta si chiedono apertamente riforme e democrazia. E’ dura, ma si comincia.
7) I sauditi sono molto attivi. Temono di doverla pagare (e sarà sempre troppo tardi). Così fanno quello che sanno fare benissimo: tentano di vendere il fontanone agli allocchi occidentali (che ci cascano) e organizzano finte elezioni amministrative e convegni farsa antiterrorismo. Però stavolta ci ha creduto soltanto Repubblica.
8) Poi c’è l’Iran, la vera questione aperta. Se si fa la Bomba sono cavoli. Colpire le centrali (come nel 1981 a Osiek, in Iraq) è durissima, perché sono in zone altamente popolate. Dopo le proteste studentesche di due anni fa, sempre sullo slancio della liberazione dei due regimi confinanti è partita un’altra iniziativa democratica: un referendum sul regime. Ovviamente i giornali non ne parlano (ehi, dico i giornali di qua, non quelli dei mullah)
9) L’Europa, cioè Francia e Germania, cercano comicamente un modo di rientrare nella partita e di blandire l’ospite americano facendo finta che Bush sia cambiato (è già pronta la manipolazione e vedrete come domani editorialeggeranno contenti contenti). Ma, appunto, ci può credere solo il lettore di Repubblica.
10) L’inutile Onu è sprofondato in scandali di corruzione, pedofilia organizzata e molestie sessuali. In un mese e mezzo sono stati costretti alle dimissioni 6 o 7 top manager delle Nazioni Unite e vedremo che cosa succederà a Kofi Annan.
11) L’unico al mondo a non averne capito niente è il desperate united Romano Prodi.
PS
C’è qualcuno che ancora spiega come l’idea dell’effetto domino fosse una follia e come quell’idiota di Bush abbia sbagliato tutto (e, ovviamente, perso i dibattiti: 3 a 0).
21 febbraio
Le piazze arabe chiedono il ritiro delle (siriane dal Libano)
21 febbraio
Perché, perché, perché
Paolo Mieli ha affidato la rubrica delle lettere a Sergio Romano?
21 febbraio
“Il giovane economista di Alcamo”
Ringrazio i gentili curatori del sito della Provincia di Trapani per la recensione e per aver sostituito, dopo il mio post di ieri, “trapanese” con “di Alcamo”. Restano le altre due imprecisioni.
21 febbraio
Hitch, il primo
Vanity Fair, febbraio
Domande
1) Ma voi votereste un premier che legge le riviste di orologi? 2) Ma Forattini non aveva lasciato la Stampa? 3) Ma Andrew Sullivan non doveva lasciare il blog?
21 febbraio
“Il giovane economista trapanese”
20 febbraio
Cose da weekend
1) La cosa di Christo a Central Park mi sembra molto brutta, sembrava più bella nei disegni. Mi sembra meglio questa
2) Luca Sofri è il solito terzista. Sideways gli è piaciuto, ma per essere anticonformista dice che si è appisolato. Dice, invece, che The Aviator tiene svegli. Io invece mi sono appisolato. Buona la battuta Di Caprio-Giannino.
3) E’ inutile. Finché Giuliana Sgrena non torna, non dirò una parola sui comunisti del Manifesto.
4) Il punto numero 3 non è stato scritto da Paolo Guzzanti, sono loro che sono orgogliosi di essere comunisti.
5) E’ da un po’ che non mi occupo di Alessandra Farkas. Peccato. Nelle pagine della cultura del Corriere prima ha detto, testuale, a una scrittrice americana che i neocon considerano Hollywood l’origine del male della società (chi, come, dove, quando?), poi in un articolo sull’ultimo scandalo Onu ha scritto delle cose imbarazzanti (non per lei, ma per il Corriere) e poi ha definito The Independent “certo non un un giornale di parte”. Certo. E Robert taliban Fiskè un sincero democratico.
6) Il libro di Alessandro Piperno è bellissimo (per quanto un filo anti israeliano). Complimenti, davvero.
7) La Juve non merita di vincere lo scudetto. Il Milan è tornato quello di Sacchi (il culo di). L’Inter è adorabile.
8) Ottimo Giuseppe D’Avanzo (credo di non aver mai scritto queste tre parole di fila) quando invita Giancarlo Caselli a non fare lo gnorri sul caso Mori-Ultimo.
9) Il Corriere della Sera nell’ultimo mese ha dato una mezza dozzina di botte a Repubblica. A Largo Fochetti saranno incavolati neri: gli ebrei e il papa, la campagna sui cattolici e il referendum, Primavalle, le dichiarazioni di Annan, Colombo su Sharon eccetera. Che botte.
10) Manlio Sgalambro, ovvero la Yoko Ono di Franco Battiato, la settimana scorsa le ha dette davvero grosse su Leonardo Sciascia. Oggi, domenica, Matteo Collura sul Corriere mette le cose a posto.
11) Rep. però ha fatto due servizi che avrei voluto fare io. Autore in entrambi i casi Alberto Flores D’Arcais: l’appello bipartisan della Brookings Institution sui rapporti transatlantici e la visita alle scuole di tennis di Nick Bollettieri.
12) Oggi il teorico della superiorità della razza di sinistra, l’umoralista Michele Serra, si augura la morte di George W. Bush. Poveraccio. E’ occhettianamente bollito.
13) 1972, che è un genio, nota come i giornali d’Oltreoceano abbiano titolato “Bush dice di non aver pianificato un attacco all’Iran“, mentre Rep. titola “Bush non esclude l’opzione militare“. Nel chiacchiericcio degli editorialisti e dei politici italiani di centrosinistra, cioè la vera essenza dell’Italia alle vongole, passa l’idea che tra due settimane ci sarà un’invasione militare dell’Iran. E c’è già chi dice che sarà il nuovo Vietnam dell’America (ma non dovevano esserlo l’Afghanistan e poi l’Iraq?). 14) Ovviamente nessuno, tranne l’eccezione, dà notizia del referendum iraniano appoggiato da Michael Ledeen e, in Italia, da Daniele Capezzone.
15) Ieri, per la prima volta, Ariel Sharon è stato intervistato da un giornale arabo. Prego, rileggere: ieri, per la prima volta, Ariel Sharon è stato intervistato da un giornale arabo (l’intervista è su Repubblica).
16) Il migliore degli inserti dei quotidiani secondo me è Tuttolibri della Stampa. E non mi piace neanche tanto.
17) I radicali. Secondo me, alla fine, non saranno ospitati da nessuno.
18) Gianni Riotta sul New York Times scrive le parole che, anch’io, suggerirei di dire al presidente Bush in visita in Europa.
19) Tariq Ramadan, invece, è vergognoso, come sempre. Ecco che cosa questo fondamentalista dei Fratelli musulmani ha scritto sul NYT. Per lui Bush ha trasformato l’immagine dell’America in “warmaking and lack of respect for human rights”. Poi: “Europe’s leaders cannot afford politically to align themselves with America solely under the evocative banners of “war on terrorism” or “Western security”. Infine ispiega che non c’è nessun nemico, quindi meglio calarsi le braghe: “Mr. Bush needs to… and give up his obsession with the phantoms he considers our common foes”. Il New York Times continua a dargli spazio.
20) basta.
21) Ah, no. Un’altra cosa. Voglio vedere domani e dopo che cosa scriveranno i giornali democratici e antifascisti (è una battuta) di Ahmed Chalabi, dopo che per due anni ci hanno spiegato, pubblicando le veline della Cia, dell’odiata Cia, che non aveva alcun seguito in Iraq.
20 febbraio
Cura omeopatica contro il terrorismo
Avete letto le due pagine di pubblicità saudite su Rep? Comicità involontaria.
18 febbraio
Il nuovo capo dell’intelligence
Retroscena della scelta di Negroponte
18 febbraio
Quanti soldi vuole spendere Bush per la guerra al terrore
17 febbraio
Ci siamo presi il Corriere
Il Corriere ieri ha pubblicato un “documento” di introduzione a una bella antologia di testi neocon.
Il libro è uscito l’anno scorso in Inghilterra e a gennaio in America (Il Foglio lo recensì allora). C’è tutto. Le idee più conosciute di politica estera e quelle meno di politica interna dei neocon, a favore del welfare state, della famiglia e contro la criminalità: Giuliani prese da un neocon la dottrina del “no broken windows”, giornalisticamente nota come tolleranza zero con cui ha ripulito New York.
17 febbraio
Al direttore
A Repubblica Massimo D’Alema ha detto che “nessuno ha chiesto a chi non ha condiviso la guerra di inviare i propri soldati in Iraq. Non lo ha chiesto Bush, non lo chiede Kofi Annan”. E’ falso. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu (risoluzione 1546 approvata l’8 giugno del 2004) al punto 15 “richiede agli Stati membri e alle organizzazioni regionali e internazionali di contribuire all’assistenza della forza multinazionale, comprese le forze militari, come stabilito in accordo con il governo dell’Iraq, per andare incontro ai bisogni della popolazione irachena di sicurezza e di stabilità, di assistenza umanitaria e per la ricostruzione, e di appoggiare gli sforzi dell’UNAMI, la missione Onu di assistenza all’Iraq”. Non penso che l’ex leader della sinistra non conosca l’argomento. Penso che al solito creda di essere il Migliore. Christian Rocca
Il Foglio, 16 febbraio
Kerry voterà il finanziamento della missione in Iraq
Il centrosinistra italiano no. L’Unione è l’unica alleanza al mondo ad avere sul ritiro delle truppe la stessa posizione di Al Zarqawi e dei nostalgici del regime.
16 febbraio
Oil for Onu (link corretto)
Il Senato americano scopre le prove sulla corruzione del braccio destro di Kofi Annan (più altri problemi per
il figlio Kojo)
16 febbraio
Hanno perso gli americani. No, hanno vinto
Panico nei giornali.
15 febbraio
‘azzo, ora la sharia è debole
Il problema, come nota 1972, adesso è che gli sciiti hanno preso pochi voti, quindi ci saràun governo debole Questa è la novità pericolosa, dice il New York Times (una Rep. fatta meglio). Fino ai ieri il pericolo e il problema era opposto, perché si pensava che gli sciiti avessero preso molti più voti.
Calma picciotti, Bush ha pur sempre perso i dibattiti: 3 a 0.
14 febbraio
?!
Ma perché la sinistra ora è contro l’Onu e contro Kofi Annan?
14 febbraio
Rivoluzione
It would be doubly tragic if we did it because of one of two possible failures of vision: insisting on focusing on Iraq alone, and viewing military power as the prime element in our revolutionary strategy. Revolution often comes from the barrel of a gun, but not always. Having demonstrated our military might, we must now employ our political artillery against the surviving terror masters. The great political battlefield in the Middle East is, as it has been all along, Iran, the mother of modern terrorism, the creator of Hezbollah and Islamic Jihad, and the prime mover of Hamas.
Michael Ledeen
14 febbraio
Così ci sbrighiamo
Michael Jackson chiama a testimoniare Kobe Bryant
14 febbraio
Ma Chalabi non era impopolare?
Vi ricordate il ritornello? Chalabi non ha nessun seguito in Iraq. Bene: ha vinto le elezioni. Oggi, anche il New York Times svela che lui è la figura chiave (e laica) della coalizione sciita di Sistani. Il Nyt spiega che ha molte chance di diventare primo ministro o perlomeno uno dei ministri più importanti del nuovo governo. Non male per uno che non aveva alcun seguito. Certo, non c’è dubbio, resta il fatto che Bush abbia perso i dibattiti: 3 a 0.
13 febbraio
Perché imbrogliano?
La ridicola sinistra che ci ritroviamo in Italia continua con un altro ritornello falso: cioè che l’Alleanza sciita voglia il ritiro delle truppe americane. Non è vero. Non vogliono neanche sentire parlare di calendario di ritiro. Il ritiro lo vogliono soltanto l’Unione, o come si chiama, Al Zarqawi e i nostalgici fascisti del dittatore.
13 febbraio
I risultati delle elezioni irachene
Come al solito i disfattisti non ci hanno preso.
Otto milioni e mezzo di voti, sessanta per cento di affluenza.
La lista sciita appoggiata da Sistani (e da Chalabi) ha preso il 47,5 per cento dei voti. Non ha la maggioranza dei due terzi e nemmeno quella assoluta. No sharia quindi, ammesso che la volessero (e non la volevano). I curdi hanno preso il 25 per cento. Allawi poco più del 13.
Vi anticipo i commenti di Rep. di domani. E’ una sconfitta degli americani, perché il loro candidato Allawi è andato male (ovvio che se fosse andato meglio, avrebbero detto che era la prova delle elezioni farsa). Scriverà che i neoconservatori hanno perso (ma i neocon non sopportano Allawi e sostenevano Chalabi e la lista sciita). La fonte del Riformista, unico giornale al mondo a parlare di affluenza al 45 per cento, era una ciofeca.
13 febbraio
Oggi ha scritto
Oggi ha scritto: “Pongo qui una domanda di non secondaria importanza: se nella primavera del 2003 Bush avesse chiesto al suo paese e al Congresso di autorizzare la guerra irachena con l’obiettivo di abbattere il regime saddamista, sarebbe stato autorizzato a marciare?
S’inventarono (lui e Blair, ndr) la fola delle armi di distruzione di massa per ottenere quell’autorizzazione.
Diversamente la risposta del Congresso sarebbe stata quasi certamente negativa”.
E’ incredibile (e non solo perché nella primavera del 2003 la guerra era già finita e non solo per il verbo “s’inventarono”, visto che tutte le intelligence del mondo e anche l’Onu dicevano che le armi c’erano). Il punto incredibile è un altro. La risoluzione che autorizzò l’uso della forza è del settembre 2002 e si basava esplicitamente su quattro motivazioni:
a) le armi; b) il rapporto con il terrorismo; c) la minaccia ai paesi vicini; d) la democrazia.
Basta leggere: “Whereas the Iraq Liberation Act (Public Law 105-338) expressed the sense of Congress that it should be the policy of the United States to support efforts to remove from power the current Iraqi regime and promote the emergence of a democratic government to replace that regime”. (Traduzione: “la politica degli Stati Uniti deve essere quella di sostenere gli sforzi per rimuovere dal potere l’attuale regime iracheno e promuovere
la nascita di un governo democratico che rimpiazzi quel regime”)
Scalfari legge Rep., che ha parlato sempre e solo di armi (e di petrolio) quindi accusa non il Bush vero ma quello fiction descritto dal suo giornale.
Scalfari non sa neanche che un paio di giorni prima (il 19 settembre 2002), Bush ha presentato il testo della risoluzione, e alla domanda di un giornalista che chiedeva se l’obiettivo del “cambio di regime” facesse parte della risoluzione, ha risposto: “Sì, questa è la politica del governo”.
Scalfari non sa che il 7 settembre del 2002, a una giornalista che gli chiedeva quale fosse “davvero il suo obiettivo in Iraq: le armi di distruzione di massa o Saddam Hussein?”, Bush rispose: “L’Amministrazione Clinton ha sostenuto il cambio di regime. Molti senatori hanno sostenuto il cambio di regime. La mia Amministrazione continua a sostenere il cambio di regime”.
Esempi se ne possono fare diecimila. Uno per tutti: il discorso all’American Enterprise del 26 febbraio, un mese prima della guerra, era centrato esclusivamente sul cambio di regime e sulla democrazia in Medio Oriente. Rep. non ne diede notizia.
E’ fenomenale la manipolazione di questo giornale. Nasconde le
cose che non gli vanno bene, si convince che quella che racconta
sia la realtà, poi accusa gli avversari di non aver fatto quello che, invece, hanno fatto ma che Rep. ha censurato oppure non capito.
13 febbraio
Come mai?
Come mai oggi Rep. non ha la notizia su Annan (neanche in breve, neanche nascosta) che ieri mattina Camillo ha riportato sul blog e che questa mattina è l’apertura del Corriere della Sera?
13 febbraio
Annan: “Molti pensano che l’Onu non sia presente in Iraq. E’ sbagliato”
Kofi Annan spiega due o tre cose a Fassino. Clamorosa smentita della ridicola posizione del centrosinistra (che prende lezioni di riformismo anche da Fini, sul Riformista).
Davvero, questo articolo di Annan sul Washington Post è clamoroso: il capo dell’Onu dice che l’Onu ha già un mandato e non ne chiede altri. Chiede solo alla comunità internazionale, cioè a chi NON è in Iraq, di impegnarsi in Iraq.
12 febbraio
L’Arabia Saudita esporta il jihad in America
Leggere per credere
11 febbraio
Il paese ideale di Girolamo Sirchia
10 febbraio
The Rainbow Union
Bello il nuovo simbolo dell’Ulivo o della Fed o della Gad o come si chiama ora, cioè L’Unione. C’è anche la bandiera della pace. Ottimo, specie quando ai suoi leader capiterà di andare in America e verranno scambiati per il Sindacato degli omosessuali.
10 febbraio
Via i soldati dall’Iraq
Dopo le aperture di Fassino, Rutelli e Marini l’Ulivo fa dietrofront, decide di non ascoltare gli irachenie assume la posizione che piace ad Al Zarqawi e ai nostalgici del regime. Complimenti.
10 febbraio
Una radio radicale televisiva per l’Iraq
Lettera al Cav.
10 febbraio
Il caso Formigoni
10 febbraio
Oil For Migoni
Maurizio Crippa
10 febbraio
Desperate but not lesbian
10 febbraio
Sindrome Socci/2
Ho letto l’articolo di Mario Giordano sul Giornale in favore dell’accordo radicali-Polo e mi è scattato un non so che in favore di un accordo con il centrosinistra.
9 febbraio
Sindrome Socci
Ho letto questo articolo sugli ambientalisti americani che chiedono
alla Apple di studiare un iPod ecologico perché nel 2007 le batterie di 4 milioni e mezzo di iPod moriranno e avranno un alto impatto ambientale e mi è venuta voglia di asfaltare il Lago di Como.
9 febbraio
Iran
36 giorni in galera per aver aperto un blog. E poteva andare molto peggio.
9 febbraio
Mancava solo questo Churchill
9 febbraio
Retromarcia sul ritiro o ritiro della retromarcia?
9 febbraio
“Categoricamente falso”
"Ciò che i media hanno riferito nei giorni scorsi attribuendolo a sua eminenza è categoricamente falso”. Argomento: la sharia nella Costituzione. Così Hamid al-Khafaf, assistente del leader sciita iracheno, Ayatollah Ali al Sistan. Al Sistani – ha chiarito Khafaf – resta convinto del fatto che una costituzione permanente per l’Iraq ”debba rispettare l’identità culturale islamica del popolo iracheno."
9 febbraio
Giustizia, lager e libertà
“L’Europa di oggi non è ‘una e libera’, perché si è liberata dei due grandi totalitarismi, come scrive Frattini, ma anche per l’intervento dell’Armata Rossa: e’ indubbio che il nazismo non sarebbe stato sconfitto senza l’intervento dell’esercito sovietico. La storia della falce e martello in Italia e in molti paesi d’Europa e’ storia di giustizia e liberta’. Ed e’ in nome di questa storia, di cui andiamo orgogliosi”
Marco Rizzo, comunista italiano del centrosinistra
9 febbraio
Il partito dei menagramo
8 febbraio
Un referendum in Iran
Perché nessun paese occidentale lo appoggia?
8 febbraio
La coalizione degli antifascisti
C’è anche Pigi Battista, sul Corriere
7 febbraio
La coalizione dei Tomwolfisti
C’è anche George W. Bush (per quelli che… Bushè ignorante e non legge libri… l’Herald Tribune svela che…)
7 febbraio
Scusi può ripetere?
Oggi nella verbosa intervista di Furio Colombo a Piero Fassino (2 pagine e mezzo), il segretario dei Ds risponde a una domanda sull’Iraq parlando di welfare. (deve esserci stato un incasinamento di impaginazione)
7 febbraio
Improvvisamente America chi?
Degli effetti benefici del voto in Iraq.
Reportage imperdibile di John Burns sul New York Times (qualcuno lo traduca a Fassino)
6 febbraio
Qui c’è uno che recensisce Zucconi
Camillo si ritira.
6 febbraio
Per capire Richard Clarke
La sinistra internazionale s’era innamorata tempo fa di Richard Clarke, solo perché le suonava a Bush. Oggi in un articolo su NYT magazine spiega chi è davvero: è un conservatorone che sostiene come la democrazia non serva contro il terrorismo, perché l’Irlanda ha l’Ira e l’Italia ha avuto le Brigate Rosse.
6 febbraio
Siria, non Iran
Andrew Sullivan spiega che Seymour Hersh non hamai fonti autorevoli e che l’offensiva anti Iran sta tutta nella riuscita dell’operazione irachena: non c’è bomba più potente di avere un governo democratico e non teocratico sciita. Occhi alla Siria, invece. E Wolfowitz oppure Bolton potrebbero diventare ambasciatori americani all’Onu, rinverdendo i fasti dei neocon all’Onu quando a rappresentare gli Stati Uniti c’erano Jeane Kirkpatrick and Daniel Patrick Moynihan (questo per quelli che sostengono che i neocon sono una novità nella politica americana).
6 febbraio
Come il popolo dei fax
Per tre anni abbiamo letto commentatori illuminarci sul sentimento ferito delle “piazze arabe”. Ora le piazze arabe hanno parlato senza mediatori.
6 febbraio
Farhenheit 007
In uno degli articoli più comici mai pubblicati da un giornale italiano, Giampaolo Pioli, corrispondente da New York di Nazione, Giorno e Carlino, scrive che Farhenheit 9/11 è di “Roger Moore”.
Per il resto definisce un conservatorone vecchio stile come Thomas Woods “un giovane docente neocon”, quando è un paleocon contrarissimo alle politiche neocon e collaboratore della rivista di Pat Buchanan, cioè del principale antineocon del pianeta. Secondo Pioli anche Ann Coulter è una neocon. Pioli, poi, scrive che i neocon sono nati negli anni 90, cioè circa trenta anni dopo la data reale di nascita, e per iniziativa di Rumsfeld, Perle, Podhoretz e di “influenti manager” (!?!). E che sarebbero nati in Texas, quando anche le pietre sanno che i neocon sono di Manhattan. Scrive che lo “zoccolo neoconservatore sta al sud”, ma non ha idea di quello che dice. Scrive che le tv americane hanno appoggiato Bush (e a questo crede davvero perché me l’ha detto anche personalmente). Ovviamente non cita il caso di Dan Rather. Scrive che “i neocon sono un’organizzata corrente di pensiero”, ovviamente “già avviata sul viale del tramonto” (Poteva mancarela morte dei neocon?).
Pioli è il presidente dell’associazione dei corrispondenti italiani in America. (L’articolo purtroppo non è online. Mi è stato segnalato da due lettori. E non è la prima volta)
5 febbraio
Non sono fassiniano, sono loro a essere comunisti
5 febbraio
W Ostellino, Panebianco e De Giovanni
Piero Ostellino (che ha usato la cortesia di citare questo), Angelo Panebianco (editoriale del Corriere) e Biagio De Giovanni (Il Riformista) spiegano che le parole di Prodi e Fassino e della sinistra sull’Onu sono un vuoto intercalare, il nuovo “nella misura in cui”.
5 febbraio
L’Espresso si accorge del libro di Sharansky e conferma il suo antiamericanismo
Dopo due mesi e mezzo l’Espresso dà notizia del libro che sta influenzando la politica estera americana, e fin dal titolo, ironizza sul fatto che Bush è talmente ignorante da non averlo letto integralmente. La prova? Bush, svela il settimanale espressones, s’è fermato a pagina 210. Ah, ah, risate. L’imbroglio è evidente. Bush era fermo a pagina 210 a metà novembre, e infatti io l’ho scritto il 18 novembre, cioè al momento dell’incontro con Sharansky. Nel frattempo sono passati due mesi e mezzo. Ma all’Espresso sono fatti così. Del resto pubblicano Bocca e Bin Jelloum.
5 febbraio
Ah, anche l’Economist
In questo numero s’è accorto del libro di Sharansky. L’articolo è tradotto oggi sul Foglio.
5 febbraio
Il suicidio dei Democrats
Spiegato da un iper liberal
4 febbraio
Tutto quello che c’è bisogno di sapere per trasformare l’iPod in uno strumento d’alta fedeltà
4 febbraio
Un espresso
Ma qualcuno ha letto i deliri oggi pubblicati dall’Espresso a firma Giorgio Bocca e Tahar Ben Jelloun?
4 febbraio
Prime conferme e avvisaglie di insabbiamento dello scandalo Oil for food
Il rapporto Volcker sulla malagestione Onu
4 febbraio
Però, le altre cose sul voto iracheno e sui resistenti che hanno votato sono buone.
3 febbraio
Ci risiamo 2/ Pure Fassino
Dopo Prodi, anche Fassino propone ciò che è già in corso e chiede una risoluzione che c’è già:
“SI INSEDI SUBITO IL NUOVO PARLAMENTO. SI FORMI IL NUOVO GOVERNO RAPPRESENTATIVO DI TUTTE LE DIVERSE COMUNITA’. SI OPERI PERCHE’ ANCHE QUEI SETTORI DI POPOLAZIONE SUNNITA CHE HANNO RIFIUTATO LE ELEZIONI SI SENTANO PARTE DELLA NAZIONE IRACHENA E SI ADOTTI UNA COSTITUZIONE”. E QUINDI- DICE IL SEGRETARIO DS- “SI CONVOCHI IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU, E IN QUELLA SEDE SI DECIDA L’AVVIO DEL RITIRO DELLE TRUPPE D’OCCUPAZIONE E LA LORO EVENTUALE SOSTITUZIONE CON UNA FORZA MULTINAZIONALE DI PACE, SOTTO EGIDA ONU”.
Su Prodi si poteva anche pensare che non ne sapesse niente. Ma Fassino?
Che pena. Ma pensa che gli elettori siano scemi?
3 febbraio
Ci risiamo: “Ci vuole l’Onu”
Ma non è che Prodi non sa di che cosa parla?
(E Sandro Viola confonde il NYT con Rep)
3 febbraio
Lo Stato dell’Unione
Il testo del discorso: ahi ahi siria e iran. Sauditi datevi una mossa
3 febbraio
Bussole
Ci sono alcuni commentatori e alcuni politici che andrebbero salvaguardati. Non condivido niente di quello che dicono, ma sono utilissimi quando non ho una posizione ben definita su questo o quell’argomento. In questi casi io mi rivolgo ad Antonio Socci, Giulietto Chiesa, Maurizio Gasparri, Antonio Tabucchi, Massimo Fini, Michele Serra. Leggo con attenzione le loro argomentazioni e mi convinco subito del contrario.
3 febbraio
Una risposta a Ginzberg e Romagnoli
Sul Foglio e su Rep. notano che l’entusiasmo per il voto iracheno somiglia all’entusiasmo per il voto del 1968 in Vietnam. O, magari, al voto in America del 1864?
3 febbraio
Il sessantotto a Portofino
Oggi il Giornale racconta di “Quando il giovane Silvio salvò un uomo”. Sommario: “Nel 1968, a Portofino, il ‘dottor Berlusconi’ riportò a riva un pittore che si era gettato dalla scogliera dopo l’addio della fidanzata”. Pare che il Cav lo abbia “rianimato con una particolare tecnica”. Finale dell’articolo: “… un sessantenne che ha superato quella crisi d’amore grazie a un presidente del consiglio”.
3 febbraio
Mysoul
Reunion per i trenta anni di Happy Days
3 febbraio
Intellettuale di riferimento
Don Verzè.
2 febbraio
Eating (no) Gorgonzola in Gorgonzola
L’austero Christian Science Monitor vola a Gorgonzola ma scopre che lì quel formaggio non lo fanno più.
2 febbraio
The Foglio
The Corner di National Review traduce l’editoriale del
Foglio sulle elezioni irachene. Traduttore Michael Ledeen.
2 febbraio
Un test per Bush
Il regime di Hosni Mubarak ha messo in prigione un dissidente politico che vorrebbe candidarsi contro il rais. La dottrina Bush prevede che l’America stia con lui e non con il dittatore. Che succederà?
2 febbraio
Rep. finalmente scopre il libro di Natan Sharansky
Ve ne avevo mai parlato?
2 febbraio
La coalition of the wrong ora tenta la grande manipolazione
Gli iracheni hanno votato Not In Your Name
2 febbraio
Primi cedimenti
Andrew Sullivan lascia il blog. Per nove mesi. Viaggeràe scriverà un libro.
1 febbraio
Chiude il burraco
Paolo Mieli sospende Weekend. E’ durato meno del Telegiornale di Gigi Vesigna.
1 febbraio
Il malinteso
Gli ideologi non erano i neocon, ma gli esperti e i diplomatici
1 febbraio
Gli ops-inionisti d’Italy, quelli che hanno opinioni smentite dai fatti
La stampa e l’Iraq – Le pagelle.
1 febbraio